Capitolo 6 Gli chaperons

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Il primo a presentarsi all'uscio di Hatfield House, meno di un paio di giorni dopo il matrimonio degli Hill, fu Mr. Mulligan.
Il giorno prima aveva inviato una lettera, annunciando le sue attenzioni, e Rose dubitava fortemente che il giovane avesse aspettato più di un'ora dal momento in cui gli doveva essere stata recapitata la lettera di Leslie.
Rose era impegnata a decifrare una lettera che le aveva inviato suo padre, nella sua terribile scrittura: non era di certo un mistero del perché preferisse le lettere scritte da sua madre, con la sua grafia tondeggiante e comprensibile.
Suo fratello era tornato qualche giorno a casa, la salutava con affetto, ma non era sembrato ai suoi genitori particolarmente entusiasta della vita nell'esercito.
Fortunatamente aveva ancora tempo per cambiare idea prima che fosse troppo tardi.
Le due ragazze ebbero appena il tempo ad infilarsi guanti e cappelli, nel momento in cui il ragazzo fu annunciato nel loro ingresso, per il loro giro in carrozza.
Rose scelse il più insignificante dei suoi copricapi, sperando vivamente di riuscire a ben mimetizzarsi con la tappezzeria della carrozza, desiderosa di non intromettersi troppo fra i suoi due compagni.
Fu con sua grande sorpresa che, scese nell'ingresso aspettandosi di trovare solo Mr. Mulligan, in compagnia di Mr. Duvette, che vide Mr. Hatrow, nei suoi soliti abiti scuri, con loro.
- Signorine – fece Mr. Mulligan non appena le vide, esibendosi in un inchino più profondo del solito, rivolto prevalentemente in direzione di Leslie.
- Misses – gli fece eco Mr. Hatrow, dall'uscio.
Mr. Duvette le guardò divertito, prima di far loro cenno di andare.
- Vi lascio in buone mani, spero. Non lasciate che un vecchio come me vi trattenga -
Rose, fece per poggiargli una mano sulla giacca.
- Oh nonno, non dire così... - aveva appena iniziato a dire, vagamente divertita, prima che Leslie la tirasse per un braccio, verso la porta.
- A dopo, nonno! –

La giornata era mite a sufficienza perché Mr. Mulligan facesse uscire dalle stalle la carrozza scoperta, e così Rose si era trovata accanto a Mr. Hatrow, mentre di fronte a loro i due ragazzi più giovani parlavano, Mr. Mulligan concitato, Leslie più composta, con lo sguardo volto verso la casa, come per accertarsi che i loro nonni e Ginevra non fossero alla finestra, a spiarli.
Entrambi sembravano in confidenza abbastanza con i loro accompagnatori da non ritenere di includerli nella loro conversazione.
Rose così decise di adeguarsi al silenzio del suo vicino di seduta, e iniziò a guardare le strade che stavano percorrendo, giocando distratta con i suoi guanti, che le andavano un po' stretti.
Doveva aver preso quelli di Ginevra per errore, e facevano avanzare un po' di stoffa fra le dita.
Le sue cugine, come d'altronde la maggior parte delle signorine della loro età, erano più minute di lei, che soffriva dell'eredità di suo padre, che riusciva a non sembrare minuto neanche con gli uomini scandinavi con cui faceva affari.
La differenza di misura, accompagnata da una certa corpulenza, nonostante le avesse causato più di qualche problema, dal trovare scarpette adeguate al fatto che una buona parte dei gentiluomini erano di solito appena più bassi di lei, le aveva anche regalato la possibilità di non dover mai sistemare gli orli delle sue gonne.
- Siamo vicini a quel momento dell'anno in cui Londra diventa particolarmente bella, non trova Miss? -
Rose si voltò con grazia in direzione del suo interlocutore, all'improvviso apparentemente volenteroso di fare conversazione.
- Non saprei, sono sempre stata a Londra soltanto durante il periodo natalizio, o per brevi soggiorni estivi -
- Oh, pensavo foste vissuta a Londra, con i signori Duvette –
Rose scosse la testa, sentendo distintamente un ciuffo di capelli scivolarle sul collo a quel movimento.
Doveva aver mancato di fissare per bene con le forcine la sua acconciatura, nella fretta di uscire di casa.
- No, ho soltanto fatto visita ai miei nonni di tanto in tanto, più spesso nello ...Shire che qui. Per il resto sono nata a Leeds, ma sono cresciuta ad Edimburgo e negli ultimi anni, con i miei genitori, ci siamo trasferiti a Saint Malò – disse, scuotendo una mano come fosse poca cosa.
In realtà sapeva di essere fortunata, ad aver vissuto in così tanti luoghi diversi, durante la sua vita.
Avrebbe sempre ricordato gli anni in collegio ad Edimburgo con particolare affetto, visto che le sue compagne erano fra i pochi legami che, nella sua vita nomade, era riuscita a stabilire.
- Vive in Francia? -
Rose annuì, rendendosi conto di star solo rispondendo alle domande dell'uomo, come in un interrogatorio.
- Sì, ormai da quasi quattro anni. Lei è cresciuto a Londra? -
- Sì, sin dall'infanzia, se non conta l'università ad Oxford – le rispose, mentre la carrozza dava loro appena uno scossone oltrepassando i cancelli del parco – Ho avuto la fortuna di visitare Parigi in più occasioni, ma temo la mia conoscenza della Francia si limiti alla sua capitale -
- Dove le piacerebbe viaggiare in questo momento, Mr. Hatrow? -
L'uomo scrollò le spalle, guardando il giardino intorno a loro, prima di sorridere.
- Ho sempre avuto molto cara l'Italia, anche se non vi sono mai stato – rispose, gli occhi quasi sognanti.
- Oh l'Italia! La capisco perfettamente. Anche io ho sempre desiderato andarci -
Mr. Hatrow si voltò nuovamente nella sua direzione, con aria complice.
- Napoli! -
Rose ricambiò il sorriso, non perdendo un attimo.
- Venezia! Roma e Firenze! -
- Capri, Pisa e Ferrara! -
- E come dimenticare la Sicilia intera, isola meravigliosa! -
Mr. Hatrow la osservò per un lungo momento, prima di sorridere soddisfatto, gli occhi brillanti.
- Miss Griffiths, credo che la nostra conoscenza ci riserverà, senza dubbio, conversazioni affascinanti -

Stagione ad Hatfield HouseWhere stories live. Discover now