Erano trascorsi dieci anni da quel giorno. Il regno aveva goduto di una pace e serenità tale che lo stesso Carlyle aveva potuto concedersi il meritato riposo. Anthea, dal suo canto, si era calata totalmente nelle vesti da principessa, contrariamente alle sue aspettative. Ciò che temeva non si era concretizzato, tutt'altro si era tramutata nella più fidata consigliera del principe, tanto che questi, prima di prendere una qualsiasi decisione che richiedesse il consenso del primo ministro o dell'Assemblea, preferiva chiedere il suo parere, che lei forniva con piacere (e anche con un pizzico d'orgoglio) ma senza mai prendere un ruolo da protagonista nelle scelte.
Tutti a palazzo avevano trovato il loro posto. Sir Jacques, che ormai era un anziano arzillo, non avrebbe ceduto il suo incarico neanche per tutto l'oro del reame. Una volta, forse più brillo che sobrio, aveva confidato ad Anthea che il suo desiderio era quello di esalare il suo ultimo respiro mentre organizzava il banchetto reale per i colletti dell'Assemblea, oppure mentre faceva le selezioni del personale oppure ancora il giorno della successiva cerimonia solenne. Diceva che così infatti sarebbe morto mentre faceva la cosa che gli piaceva di più al mondo. L'amore che provava per il suo mestiere, come anche un po' quello che provava verso il suo ego, lo aveva convinto che doveva ancora nascere colui che lo avrebbe superato nel gestire il palazzo e la servitù. Per il personale che era lì da più tempo il tutto poteva sembrare a volte molto buffo, sebbene nessuno avesse mai esternato questa percezione al povero Théodore, dall'altro canto quell'eccessiva sicurezza in sé finiva per incutere sempre un pizzico di timore nei nuovi assunti, ignari su chi avevano di fronte.
Lydia e Ethelwulf, dopo una prima conoscenza iniziale - che durò ben tre anni - convolarono a nozze nella chiesetta del palazzo. Lydia, dopo aver accettato con entusiasmo la proposta pervenuta dal taglialegna, si era recata subito da Anthea per condividere con lei quella bella notizia. La principessa ovviamente non aveva potuto che accoglierla con estrema gioia e aveva insistito affinché celebrassero il matrimonio nella chiesa in cui lei e suo marito si erano sposati. La giovane Lydia dapprima desistette, temendo che quella chiesa non fosse appropriata per una popolana come lei, ma quando si accorse che l'insistenza della sua vecchia amica di gioventù non sarebbe scemata, acconsentì, consapevole che in fondo anche lei era contenta di quella concessione. Il loro matrimonio venne celebrato in un batter d'occhio, giusto il tempo di condividere la notizia con i loro invitati e organizzare un ricevimento modesto ma pieno d'amore. Non fecero in tempo a infilare l'anello al dito che l'anno successivo la loro coppia venne benedetta dall'arrivo di una splendida bambina dai capelli biondi, che Lydia stessa battezzò con il nome di "Alice", in ricordo del capitolo di gioventù di suo marito.Dopo esser sopravvissuta al lutto della madre, Daisy si era rinchiusa nella tranquillità delle quattro mura che l'avevano vista crescere. Quella perdita aveva scosso entrambe sebbene fossero pronte a quella circostanza, viste le condizioni di salute in cui versava Claire. Trascorse il suo ultimo giorno sulla terra circondata dall'affetto dei suoi cari, distesa su quel materasso divenuto la sua prigione tra i dolori che non le concedevano riposo. Anthea aveva tanto insistito che i suoi figli non vedessero la loro nonna in quelle condizioni: il male le aveva attecchito le ossa, era dimagrita molto e una vecchiaia ingiusta l'aveva investita con irruenza.
Il momento esatto in cui se ne andò aveva il sorriso sul volto e questa fu l'unica consolazione che asciugò le lacrime di chi era lì attorno a lei. Negli anni che seguirono Daisy si rinchiuse in un silenzio tombale e solo da poco aveva preso a far visita a sua sorella con più frequenza, esclusivamente perché Anthea e Carlyle stesso avevano insistito tanto. Non si era sposata e non credeva sarebbe mai successo. In quella sua condizione aveva tuttavia trovato il suo appagamento: viveva per i suoi nipoti, desiderava trascorrere del tempo con loro e amava il fatto che questi avessero trovato in lei una confidente.
