LXXXIX

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"Che ci fai qui?" domandò a Draco con gli occhi fissi sul soffitto. Non le andava di vedere nessuno, tanto meno lui, non dopo la scenetta con Pansy di due giorni prima.

"La vera domanda è: che ci fai ancora vestita?" le sussurrò, spingendola indietro per riuscire a chiudere la porta della sua stanza.

"Vattene" disse lei, girandosi verso la finestra.

"Ah, ho capito, vuoi farti desiderare" disse lui, avvicinando le mani ai suoi fianchi.

"No, Voglio che tu te ne vada dalla mia stanza" incrociò le braccia.

"Che cosa ho fatto adesso?" rise Malfoy, completamente confuso dalla situazione.

"Non ho voglia di litigare con te, vattene per favore."

 "Nemmeno io voglio litigare, in effetti avevo dei piani diversi per questa notte..." diceva lui, toccandole il collo con la mano.

Hermione ingoiò il forte brivido che si estese lungo il suo intero corpo, spostandosi per indicargli la porta.

"Seriamente, che cosa c'è?" domandò Malfoy, confuso dal suo comportamento lunatico.

"Non sapevo che la nostra fosse una relazione aperta" incrociò le braccia la ragazza.

"Non sapevo che avessimo una relazione" ghignò lui, ridendo sotto i baffi.

"Hai capito cosa intendo. Se vuoi farti Pansy Parkinson accomodati pure, ma abbi almeno la decenza di dirmelo, così posso mandarti a fare in culo di persona!" 

Draco scoppiò a ridere, e non rispose per qualche momento: "Non pensavo fossi così gelosa, Granger".

"Non sono affatto gelosa! È una questione di principio!" si lamentava lei, profondamente innervosita dal fatto che non avesse negato.

"Di che principio parli?" indagava lui, divertito dalla situazione.

"Mi fa schifo il pensiero di... andare con una persona che ha incontrato qualcun altro poco prima! Inutile che fingi di non capire."

"Non sto fingendo nulla, secondo me stai esagerando un pochino" continuava a ridere Malfoy.

"Ah sì?! Come reagiresti se scoprissi che sono andata a letto con Nott per tutto questo tempo?" 

Draco non batté ciglio. Forte fu il disagio che sentì dentro di sé alle sue parole, soprattutto perché gli fu impossibile evitare di immaginarsi le mani di quello stronzo sul suo corpo. Con molta fatica, ignorò la cosa: "Non mi importerebbe".

"Ah, è così?" chiese sinceramente, delusa dalla sua reazione.

"Cosa ti aspetti? Che sia geloso? Non me ne frega un cazzo di quello che fai, io voglio solo scoparti" rispose.

Hermione prese un respiro profondo. L'aveva sempre saputo, né si aspettava qualcosa di diverso, ma sentirselo dire in quel modo la fece sentire di sua proprietà. Si sentì come fosse il passatempo di qualcuno, l'ennesimo giochino di Draco Malfoy, e la cosa non le andava per niente.

"Questa cosa che c'è fra noi... O come diavolo vuoi chiamarla, finisce qui" disse, agghiacciata.

"Che cazzo stai dicendo? Non ti sarai offesa perché non ti ho portato un fiore chiedendoti per piacere di darmela?!" 

"Che cazzo dici tu?! Mi stai usando come fossi la tua sgualdrina e pretendi anche che io acconsenta al discorso da troglodita che stai facendo?"

"Beh, scusami tanto, pensavo che fossi d'accordo!"

Hermione non rispose. Per tutto quel tempo si era lasciata mangiare i pensieri dal suo stesso desiderio, ma mai aveva a fondo riflettuto sulla questione. Non si era fatta il suo solito esame di coscienza, non si era rimproverata per essersi concessa alla persona più sbagliata del mondo.

"Sei tu che hai corso troppo, non mi hai nemmeno dato il tempo di pensare" rispose.

"Sai bene che non volevo correre con te, ma non è stato facile quando mi hai supplicato di spogliarti!" Urlò a pochi centimetri dal suo viso, mentre lei lo guardava profondamente offesa dalle sue parole: si era fidata di lui e come da manuale, aveva approfittato del suo attimo di debolezza per umiliarla.

