Sono sempre stati Harry e Louis

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Sono sempre stati Harry e Louis.

Quando ha messo i suoi effetti personali nella valigia ed è partito per Los Angeles, non sapeva come funzionare senza cercare costantemente l'altro. Ha dovuto imparare tutto, persino come tornare a respirare, perché il desiderio per Louis non era più un dolore ma un incessante mancanza di ossigeno.

Fin dal primo giorno, avrebbe voluto chiamarlo, dirgli che era un errore. Voleva tornare a casa perché sentiva che tutto era orribile senza di lui ed Alexander, non voleva vivere una vita dove loro due non erano al suo fianco. Compresi. Tra le sue braccia.

Perché quando sei solo, senza un corpo da stringere, senti tutto e tutto ti trafigge. Tutto arriva prima al cuore. È questa, la teoria, a cui è giunto Harry. Non valeva continuare se le sue braccia erano vuote di Louis.

La verità è che non era pronto a lasciarlo andare, non era pronto ad andare via per quella che, per anni, ha chiamato felicità, ha chiamato casa. Non si sente più vivo. Lasciarlo è stato infernale, voltarsi e cominciare una nuova vita in cui lui non è più contemplato, la scelta più difficile da fare. Ignorarlo, far finta di non aver mai provato quell'amore, la più crudele.

Voleva chiamare Louis per dirgli che era sbagliato, voleva tornare, tutto ciò è insensato senza di lui. Non ne valeva la pena se non poteva raccontargli la sua giornata sul set o chi aveva incontrato, le parti che non aveva imparato come accadeva di ritorno da Manchester. Tutto ciò è inutile se, a fine giornata, non può poggiarsi su di lui e guardare un film insieme.

"Fa troppo caldo a LA!" - è tutto ciò che è stato in grado di dirgli.

Non si aspetta una risposta immediata, deve calcolare il fuso orario, l'accademia, il lavoro in pasticceria ed il tempo con Alexander, Louis è incredibilmente occupato ma si aspetta una risposta ma questa non arriva, mai.

I dubbi ed i rimpianti di Harry, si moltiplicano giorno dopo giorno.

Perché, si chiede, non risponde a nessuno dei suoi messaggi, ai "Come state?", "Stasera Skype?, i "Mi mancate!", ai "Tutto bene, Lou?", alla promessa che, se tutto continua ad andare secondo i piani, sarebbe tornato presto con soldi sufficienti da poter migliorare la loro vita. Gemma compresa. Lo meritano per essergli stato vicino per tutti questi anni, per non aver mai smorzato il suo sogno anche quando tutto sembrava buio.

Il provino, i giorni di riprese, il suo potenziale da attore hanno reso così entusiasta il regista. Lo ha braccato per giorni, settimane, pur di convincerlo a firmare un nuovo contratto con lui: non più un ruolo marginale ma come uno dei protagonisti ed Harry ne ha bisogno. Ha bisogno di quel cachet concordato per realizzare i sogni delle persone a cui vuole bene, per dare loro una ragione per fermarsi e guardarsi intorno. È stanco di vedere sua sorella ed il suo migliore amico distruggersi per così poco quando lui può darli così tanto.

La mancanza di Louis lo accompagna ovunque. L'incessante bisogno di parlare, confrontarsi, con lui si manifesta in ogni momento, risiede nel suo petto, lo ingloba e lo fa suo ma continua a non rispondergli. Nella confusione della città, durante le pause sul lavoro, nel bel mezzo della notte controlla il suo telefono, sperando di trovare sue notizie.

Vorrebbe mandargli foto di ciò che sta facendo, delle finte ferite sul suo corpo, del cibo, di chi ha incontrato, i regali che vorrebbe dare ad Alexander ma decide di non farlo. Due mesi di risposte inesistenti e rifiuti sono bastate ad Harry per fargli capire che è solo. Ha perso Louis.

Il tempo a Los Angeles scorre veloce, fin troppo veloce. I giorni si trasformano in settimane, mesi, anni. Le persone iniziano a riconoscerlo per strada, a scattargli foto di nascosto. Associano il suo nome a quello di molte donne. Le persone riempiono il suo letto e lui non ricorda nemmeno il loro viso. C'è Liam ed il suo voler, a tutti i costi, passare al cinema perché la televisione è diventata un mondo troppo piccolo per il fenomeno Harry Styles.

Non c'è spazio per Louis.

Ha iniziato a credere davvero in quella bugia che si racconta e ripete tutti i giorni. Eppure lo continua a cercare per strada, nelle foto che gli scattano di nascosto. Associa il suo nome solo a quello di Louis ed Alexander, immagina solo il suo volto in quel letto che altri occupano.

Giura di essere felice, mente. Ha successo, dannazione, ha tutto quello che ha sempre sognato e molto di più eppure non si sente completo. Al posto giusto. La solitudine prende posto nel suo stomaco, si radica in ogni fibra del suo essere. Non ricorda più, un momento in cui si è sentito bene: impara ad accettare il suo sentirsi costantemente solo.

Non ha più notizie di Louis: parla raramente con Gemma e solo di formalità e soldi, non ha avuto il coraggio di chiedere di lui. Ha smesso di avere contatti con le persone della sua città natale, ora lo contattano solo per favori ed altri soldi, raccontano storie ai giornalisti che chiedono della sua vita passata. Niall lo odia per il male che ha fatto alle persone che lui più ama e Dominic sembra sempre non avere informazioni sufficienti, non può comprare un silenzio che qualcun altro gli ha chiesto di mantenere. I social media, uno schermo telefonico, sono l'unico mezzo dove può ancora vedere i suoi occhi azzurri ed assistere alla crescita di Alexander.

Non mette mi piace a nessuna di quelle foto, non vuole fargli sapere che continua a vederlo andare avanti con la sua vita ed a soffrire di ciò, non gli darà questa soddisfazione. Non ha più il cuore ma, almeno, un po' di orgoglio c'è ancora. Si rende conto che non c'è spazio per lui, nei passi che Louis sta compiendo. È una strada che si è lasciato alle spalle, un bivio che non ha scelto.

Quando vince il suo primo Golden Globe, è sopraffatto. È qualcosa fuori dalla sua portata, non ha mai pensato di arrivare così lontano: era solo un ragazzo infelice di un piccolo paese del Nord. Quando cammina verso il palco, con un sorriso commosso sul volto, decide di voler ringraziare le persone che hanno creduto in lui, spera solo che lo stiano vedendo.

È il momento giusto per rendere fede a quella promessa giovanile fatta in una macchina, di ritorno da Manchester. Quando sale i tre gradini ed afferra la statuetta dorata, capisce che quel premio deve dedicarlo a Louis.

Non gli interessa se il ragazzo non vuole avere nulla a che fare con lui, se lo ha rifiutato e fatto a pezzi con il suo silenzio, quel premio è suo. Non lo incolpa per questo, per la miseria che sente dentro di lui, è stata una sua scelta andarsene.

Dopo essere sceso dal palco, afferra il suo telefono e digita un "Mi manchi" a Louis. È stupido farlo, ha smesso di scrivergli circa quattro anni prima ed è per questo che rimette il cellulare nella tasca interna del suo vestito di Gucci e cerca di non pensare più a Louis ed alla sua mancanza.

Ma non funziona: si rassegna ad essere solo, a vivere una vita senza di lui.

La teoria delle braccia vuote || Larry StylinsonWhere stories live. Discover now