Anche i due ragazzi erano cresciuti. Anthea per questo provava una grande nostalgia. Le notti trascorse con l'orecchio sopra il loro torace, in un sottofondo di pioggia, ad ascoltare i loro piccoli cuoricini battere all'impazzata cadenzati dal loro calmo respiro, erano solo che un lontano ricordo. Amaranta era diventata una bellissima adolescente, con i capelli folti e corvini, la bocca rossa e carnosa, gli occhi di un verde smagliante e tante lentiggini a impreziosire un volto già di per sé perfetto. Insieme alla bellezza della crescita erano sopraggiunte anche le prime crisi adolescenziali: talvolta disobbediva agli ordini, usciva da palazzo nell'ora più tarda della notte per concedersi del tempo in solitudine all'ombra della luna e per quanto i suoi genitori si impegnassero a riportarla sempre in riga, a volte con le buone, altre con qualche rimprovero in più, sapevano che si trattava di un momento passeggero. Era diventata una piccola donna testarda ma risoluta e sicura di sé. Suo padre si era assicurato che fosse seguita dai migliori insegnanti: conosceva il latino e il greco, amava la matematica e le scienze ma non poteva dirsi lo stesso per il francese, sebbene lo parlasse come un'autoctona. Quando sua madre la guardava si meravigliava di quanto potesse essere cresciuta in fretta. Le sembrava fosse passato un frammento di tempo impercettibile da quando aveva scoperto improvvisamente di aspettarla. Non era trascorso molto tempo da quando le avevano rivelato che nel giro di qualche anno si sarebbe sposata. Era stato suo padre a darle quella notizia. Era un giorno come un altro quando l'aveva chiamata in biblioteca e l'aveva fatta sedere di fronte a lui. Dopo poco era entrata anche sua madre, visibilmente tesa. Dapprima Amaranta si spaventò, temeva che fosse successo qualcosa di grave o che i suoi genitori dovessero rimproverarla per qualcosa che aveva fatto ma di cui non ricordava nulla. E dunque la rivelazione avvenne e la ragazzina scoprì che l'anno successivo, o al massimo due anni dopo, avrebbe preso in moglie il duca di Holstein di Danimarca, una delle figure più importanti e vicine al re. Amaranta non si lasciò scuotere da quella notizia, forse era anche troppo giovane per prenderne subito consapevolezza. Dai racconti di suo padre era qualcosa che prima o poi si sarebbe anche aspettato. Sapeva infatti che molte figlie di reali avevano subito lo stesso destino, l'unica cosa che sperava era che fosse un uomo che l'avrebbe rispettata, di cui magari un giorno si sarebbe anche innamorata. Di certo non voleva che fosse un uomo troppo vecchio ed esternò questa paura a suo padre. Per quello il principe la rassicurò con parole d'affetto, dicendole che era un uomo sicuramente più grande di lei ma non così tanto da dare l'impressione che fosse sua figlia.
Anthea si meravigliò della reazione di quella bambina ancora in fasce e, per quanto apprezzasse che avesse accettato il suo destino in quanto figlia della Corona, al solo pensiero di non avere più con sé la sua bambina le venivano i giramenti di testa.
Suo fratello Eleys in alcuni aspetti non assomigliava a sua sorella. Era un ragazzetto alto, biondo e robusto, ancora nelle prime fasi della crescita. Era taciturno, riflessivo, un po' timido ma molto intelligente. Era una di quelle persone che non avrebbe parlato solo per il gusto di farlo ma che se doveva esprimere il suo parere lo avrebbe fatto, con poche parole ma incisive e dirette al bersaglio. Se sua madre era molto gelosa di lui, come del resto tutte le madri verso i figli maschi, suo padre lo spronava a conoscere il mondo in tutte le sue forme. Avevano stretto un legame molto forte. Caratterialmente erano molto simili. Carlyle lo aveva introdotto alla caccia, al galoppo e a tutte le arti che un giorno gli sarebbero servite per governare il suo regno. Anche se ancora piccolo desiderava che suo figlio fosse consapevole delle responsabilità che gli sarebbero spettate un giorno. Avrebbe dovuto guidare un popolo, amministrare un nazione e indossare la corona che veniva tramandata di generazione in generazione.Quello di Carlyle e Anthea si era rivelato essere da subito un matrimonio felice e pochi furono i compromessi per cui dovettero scendere a patti, perché di fatti si trovarono sempre d'accordo su tutto.
Nella domenica del loro undicesimo anniversario di nozze la famiglia Kynaston decise di concedersi una gita fuori porta. Furono preparate le carrozze e sellati i cavalli di buon mattino e le cucine si assicurarono che tutti avessero di che mangiare per il pranzo, forse esagerando anche con le quantità. Partirono alla volta del fiume Layton, diretti verso la foce, perché si trattava di un posto poco battuto in cui trovare la tranquillità della quale andavano in cerca. Una volta giunti stesero un lenzuolo in terra e si sdraiarono al sole per riposare. Carlyle non si fece sfuggire l'occasione e quando i ragazzi si furono allontanati abbastanza per non udire ne approfittò di quel momento per convincere sua moglie ad assecondare la richiesta che le ripeteva ormai all'incirca da un anno: voleva un altro figlio.
Anthea aveva da poco superato la trentina ed era ancora giovane e in salute per affrontare un'altra gravidanza, tuttavia all'inizio aveva desistito. Temeva che fosse trascorso troppo tempo da quella di Eleys e che i suoi figli avrebbero avuto tra di loro troppi anni di differenza. Forse aveva anche un po' di timore a programmare qualcosa che per le sue esperienze passate era solo capitato. Carlyle invece desiderava un altro figlio ardentemente, non per assicurarsi un erede, per quello c'era già Eleys, ma per puro desiderio paterno e perché sentiva che nei suoi oltre quaranta anni di età aveva ancora lo spirito per accogliere un bambino.
Non sapeva ancora che Anthea si era convinta e che si vedeva già con un neonato tra le braccia per la Pasqua. Era un qualcosa che forse gli avrebbe confidato quella sera stessa.
«Dovremmo rientrare, si è fatto tardi!» esclamò Anthea d'un tratto come risvegliatasi da un sogno.
«Tardi? Avete fretta, amore mio? C'è qualche impegno a palazzo che richiede la vostra presenza di cui forse non sono a conoscenza?» la principessa aggrottò le sopracciglia e fece no con la testa.
«Allora stendetevi di nuovo vicino a me, sentite come si sta bene.» e così Carlyle la prese per mano ed entrambe si sdraiarono al sole, uno vicino all'altra, ripensando agli anni trascorsi assieme e desiderosi di scoprire ciò che la vita gli avrebbe riservato.
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Inter Nos
RomanceSommerseth, anno 1757. Anthea Gleannes è una giovane ragazza disposta a tutto pur di prendere in mano le redini del suo destino in un contesto in cui le donne sono le più sfavorite. Accettando un incarico come domestica presso il palazzo dei princ...