Capitolo 3 Mr. Hatrow

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Il teatro, fra tutte le attività della stagione, era senza dubbio quella che Rose preferiva.
Non solo perché le sue abilità danzanti non erano messe alla prova, ma anche perché i teatri a Londra offrivano sempre spettacoli che, a casa sua in Bretagna, non avrebbe neanche potuto immaginare.
Quella sera in programma vi era il Figarò, al quale lei aveva già avuto occasione di assistere a Parigi l'anno prima, con i suoi genitori, ma non di meno era entusiasta alla prospettiva di poter confrontare le due versioni nella sua testa.
Leslie e Ginevra, che condividevano il suo amore per quelle occasioni, preferendo situazioni sociali più coinvolgenti, erano meno entusiaste, e in casa vi era stata solo una tiepida trepidazione, rispetto al primo ballo a casa degli Andrews.
Nonostante questo, quando entrarono nel foyer, scintillante e pieno di tutta la Londra più elegante, anche loro rimasero senza fiato.
Tutto il foyer era delimitato da colonne, il marmo liscio e ben levigato, su cui era appoggiato il cornicione stuccato.
Appena oltre il soffitto decorato in stile classico, con quelle che da una breve occhiata potevano sembrare vicende mitologiche, uomini e donne vestite con lunghi vestiti panneggiati bianchi e paesaggi campestri.
Ma Rose non ebbe molto tempo per studiarle, trascinata dalle cugine oltre le pesanti porte orlate d'oro che portavano al corpo centrale del teatro.
Mr. Duvette, con la moglie al braccio, le condusse, seppure fermandosi ogni dieci passi per salutare qualche vecchia conoscenza, ai loro posti, in un palco al primo ordine, laterale ma non tanto da minare la visuale del palco.
Rose, sfruttando la distrazione delle sue cugine, riuscì a guadagnarsi la prima fila di sedie del palco, sporgendosi dalla balaustra in una maniera che fece inorridire sua nonna, che la riportò all'ordine con un sibilo terrificante, che avrebbe avuto il potere di mettere in fuga anche il più valoroso dei loro soldati.
Il teatro era meraviglioso, con la cupola ricca di stucchi bianchi e dorati, e il rosso cupo delle tende. Agli ordini superiori le persone si muovevano nei loro palchi, una marea di vestiti colorati e scintillanti, e la gente che si stava in quel momento affollando nel loggione dalla loro prospettiva sembravano tante piccole formiche.
- Le tende si muovono, guarda! – fece Ginevra, apparsa al suo fianco alla balaustra, indicandole il palco, dove, dietro le tende, era possibile spiare i movimenti degli addetti ai lavori.
- Probabilmente stanno finendo di sistemare la scena -
Quando aveva visto il Figarò a Parigi, l'anno prima, la scena non era mai stata cambiata, ma attraverso una meravigliosa opera d'ingegno, montata su una pedana rotante, che, muovendosi, mostrava diversi ambienti.
Un trucco meraviglioso che suo padre sosteneva fosse tutto italiano, e che i francesi avessero solo preso in prestito: Rose non sapeva se crederci o meno, vista l'indiscussa parzialità di suo padre nei confronti dell'Italia, paese che amava molto e in cui era stato innumerevoli volte.
- Non è un po' tardi? Lo spettacolo dovrebbe iniziare fra meno di un quarto d'ora -
Rose scrollò le spalle, il suo sguardo catturato da un nuovo movimento in platea, fra una signora ingioiellata e l'altra.
- L'arte non è una scienza precisa. Quello non è Mr. Mulligan? -
Nonostante lei avesse evitato di puntare il dito in quella direzione, per discrezione, Ginevra non fu dello stesso avviso, sporgendosi ancora di più dalla balaustra e indicandolo con una certa veemenza.
- Sì, è lui, Mr. Mulligan! -
Leslie, inevitabilmente, captato il nome del suo spasimante, si unì a loro e, con più eleganza della sorella, iniziò a seguirlo con lo sguardo.
Dovevano essere un bello spettacolo, tutte e tre affacciate al loro palco come tre pescivendole, gli occhi puntati sul giovanotto.
Rose era abbastanza sicura che gli occhi che avvertiva sulla nuca fossero quelli, probabilmente infuriati, di sua nonna, imbarazzata dalla loro apparente mancanza di discrezione.
- Quello accanto a lui dev'essere Mr. Hatrow – mormorò Leslie, coprendosi la bocca con il ventaglio, ma senza distogliere lo sguardo dalla sua preda.
Mr. Hatrow, se era lui il compagno con cui Mr. Mulligan stava attraversando la platea in quel momento, era un uomo alto, che superava di quasi due spanne Mr. Mulligan, in completo scuro e con una massa di capelli ricci in testa.
- Che uomo lugubre -
Rose si lasciò sfuggire un sorriso a mezza bocca alle parole della cugina più grande, prima di tornare a guardare i due uomini.
- Magari compenserà con un carattere brillante. Se giudichi gli uomini dalla copertina non troverai mai un degno partito, cuginetta – la canzonò allora, imitando il tono di voce di sua zia, e scoppiando a ridere quando Ginevra si esibì in una smorfia contrariata.
- Oh, non potrei sopportare di vivere con una persona funerea, quando io sono un tale fuoco d'artificio! - disse, sistemandosi un ciuffo di capelli dietro le orecchie e alzando gli occhi al cielo.
La loro situazione non migliorò molto nel momento in cui Mr. Mulligan, probabilmente sentendosi osservato, si voltò verso di loro.
Rose e Ginevra stavano ancora ridendo, quando Leslie si voltò con velocemente, sibilando di guardare da qualche altra parte, per l'amore del cielo.
Evidentemente il suo escamotage non riuscì e Mr. Mulligan doveva averle colte a fissarlo, perché le salutò con la mano, seppure con fare entusiasta, facendo diventare Leslie di tutti i colori, prima di ricambiare con un dignitoso cenno della testa.
- Vi detesto – mormorò, sempre nascosta dietro il ventaglio, prima di sedersi al suo posto, una fila dietro di loro.
Ginevra le rivolse una smorfia dispettosa, prima di prendere anche lei posto.
- Almeno ci ha visto. Ringraziaci fra all'intervallo, quando verrà a porgerti i suoi più cari saluti –

Stagione ad Hatfield HouseOù les histoires vivent. Découvrez maintenant