XXII

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"Ciao" disse Draco, sorpreso di vedere Ginny Weasley all'ingresso della sala comune di Serpeverde. Stava uscendo dopo qualche ora di svago, e sembrava che lei lo stesse aspettando da un po', a giudicare dall'espressione aggressiva che prese forma nel suo viso quando lo vide.

Non lo salutò nemmeno, rimase ferma, in piedi, a guardarlo negli occhi con un sopracciglio alzato, mentre lui piano piano faceva lo stesso, confuso dalla sua stessa presenza nei sotterranei.

"Che ci fai qui? Una Grifondoro come te dovrebbe scorrazzare alla luce del sole." disse, dando voce ai suoi pensieri.

"Sono venuta a complimentarmi con te." rispose, incrociando le braccia.

"E per cosa?" chiese, incuriosito.

"Per essere riuscito a prendere in giro Hermione." disse Ginny, sciogliendo l'intreccio che aveva creato poco prima.

"Cosa ti fa pensare che io la stia prendendo in giro?" alzò un sopracciglio.

"Non ha importanza. Ora che hai raggiunto il tuo obiettivo, ti chiedo gentilmente di smetterla con i tuoi sporchi sotterfugi."

"Non so di cosa tu stia parlando." disse Draco, iniziando a camminare altrove.

"Perché non puoi fare questi giochi con qualcuna della tua casa? Non vedi come la stai riducendo?" aggiunse lei, ormai pronta a tutto pur di aiutare la sua amica. 

"Come ti permetti di parlarmi in questo modo? Non sai proprio nulla."

"La conosco abbastanza da capire che c'è sotto il tuo zampino. Se non sei abbastanza furbo da capire che le stai facendo del male, dovrò aiutarti io." pronunciò, tirando il suo braccio per fermarlo, mentre estraeva la sua bacchetta. L'appoggiò proprio sotto il mento di Draco.

"Lasciala stare." continuò, scandendo bene le parole.

Era tipico di Ginny. Il suo altruismo spesso la portava a mettersi nei guai per difendere le persone che amava di più, in molti casi sopravvalutandosi. Draco alzò il mento, guardandola dall'alto in basso: "Cosa ti fa pensare che ascolterò anche solo mezza delle tue insulse parole?"

"Il fatto che ti farei saltare la testa." disse lei, guardandolo dritto negli occhi.

Lui approfittò di quel momento di distrazione per mettere mano alla sua bacchetta, e puntarla allo stesso modo: sul collo di lei.

"Vediamo chi farà più danni..." sussurrò ridendo.

Lei si spaventò parecchio, ma non si allontanò: era molto orgogliosa e sicura di sé stessa. Aveva programmato quella conversazione per giorni, e aveva già deciso che, nel caso in cui lui non avesse collaborato, lei sarebbe ricorsa alla violenza, se necessario.

"Io non mi farei espellere fossi in te." aggiunse di nuovo il biondo.

Lei abbassò lo sguardo per un istante, un po' per il timore, un po' per poter pensare. Aveva ragione: stava mettendo in pericolo il suo stesso futuro.

"Facciamo così." disse lui, spostando la bacchetta dalla posizione minacciosa in cui l'aveva messa: "Io mi dimentico di questo tuo gesto avventato... Né darò fastidio a te o alla tua famiglia... Se te ne vai immediatamente."

Lei rimase in silenzio.

"Non farmi aspettare Weasley, mi stai facendo perdere la pazienza." aggiunse nuovamente, spostando leggermente la testa in modo che la bacchetta della giovane Grifondoro non premesse troppo forte sulla sua gola.

"Non è finita qui." disse lei, prima di andarsene.

Draco andò subito verso la sala grande, dove avrebbe dovuto incontrare Hermione già qualche minuto prima.

Mentre camminava velocemente, pensava a ciò che era appena successo: perché la sua amichetta era andata da lui? Aveva parlato con la Granger? Era forse un misero tentativo di impietosirlo dicendogli che le stava facendo del male?

Lui non stava facendo proprio nulla. Sfruttava solamente una situazione, che il caso aveva generosamente posto sul suo cammino al fine di aiutarlo a trovare finalmente la pace.

Non poteva certamente essere colpa sua se la Granger piangeva sempre. Certo, di sicuro anche lui aveva contribuito, ma i motivi di fondo erano sicuramente diversi. E a lui, francamente, non interessavano. Voleva solo redimersi.

Di quel passo, arrivò alla meta senza nemmeno rendersene conto, i suoi pensieri avevano aleggiato rumorosamente nelle sue meningi, occupando il posto di quelle che erano le usuali preoccupazioni di Draco.

La vide, seduta alla fine del tavolo, all'estremità della panca, probabilmente per evitare eventuali avventori Serpeverde: Hermione Granger sgranocchiava qualche biscotto mentre leggeva un libro.

Gli sembrò assurdo, ma in quel momento si sentì quasi sollevato: il fatto che stesse mangiando e leggendo era un passo avanti. Da quando si erano 'messi assieme' aveva abbandonato tutte le sue vecchie abitudini, non passeggiava nemmeno più in cortile.

Draco le conosceva per via delle innumerevoli volte che l'aveva spiata, cercando di trovare il momento giusto per farla crollare e cadere nella sua trappola.

Eppure in quel momento, capì che le parole di Ginny Weasley avevano avuto un effetto su di lui: non voleva causare altro dolore.

Tutto quello che faceva, lo faceva per dimostrare che non era più la persona orribile di un tempo.

Ma non faceva altro che ricaderci. Hermione aveva ragione, voleva dimostrare a tutti di essere cambiato usando gli stessi mezzi che avrebbe utilizzato un tempo, a scapito di un'altra persona. Capì che, ancora una volta, il suo egoismo era autodistruttivo, e oltre ad averlo allontanato da tutti, l'aveva allontanato anche da sé stesso.

E lì, in piedi all'ingresso del salone, decise che l'avrebbe lasciata sola, almeno per quel pomeriggio. Decise che non avrebbe interrotto la sua lettura, che sembrava addirittura... pacifica, spensierata.

Si voltò, e camminò velocemente verso la sua stanza, nei sotterranei.

Si guardò allo specchio, e non gli piacque quello che vedeva. Vedeva le lacrime di lei scorrere sul suo viso.


*spazio autrice: vi è piaciuto questo capitolo? A me personalmente ha divertito moltissimo scriverlo ed è stato curioso mettersi nei panni di Draco!!! Secondo voi è davvero rimasto egoista come tutti pensano? Oppure credete che possa cambiare?

Lo scopriremo presto, e io non vedo l'ora!!!!

Interminor // DramioneWhere stories live. Discover now