XIII

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Con l'inizio della settimana, Hermione si trovò spesso troppo impegnata con lo studio e il suo ruolo di caposcuola per trascorrere del tempo con Ron e i suoi amici. Fece di tutto affinché i suoi "impegni inderogabili" si protrassero per gran parte della settimana stessa.

Per assurdo, avere mille pensieri sull'organizzazione dell'anno scolastico era meglio che affrontare qualsiasi tipo di pensiero sulla situazione che ormai da sette giorni la tormentava.

Si sentiva vile, ma anche leggermente sollevata: preferiva quindi nascondersi dietro mille altre responsabilità.

Harry non aveva dato cenni di preoccupazione come era solito fare, anzi, sembrava anch'egli sollevato dal fatto che ultimamente le loro strade si incrociassero di rado.

Mentre consultava la biblioteca alla ricerca di un libro sulle trasfigurazioni avanzate, vide Malfoy. L'aveva evitato tutta la settimana, anzi, era letteralmente fuggita. Ne era abbastanza intimorita; sentirsi osservata a pozioni, a incantesimi, a colazione, pranzo e cena, nei corridoi, in cortile... Non ne poteva più.

Motivo in più per cui si chiudeva in biblioteca, un luogo spesso anti-Malfoy. Purtroppo però, quel giorno si incrociarono. Cercò di nascondersi nei reparti meno frequentati, tra gli scaffali più ignorati, ma non ci fu verso: lui la seguì.

"Buongiorno Granger." sorrise lui.

"Ciao." disse lei distrattamente, fingendo di consultare un randomico volume.

"Come va?" chiese lui.

"Che ti importa? Vai al dunque." rispose lei, visibilmente indisposta.

"Cerco solo di essere gentile."

"E io cerco solo di essere obiettiva. Cosa vuoi?" rispose a tono.

"Ho notato che ultimamente mi stai evitando: hai forse paura?" chiese lui audacemente.

"Io? Paura!?! Di te??" replicò con enfasi la ragazza. "Tu sei tutto matto."

"Può darsi. Comunque sono venuto a ricordarti che abbiamo un conto in sospeso: sono stato paziente, e ti ho lasciato tutto il tempo per riflettere sulle tue azioni e sul da farsi, ma credo che il tempo sia scaduto."

"Di cosa parli? Tempo di cosa?" disse lei, ridendo ironicamente.

"Il tempo che ti ho lasciato per decidere che cosa fare."

"Io non ho nessun conto in sospeso con te, lo vuoi capire?! Devi lasciarmi stare."

"Forse sei tu che non hai capito bene come funzionano le cose, Granger: io decido, tu esegui."

Lei rimase immobilizzata. Non sapeva più cosa rispondere, mai si era trovata nelle condizioni di farsi ricattare in quel modo. Era sempre stata una ragazza integerrima.

"Non decidi assolutamente nulla, perché non capisci? Ho solo commesso un errore, vuoi davvero rendermi la vita un inferno per questo?"

"Credi che io non sappia cosa vuol dire vivere un inferno per una decisione sbagliata?" rispose lui, quasi frustrato. Per un attimo le sembrò di provare pena nei suoi confronti, in fondo era stata proprio la sua decisione di affidarsi alla persona sbagliata a condurlo alla rovina.

"Questo non ti autorizza a torturarmi in questo modo." rispose dopo qualche pensieroso istante, distogliendo lo sguardo.

"Non voglio mica torturarti, ho solo bisogno che tu mi faccia un favore."

"Non faccio nessun favore ai... A quelli come te." disse lei, senza scomporsi un attimo. Non le interessava nemmeno cosa volesse in cambio, andare a cacciarsi in certe situazione con Malfoy avrebbe solamente peggiorato la situazione.

"D'accordo allora. Non mi lasci altra scelta. Buono studio." la lasciò lì, in piedi tra gli scaffali, spaventata a morte.

Non sapeva cosa fare: gliel'avrebbe detto davvero? O cercava solo di spaventarla come aveva fatto per tutta la settimana? 

Lasciò il libro che aveva afferrato frettolosamente all'arrivo di Malfoy dove l'aveva trovato, e corse dietro di lui.

Si stava dirigendo verso la sala grande, e decise di seguirlo fin dove fosse necessario per cercare di rimediare al disastro che aveva scatenato.

Stava per raggiungerlo, quando lo vide prendere posto accanto ai suoi compagni, al tavolo dei serpeverde. Vinta dal panico e dal suo stesso timore, invertì immediatamente la marcia, non abbastanza velocemente da impedire a Malfoy di scorgere la sua chioma, di sfuggita. Fu allora che la situazione si invertì. Da spavalda cacciatrice, Hermione divenne vile preda, e mentre fuggiva tra i corridoi verso il bagno dei prefetti, Draco la inseguiva, bramosamente. Ultimamente quel gioco lo deliziava parecchio; quello scambio di sguardi, quegli incontri segreti... Era tutto mosso da una reciproca avversione, ma comunque stimolante. 

Era molto solo, e trovare in lei la stessa situazione lo faceva sentire meglio: in fondo non era l'unico escluso. Certo, riconosceva la profonda differenza tra la natura della loro alienazione: la sua era auto inflitta, e non si poteva dire lo stessa della Granger.

Hermione chiuse la porta del bagno dietro di lei, prima di essersi assicurata di non essere stata seguita. Si affacciò alla finestra, dove potè scorgere qualche primo anno alle prese con la sua altrettanto prima lezione di volo. Un piccolo sorriso fece capolino sul suo volto, riportandola a ormai sei anni fa, quando anche lei volò per la prima volta.

Il suo momento di pace fu interrotto dal rumore della porta. Lei si voltò repentinamente.

"Ancora tu, che vuoi?" si lamentò alzando gli occhi al cielo.

"Pensi di potermi ingannare? Sei tu che mi hai seguito." rispose Draco.

"Non è vero!" alzò la voce lei.

Lui la guardò dritta negli occhi: "Non ci avrai mica ripensato?" chiese con un mezzo sorriso.

"Assolutamente no." pronunciò lei incrociando le braccia e girandosi nuovamente verso la finestra.

"Sicura?"

"Sicurissima." disse, per poi tacere.

Qualche istante dopo, quando si voltò per aggiungere che non voleva più essere seguita, lui non c'era più.

Si sedette sul bordo della vasca, pensando a quanto potesse essere stato stupido da parte sua rifiutare la sua proposta per l'ennesima volta. Stava correndo da lui pr cambiare idea, le si presenta l'occasione in un piatto d'argento e, solamente per orgoglio, la rifiuta.

Cosa doveva fare? Rischiare che spifferasse tutto o fare un patto col diavolo?

Interminor // DramioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora