22. I wanna be a lobster

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Al quarto bicchiere di Dom Pérignon, l'aragosta si era lanciata in un ballo sfrenato.

«I wanna be a lobstaaaaar!» gridarono all'unisono, in perfetta sintonia, mentre il corpo senza vita del povero crostaceo si esibiva in una performance memorabile. Ben presto il croccante nuovo idol iniziò ad agitare le chele in modo minaccioso, e i due idioti proruppero in un accesso di risate che fece preoccupare il cameriere.

«Daechwita, daechwita!» cantarono, e Bee fece un primo piano alle sciabolate magistrali che Taehyung stava scrupolosamente ricreando.

«I'm a king, I'm a booooooss!» urlarono, e il feroce primo piatto risorto dal suo letto di morte fatto di insalata mista sferrò un colpo fatale all'obiettivo del cellulare. A quel punto, Bee lasciò cadere il telefono sul tavolo, perché stava per farsela addosso, letteralmente.

«Signor Kim, signore, posso portarvi dell'altro champagne?».

Alla voce innaturalmente professionale del cameriere, i due commensali scoppiarono a ridere più forte. Taehyung riuscì solo a fare un cenno d'assenso con la mano, perché stava lentamente affogando nelle lacrime. Il signor Pak, timoroso, portò via il piatto con i resti dell'aragosta, dileguandosi più in fretta possibile nonostante i mugolii di disapprovazione dei due ospiti.

«Ci ha dato solo un... assaggio della sua carriera» commentò Taehyung, fintamente amareggiato, invocando lo sghignazzante spirito di patata di Jin.

«Cooking like a chef I'm a five star Michelin!» rappò Bee, intonando God's Menu degli Stray Kids. Taehyung sputò il pezzo di kimchi che aveva messo in bocca in attesa della portata successiva, colpendo il manager in un occhio. Allarmato, si sporse oltre il tavolo per aiutarla a togliere la salsa fermentata dalla palpebra, e cazzo quanto avrebbe voluto baciarla. Il cuore rischiava di implodergli nel petto, ma poco gli sarebbe importato. Era maledettamente felice.

«Credi che verremo messi sulla lista nera dopo questa dimostrazione di stile?» domandò Bee, asciugandosi le lacrime con il tovagliolo sporco di sugo, ma Taehyung non la stava ascoltando per davvero. Gli piaceva provare a contare le lentiggini che le costellavano le guance, discrete come il primo giorno di primavera, e immaginare il fruscio delle sue ciglia lunghe e scure come farfalle; scoprire che stava per ridere, o per dire la sua in toni accesi, quando nelle sue guance comparivano due fossette tirabaci. Gli piaceva come le fragole, le passeggiate in campagna, come le foto scattate nei prati sconfinati di Amsterdam. Gli piaceva come la spiaggia di Incheon al mattino quando soffiava il vento, come le muffole e la cioccolata calda d'inverno, come i suoi hyung tutti i giorni della sua vita, come gli occhi di Yeontan dopo una giornata in studio. Lei gli piaceva in un modo che sistemava le cose, raddrizzava le giornate, come la colazione migliore mai mangiata. Era lei, Bee, la tegola mancante; se lo sentiva nelle viscere, nelle punte dei piedi, sul fondo del cuore. E Taehyung aveva paura che finisse, che il loro tempo insieme sarebbe terminato, l'incubo di un contratto in scadenza o il calare del sipario, e che lui sarebbe rimasto ancora una volta sotto ad un tetto con un buco al centro, con il freddo e la pioggia ad inondare la sua casa.

Non voleva sentirsi così, ma ad ogni passo verso il cielo i morsi delle vertigini gli dilaniavano le caviglie.

«Taehyung? Se continui a grattare domani semberò un pirata» chiamò Bee, facendolo rinsavire. Lui si scusò, lanciandosi di testa nel piatto, e per poco non colpì il calice con la fronte. Bee strabuzzò gli occhi, sfilandogli il bicchere da sotto al naso con uno scatto da cecchino, agile nonostante i fiumi di alcol.

«La tua bellissima faccia! Taehyung, fai attenzione! Oh, santissimo cielo» piagnucolò, allarmata. Bee era fatta così, era il suo manager ancor prima di essere una donna a cena con un uomo, l'avrebbe protetto dai pericoli della tavola imbandita con coltelli dalla punta arrotondata, e sperò che non volesse masticargli il filet mignon per sputarglielo in bocca come mamma passera ai suoi uccellini.

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