Mai avrei pensato che un giorno mi avrebbe davvero tradita. Facevo ancora fatica a crederci, forse una parte di me non lo avrebbe mai ammesso. Mi ero fidata di quella ragazza cecamente, tanto da confidarle a cuor leggero un segreto che ero convinta non avrebbe mai rivelato.
Mi convinsi che, se era arrivata a quel punto, dovevo esser sempre stata parte di un suo piano: aveva fatto di tutto per conquistare la mia fiducia, mi aveva cercata, difesa, coccolata, fatta sentire importante. Si era impegnata in tutti i modi per far sì che la considerassi un punto di riferimento, una guida quando mi sentivo persa e un porto sicuro se mi sentivo affranta.
E l'affetto che provavo per lei quasi si sentiva umiliato per essere cresciuto così tanto, per esser nato genuino e privo di secondi fini.
Lentamente, mi aveva conquistata e io mi considerai improvvisamente una sciocca per esser rimasta vittima di quella farsa.
Come aveva potuto? Con quale coraggio?
Ma soprattutto, perché lo aveva fatto?«Cosa vi prende?»
Ispezionò il mio colorito pallido, poi si voltò alla ricerca di un bicchiere d'acqua. Credeva non mi sentissi bene.
Decisa a interrompere quella pantomima, la presi violentemente per il braccio e la feci voltare su se stessa; questa mi scrutò meravigliata.
Strinsi i pugni da affondare le unghie nella carne e la infilzai con occhi di fuoco.
«Voi! siete stata voi!» grugnii con la ferocia di un lupo.
Marfa si svincolò dalla mia presa e un'espressione incredula e impaurita si diffuse sul suo volto.
«Anthea, cosa state dicendo?»
Compresi che non aveva ancora capito. Feci il pieno di ossigeno dalle narici e strizzai i neuroni per cercare di mantenere un certo autocontrollo.
«Siete stata voi a dire alla principessa che Amaranta è figlia del principe!»Ingoiò aria e saliva nei polmoni più per la constatazione che avevo fatto che per l'accusa che le avevo appena rivolto.
«Siete fuori di testa per caso?» sibilò schifata.
«Non pensate di poter mentire con me! Voi eravate l'unica del palazzo a conoscere la verità! Ho passato due mesi a cercare di capire chi potesse avercela tanto con me da inferirmi questa pugnalata, per poi venire a scoprire che è stata proprio la persona che consideravo essere la mia migliore amica!»La risposta di Marfa non arrivò subito. Rimase pietrificata all'inizio e, quando provò ad articolare la minima parola, quando intuii stesse per intavolare un tentativo di giustificazione, la interruppi sul nascere, rivomitando su di lei la solita accusa: era stata lei a tradirmi.
A un certo punto la vidi tremare, non di paura, ma di rabbia. Sembrò non riuscire più a contenere tutta la frustrazione che aveva covato fino ad allora come un vulcano, che sente ribollire nelle sue profondità il magma che spinge per uscire e che alla fine erutta quando non c'è più spazio per contenerlo.
«Sì, sono stata io, sono stata io!»Sbarrai gli occhi. Ascoltare quell'ammissione di colpa fu surreale, credevo non sarebbe mai arrivata e così anche quel briciolo di speranza che mi era rimasto venne spazzato via. Non mi capacitai di tutta la collera che si sprigionava dal suo corpo dal momento in cui ero l'unica a potersi considerare parte offesa. Non feci in tempo a ribattere che presto arrivò un'altra ondata tsunamica.
«Credete di essere l'unica a provare amore per un figlio?»Riconobbi quell'espressione: era la stessa che aveva quando la trovavo a piangere sotto le coperte in silenzio, quando passava le notti insonni a disperarsi, quando cercava in tutti i modi di liberarsi di un peso, senza mai riuscirci. Era l'espressione che aveva quando piombava nei momenti bui, in cui io avevo provato a portare un po' di luce, senza tuttavia mai riuscirci.
Quelle parole furono come un terremoto. Il vulcano era, alla fine, esploso.
Fiumi di lacrime le annegarono le guance e la bocca. La fronte lucida di sudore e il sussulto delle sue membra accompagnarono il suo sfogo.
Indietreggiò di un passo, senza mai staccarmi gli occhi di dosso. Si sentiva messa a nudo, arrabbiata con me per averla costretta a quella confessione.
Mi indicò Amaranta con gli occhi pullulanti di sofferenza.
«Mio figlio, mio figlio! Ho fatto tutto per lui! E voi, oh, voi non mi biasimereste se vi trovaste nella mia situazione poiché sono sicura vi comportereste allo stesso modo se solo riusciste a provare una briciola dell'amore che provo io per Oliver!»
La stanza mi girò tutta attorno. Non accennava a fermarsi.
D'un tratto tutti i pezzi del puzzle si ricollegarono l'uno all'altro.
L'orfanotrofio, il bambino sempre visto di spalle, la gioia di cui si vestiva quando lo andava a trovare e la disperazione che si abbatteva su di lei quando se ne separava. E poi il calzino di lana, le sue continue assenze. E Maximilian.
STAI LEGGENDO
Inter Nos
RomanceSommerseth, anno 1757. Anthea Gleannes è una giovane ragazza disposta a tutto pur di prendere in mano le redini del suo destino in un contesto in cui le donne sono le più sfavorite. Accettando un incarico come domestica presso il palazzo dei princ...