Capitolo 19

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Si era alzato senza far rumore, lasciando sua moglie nel caldo tepore della lana grezza. Si era vestito e aveva osservato per un'ultima volta il suo riflesso sul vetro della finestra, sperando che quella sarebbe stata l'ultima volta della giornata, ma non della sua vita. La realtà era che questo timore aleggiava nella sua mente, ma cercava di non pensarci e di spostare l'attenzione su quanto sarebbe stato rigoglioso il suo campo una volta tornato.
Perché sì, Claire si sarebbe occupata di tutto e non avrebbe vanificato gli sforzi del marito.
La guardò con occhi dolci, ripensando alle ultime ore passate insieme. La baciò con delicatezza prima sulla fronte, poi sulla guancia e infine sulla bocca. Al contatto con le labbra fredde dell'uomo, Claire aggrinzì la bocca e mosse le palpebre con movimenti leggeri ma, fortunatamente, non si svegliò.
Una volta vestito prese la sua sacca e si diresse in camera di sua figlia, che una volta era abitata anche dalla sua primogenita.
Aprì la porta e si fermò a pensare ad Anthea: non la vedeva da mesi e non gli era stato concesso il privilegio né di salutarla né di informarla della sua imminente partenza. L'angoscia lo pervase e la paura iniziò a concretizzarsi sempre di più. Sentiva un macigno nel suo petto che non gli consentiva di espandere a pieno i suoi polmoni. L'aria stessa era diventata pesante e faceva fatica a farla passare dalle narici.
L'avrebbe rivista? L'avrebbe riabbracciata? Perché non gli era stato concesso neanche il lusso di salutarla?
Erano queste le domande che il suo cuore molle gridava.
Aprì la porta e lasciò che i primi raggi dell'alba illuminassero la stanza. Fece attenzione a non far scricchiolare le assi del pavimento con il suo peso e si avvicinò in punta di piedi al letto di Daisy. Si chinò sul suo capo e rimase qualche secondo a respirare il suo odore.
Aveva ancora addosso quello di sua moglie ma avrebbe voluto imprimere sulla pelle anche quello di sua figlia. Si limitò invece al solo ricordo di quello di Anthea: rosa e mughetto, così lo rammentava.
Baciò anche lei e le bisbigliò qualche promessa alle orecchie che non sapeva se sarebbe stato in grado di mantenere.
Terminato il suo rituale abbandonò il focolare e si incamminò verso il suo destino. Sua moglie e sua figlia si sarebbero svegliate, non lo avrebbero trovato e avrebbero sentito la loro casa un po' più vuota di come la percepivano già da tempo.
Per lui era stato più semplice così, avrebbe evitato di vedere Claire piangere e implorarlo di restare e il suo ultimo ricordo di lei non sarebbe stato quello di una donna afflitta ma il viso della stessa donna che dormiva serena avvolta dal tepore e dal ricordo dei momenti vissuti insieme.
Brighton era una citta scura e umida, identica a come se la ricordava da ragazzo quando aveva accompagnato suo padre a concludere affari di famiglia. Fu sollevato nello scoprire che invece Dieppe era una città prevalentemente soleggiata e che talvolta si trasformava nel bacino di una piacevole brezza marina. La traversata tra l'Inghilterra e la Francia era durata qualche giorno e di certo non avrebbe avuto piacere a ripetere che quel viaggio lo aveva sentito tutto. Il mare burrascoso e le scarse capacità del timoniere avevano messo in subbuglio le sue povere viscere e quelle dei suoi compagni. Mettere piede su terra ferma gli era sembrato dunque un miraggio, non sentiva più il suo corpo sballottolato in qua e in là e il suo stomaco altrettanto ne traeva giovamento. Rimase a Dieppe per qualche giorno, alloggiando in un ostello abbastanza periferico, tra Rue David Miffant e Rue de Thiepval. La sera prima della partenza alla volta di Rochefort chiese alla padrona dell'ostello, una donna grassoccia e dall'animo gentile, se potesse fornirgli un po' di carta e un calamaio. Quando la proprietaria bussò alla porta gli porse più carta di quella che avrebbe voluto ma meno inchiostro di quello che gli sarebbe servito. Per non sembrare troppo pretenzioso, ringraziò la donna e la congedò.
Posizionò il foglio sotto la lanterna e con movimenti lenti e attenti iniziò a scrivere.

Mia cara Claire,
Ti scrivo da Dieppe in cui sono giunto dopo tre giorni di viaggio. Quest'ultimo non è stato facile, avrei bisogno in questo momento di un brodo di gallina caldo, come solo tu lo sai fare, per dare ristoro alle mie interiora. Il comandante Ferguson ci ha comunicato che domani saremo di nuovo in partenza, questa volta diretti a Rochefort. Secondo i miei calcoli dovrebbero volerci tra i tre e i cinque giorni. Spero che la destinazione sia più vicina di quello che mi hanno detto in realtà. Purtroppo devo già abbandonarti, la cera della candela si sta esaurendo e così anche l'inchiostro. Ti scriverò di nuovo appena mi sarà possibile. Nel frattempo vi mando un forte abbraccio, certo che in questo momento mi starete pensando.
Con affetto, Hector.

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