"Non mi importa nulla. Basta che tu te ne vada."

Draco la guardò, senza rispondere. Lei sostenne gli occhi per qualche momento, finché non percepì il bruciore del rimorso nei suoi. Non sapeva cosa le fosse preso, ma il fatto che non avesse negato di avere una relazione con la Parkinson l'aveva innervosita.

Voleva solo che la rassicurasse, che le dicesse che non c'era nessun'altra... Ma in fondo perché ci sperava? Era perfettamente consapevole della sua fama, e si era ferita con le sue stesse mani. Si era divertita a giocare col fuoco, ma in quel momento capiva che si stava ustionando.

(...)

"Cosa indosserai domani sera?" le domandava Ginny. Hermione era troppo distratta a cercare di osservare Malfoy senza farsi beccare, e di evitare lo sguardo di Nott che per tutta la settimana l'aveva inseguita in modo strano. Draco se ne stava sempre con Pansy, e quella stronza sembrava addirittura guardarla a sua volta per sfidarla.

"Hermione?" richiamò la sua attenzione.

"Eh? Sì, sì, in effetti... Hai pienamente ragione" cercò di cavarsela con una risposta di circostanza, ma di fronte al sopracciglio alzato della sua amica, comprese di non aver prestato attenzione ad una sola delle parole di Ginny per tutta la durata della colazione.

"Ti ho chiesto come vuoi vestirti per la festa."

"Ah... Giusto, la festa. Boh."

"Apprezzo molto il tuo entusiasmo" sorrise lei ironicamente.

Hermione non aveva voglia di risponderle. Non aveva nemmeno voglia di andare alla festa.

"Andiamo a comprarci qualcosa!" urlò afferrandole la mano per trascinarla fuori dalla sala grande.

"Ma ho artimanzia la prossima ora! E se non sbaglio, tu dovresti avere un interessante seminario sulle armi da fuoco a babbanologia!" 

"Chissene frega di quella roba, abbiamo una festa a cui pensare" rideva Ginny, continuando a tirarla verso i dormitori.

"No, Ginny no. Ho i M.A.G.O.!"

"Scusa già sentita, ritenti prego."

"Sono caposcuola."

"Ritenti."

"Non posso perdere crediti agli esami!"

"Credi davvero che ti toglieranno le lodi perché per una volta non vai a lezione?" rise l'amica: "Vestiti."

Hermione sospirò, ma pensò che in effetti non sarebbe stata un'oretta quella mattina a rovinarle il futuro. In effetti non le andava di vedere nessuno dei suoi compagni, e fare shopping di nascosto le sembrava leggermente più divertente di un'ora facoltativa di artimanzia.

La seguì ridente lungo un passaggio che le condusse direttamente da Stratchy&Sons, e iniziarono a provare ogni capo del negozio. 

Si vestirono e rivestirono per tutta la mattina, facendo abbinamenti orrendi per il solo scopo di farsi una risata. Imitarono i loro amici vestendosi da uomini, e i professori indossando strani accessori o cappelli stravaganti. 

A fine mattinata galopparono allegramente verso il castello, con qualche galeone in meno ma almeno una decina di borse tra le mani, e l'umore decisamente migliorato.

Hermione aveva dimenticato quanto una giornata con un'amica potesse aiutare a posare in un angolo tutti i problemi, e di come sembrassero meno pesanti mentre se ne stavano sdraiate sul suo letto a ridere come due stupide per cose che non erano nemmeno tanto divertenti.

Eppure, in un angolino della sua anima, riemergeva il ricordo del tocco di Draco. Si era imposta di non pensarci, dato che già in passato la repressione aveva funzionato, ma quella volta sentiva che era diverso. Non doveva reprimere il desiderio di staccargli la testa, piuttosto quello di tornare nel suo letto.

*

Ciao a tutti, scusate il ritardo, ma ho avuto una settimana letteralmente impossibile!!!! Spero che il capitolo vi piaccia, farò del mio meglio per aggiornare presto :))


Interminor // DramioneWhere stories live. Discover now