25.

1K 86 52
                                    

Devo colpire perché la vita è così, per buttarla al tappeto o esci dal tuo spazio e rischi o prendi un colpo dietro l'altro.
Perdi il fiato e l'orientamento, perché la vita magari non ti stende dritta con un gancio sul muso, ma ti stanca con colpi regolari e precisi e senza sapere cosa è successo ti ritrovi a terra quando eri convinto di poter stare in piedi.

Dicembre ormai era alle porte e stavamo incominciando ad addobbare l'intera villa con lucine colorate e tante altre cose.
"Preparatevi per le feste che ci saranno." disse Denver finendo di mettere le palline nell'albero e scossi la testa divertita non vedendo l'ora di fare una pausa dato che eravamo letteralmente stremati dai colpi che stavamo facendo.
Notai Zulema raggiungerci e la squadrai dalla testa ai piedi e più passava il tempo, più diventava ancora più bella.
"Raggiungetemi in aula non appena finite, dobbiamo parlare." disse guardandoci velocemente e si focalizzò in particolare su di me, distolsi lo sguardo e continuai a fare quello che stavo facendo.
Nessuno aveva più parlato di ciò che ci eravamo dette perché ormai regnava la paura, il mio scorpione era estremamente nervosa e faceva ancora più inquietudine.
"Non ci credo ancora che ci sei andata a letto, sei fuori di testa Maca." sussurrò Denver ad un certo punto e lo guardai male, sistemandomi la felpa.
"Non ne voglio parlare, per me è un capitolo chiuso." dissi mentendo spudoratamente, la verità era che non riuscivo a smettere di pensarci.
Proprio per niente.
"Okay andiamo, non voglio morire." disse Berlino facendomi un cenno e camminai al suo fianco nel mentre che prendevamo posto, Zulema era appoggiata nella scrivania con una sigaretta tra le labbra e boccheggiai leggermente notando quanto fosse bella.
Mi sedetti nel mio solito posto e incrociai le gambe guardandola attentamente.
Il suo sguardo si posò su di me e fece uscire lentamente il fumo dalle labbra, sembravamo ritornate al punto di partenza e questa cosa mi urtava da morire perché sapevamo entrambe che qualcosa si era smosso dentro di noi.
Saray guardò i nostri sguardi penetranti e sorrise divertita scuotendo la testa, il mio scorpione si voltò nella sua direzione e le fece un cenno sussurrandole qualcosa.
La gitana rise dandole una pacca sulla spalla e strinsi i pugni dal nervoso cercando di rimanere neutrale.
Dopo quella conversazione non ci eravamo parlate e onestamente non abbassavo mai la guardia perché ero terrorizzata che potesse vendicarsi, ma non aveva smosso assolutamente nulla.
"Okay incominciamo!" disse Zulema toccandosi i capelli e la frangia le incorniciava perfettamente il viso, risaltando ancora di più i suoi lineamenti arabi.
"Andiamo a caccia di una ragione per essere, e non ne troviamo mai una sufficiente, abbiamo paura che la nostra esistenza non sia giustificata e pur di non subire il dolore dell'assenza di quella ragione, decidiamo di non essere." incominciò guardandoci attentamente e rimasi incantata come al solito dalle sue parole ed era pura filosofia la sua, riusciva a far incastrare la vita e il pericolo in un modo impeccabile.
"Essere richiede molto coraggio e troppa libertà, non essere è più comodo perché l'unica ragione per essere non è una ragione, ma è una scelta ovvero amare di più." concluse guardandomi attentamente negli occhi non appena pronunciò le ultime parole.
"Secondo voi come possiamo vederci per davvero?" ci domandò appoggiandosi nuovamente nella scrivania e giocherellò con l'anello al dito, aspettando che qualcuno parlasse.
Tutti pendevano letteralmente dalle sue labbra e decisi di mettere da parte l'orgoglio aprendo bocca dopo alcuni minuti di totale silenzio.
"Le immagini ci dicono ogni istante come dobbiamo essere, che cosa dobbiamo fare e pensare. Invece l'immaginazione ti fa vedere quello che manca alle cose per diventare più belle." dissi facendola sussultare leggermente dalle mie parole ma riassunse il suo atteggiamento strafottente, c'era ancora molta tensione tra di noi e si percepiva eccome.
"Ti affidi mai al tempo, bionda?" mi domandò cauta e annuii.
"Tempo e temporalità sono due cose diverse, ma simili. La temporalità è una qualità che hanno tutte le cose se sai guardarle nel modo giusto, prima o poi si consumano, si esauriscono e finiscono. Il tempo invece è la loro fibra e non possiamo togliere il tempo alle cose anche se proviamo continuamente a controllarle con tutta la nostra forza. Ma per quanto ci sforziamo, è tutto inutile: facciamo solo violenza alla vita e sta a noi decidere se trattenerle." disse guardandomi dritta negli occhi e tremai dal suo tono di voce così profondo e tagliente, mi era entrata dentro nell'anima e mi aveva sconvolto.
Distolsi lo sguardo dal suo a fatica e l'ascoltai nel mentre che rispondeva alle domande che le facevano gli altri.
"A volte è più facile aggrapparsi a un dolore sicuro che rischiare una felicità ignota, non riusciamo mai ad afferrare la luce o la felicità che speravamo di trovarci." la sentii dire rispondendo a Berlino e decisi di intervenire un'altra volta.
"Non ci sono solo cose che fanno male al corpo, ne esistono di ben peggiori e sono quelle che fanno all'anima, non possiamo scappare." dissi con un tono tagliente e serrò la mascella notando che mi stavo riferendo a lei, a come mi aveva fatto soffrire lasciandomi in quel letto inerme senza darmi nessun tipo di spiegazione.
"Ecco perché ognuno di voi deve imparare a dare il giusto peso alle cose sennò sarete fottuti da chiunque, a meno che non siete abbastanza superficiali da fregarvene come me." disse guardandomi, perforandomi il cuore in due, ecco la sua vendetta: distruggermi a parole perché faceva più effetto.
Le parole feriscono più dei fatti, sempre.
Serrai la mascella alzandomi di scatto e uscii fuori dall'aula, con passo veloce.
Zulema mi lasciò andare senza dire una parola ed era proprio questo quello che voleva, farmi arrabbiare per suscitare in me una reazione e ci era riuscita.
Otteneva tutto quello che voleva.

escapeWhere stories live. Discover now