17. Crystal Snow

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Il tetto era vuoto.

Taehyung si strinse nel giubbotto, respirando avidamente quell'aria così pura e rara, quella notte che gli sembrava un regalo. Già, perché il cielo era disseminato di stelle, come se a qualcuno fossero fuggite tutte, come se un sacco pieno di luce si fosse rotto, rovesciandosi nel buio. Era bellissimo, e lui spesso non aveva tempo per le cose bellissime.

*

«Kim Taehyung! Cosa è successo? State tutti bene? Chiamo il signor Bang!» ma Taehyung  le mise una mano sulla bocca, soffocando una risata; Bee era il manager più apprensivo che avessero mai avuto, e questo eccesso di premura lo... eccitava. Era dolce ma autoritaria, e quando si agitava la sua voce s'incrinava, disperata. Era un amore senza remore, lei avrebbe fatto davvero qualsiasi cosa per loro.

Taehyung si chiuse la porta alle spalle e la spinse delicatamente contro il muro, la mano sulle sue labbra per evitare che urlasse, o chiamasse effettivamente il signor Bang.

«Shhhh! Bee, non è successo niente» la rassicurò, premendo la fronte contro la sua. I suoi occhi incontrarono quelli di lei, che da spaventati diventavano indagatori.

«Tolgo la mano se mi prometti di non alzare la voce. Siamo circondati» le ricordò, indicando con un cenno le pareti confinanti. Jungkook aveva il sonno pesante, probabilmente non lo avrebbero svegliato nemmeno a cannonate, ma Namjoon doveva essere ancora in piedi, chattava con un'amica.

«Taehyung, devi smetterla di bussare alla mia porta nel cuore della notte» sibilò Bee, risentita, senza scostare il viso da quello del ragazzo, «mi farai venire un infarto» ed era così bella quando si arrabbiava, così vera, che lui non riuscì a trattenersi, la baciò infilandole di prepotenza la lingua in bocca. Sapeva di dentifricio, forse sperava di dormire, ma lui non glielo avrebbe lasciato fare. Bee esitò solo per un attimo prima di cedere. Iniziò a ricambiare piano, timidamente, ma lui era già andato oltre, non avrebbe aspettato: prese a morderle il labbro inferiore, riusciva a scorgere la pelle arrossata nonostante il buio.

«Scusami» mormorò, fingendosi dispiaciuto, «ma soffro d'insonnia».

Era vero, Taehyung spesso non dormiva bene, e prima di incontrare Bee il suo calmante era Jimin, con il suo respiro sommesso, la quiete del suo viso fraterno, riusciva a farlo addormentare. Bee, invece, lo teneva sveglio in un modo che gli creava dipendenza.

«Forse dovresti bere una tisana» suggerì lei, mentre lui riprendeva a baciarla passando dalle labbra al collo, muovendo le mani lungo i suoi fianchi, scivolando sotto alla maglia del pigiama.

«E perdermi tutto questo? Non ci penso proprio».

In un attimo, raggiunsero il letto. Taehyung riusciva a sentire il profumo di lei nelle lenzuola, era bastato poco ad impregnarle, Bee aveva la pelle più buona che avesse mai sentito, ci avrebbe dormito sopra se solo lei glielo avesse lasciato fare.

«Dormo con te stanotte» dichiarò, mettendosi a cavalcioni sopra di lei, supina. Si tirò leggermente indietro per guardarla meglio, timorosa e piccola nella luce della luna. I capelli castani sparpagliati sul cuscino, gli occhi grandi e timidi da cerbiatta. Se la sarebbe mangiata viva.

«Taehyung, devi dormire nella tua stanza, con Namjoon» lo rimproverò, mentre lui le apriva la camincetta del pigiama, facendo saltare un bottone.

«Namjoon dorme benissimo da solo. E poi non mi farebbe riposare, lui e quel maledetto cellulare».

Bee non indossava biancheria superiore. Aveva dimenticato che le donne non dormono in reggiseno, era passato del tempo, e la vista dei suoi seni lo fece trasalire. Non erano grandi, stavano perfettamente nei palmi delle sue mani, ma erano lisci e rosei, con i capezzoli più scuri, come delle ciliegie. Ci mise le mani sopra e lei gemette piano, arrossendo.

About Last NightOù les histoires vivent. Découvrez maintenant