Capitolo quarantanove.

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Iniziai ad agitarmi. Mi avvicinai con passi veloci a Jade e Bethany. "Ragazze, mi ha chiamato Nash e ha detto che devo assolutamente andare a casa perché è successa una cosa. Posso andare?" dissi velocemente, gesticolando con le mani.

Quando ero nervosa lo facevo sempre. "Sì, certo. Ci facciamo accompagnare da qualcuno, vai", rispose Bethany comprensiva.

Diedi un bacio sulla guancia a tutt'e tre e velocemente andai al parcheggio della scuola. Entrai in macchina e mi avviai verso casa. Non facevo altro che pensare a cosa possa essere accaduto.
Forse sapevo, forse avevo capito cosa fosse successo.

In breve tempo arrivai a casa, scendendo velocemente dalla macchina. Non feci in tempo a bussare che Nash aprì la porta. "Cosa succede?" gli chiesi.

Lui si spostò da un lato e vidi i miei genitori. No, non è possibile.
"Che ci fate voi qua?" domandai, incrociando le braccia al petto.
"Com'è andata la vacanza?" disse mia madre, con voce dolce.
"Smettila di fingere che ti importi davvero. Quindi, cosa volete?" risposi, con tono arrabbiato.

Vidi mio padre alzarsi velocemente e prese parola. "Volevamo solo avvertirti che non inizierai il college, andremo via subito dopo il diploma", disse.

Non posso crederci. "Che cosa? Manca meno di un mese al diploma! E io devo andare al college, l'ho promesso a Jade! E a scuola sto migliorando", risposi gridando.
"Non mi interessa. Abbiamo già comprato i biglietti e poi ce ne andremo. E non conta migliorare a scuola, adesso. Ora conta il tuo comportamento che è diventato veramente negativo. Ci vediamo tra un mese", concluse uscendo insieme alla mamma di casa.

Mi girai verso Nash e lo abbracciai, iniziando a piangere. "A loro non importa niente di me", dissi tra le lacrime "ecco perché mi hanno mandata qui, non mi volevano tra i piedi, hanno organizzato tutto questo da molto tempo, ne sono sicura", continuai abbracciando più forte Nash.

Nash mi accarezzava la schiena, lentamente, non avrei mai potuto lasciarlo. Si staccò dall'abbraccio e prese il mio viso tra le sue mani, che accarezzò con i pollici.
"Andrà tutto bene", sussurrò appoggiando la sua fronte alla mia.
"Quanto vorrei che andasse tutto bene", risposi, non potevo andare via.

Ad interrompere quel momento fraterno fu la suoneria del mio cellulare.
"Ehi Zayn", rispose sorridendo.
"Ehi bellissima, sei tornata?" mi chiese.
"Sisi, sono tornata da un po', in realtà. Scusa se non ti ho chiamato, ho avuto da fare", spiegai.
"Tranquilla. Sono fuori casa tua, vieni", concluse e attaccò. Questo ragazzo mi sorprese.

Salutai Nash con un bacio sulla guancia ed uscii, vedendo Zayn appoggiato alla mia macchina.

Lui sorrise e spalancò le braccia. Gli corsi incontro e mi prese in braccio, facendomi girare.
"Ti sono mancato così tanto?" disse, ridendo e annuii semplicemente.

Lui era diventato una delle persone più importanti della mia vita.
"Che onore", rispose facendomi scendere.

Iniziammo a camminare senza meta, parlando. Io gli raccontai della vacanza, avevo molto da raccontare. Lui mi raccontò di come andavano le cose tra lui e la sua nuova ragazza e che per le vacanze di primavera era stato dai suoi, che non vedeva da molto tempo.

"Che bello, sono contenta per te, davvero", dissi mangiando il mio gelato. Zayn fece una faccia come per dire 'modestamente'.

Passammo tutto il pomeriggio insieme, mi aveva fatto veramente bene. Non gli raccontai il fatto dei miei genitori, non volevo farlo preoccupare e soprattutto non volevo rovinare la splendida giornata passata insieme.
"Grazie Zayn, grazie per oggi", gli dissi abbracciandolo di nuovo.

Ricambiò l'abbraccio, dandomi dei baci sulla testa. "Non ho fatto niente", rispose.
"Non hai fatto niente? Mi migliori le giornate, specialmente oggi. Non mi hai fatto pensare a cosa è successo", dissi ma mi zittii subito.

Merda, parlo troppo. Zayn sciolse l'abbraccio, guardandomi con un sopracciglio alzato.
"Cos'è successo oggi?" chiese.
"Sono venuti i miei genitori per dirmi che me ne andrò subito dopo il diploma...", risposi abbassando lo sguardo.
"Che cosa?" disse, sorpreso.
"Non te l'ho detto perché stavamo passando una bella giornata e non volevo rovinarla", dissi velocemente.
"Non mi sono arrabbiato, sono sorpreso", spiegò "non puoi andartene, manca meno di un mese", continuò agitandosi.

Gli accarezzai la guancia destra. "Proverò a non andare via, va bene? Ci proverò. Te lo prometto", ammisi abbracciandolo di nuovo, questa volta più forte.
"Buona fortuna", sussurrò al mio orecchio.
"Grazie. Ti voglio bene", risposi sorridendogli un'ultima volta e mi avviai verso casa.

Dovevo trovare un modo per non andare via, dovevo. Non posso andarmene via per sempre.

Arrivai a casa in poco tempo. "Sono tornata", urlai per farmi sentire ma non ricevetti risposta, Nash sarà uscito. Salii in camera mia e mi bloccai sulla soglia.

Vidi Cameron di spalle che guardava fuori dalla finestra, con le mani dietro la schiena.
"Cameron", riuscii a dire e si girò lentamente, guardandomi dritto negli occhi.

Era serio, faceva quasi paura. "Nash mi ha detto tutto", disse dopo un lungo silenzio.

Fantastico. E adesso? Le lacrime volevano scendere ancora, non riuscivo a trattenerle.
Non riuscii a sostenere il suo sguardo, così abbassai il mio.
"Non voglio che tu te ne vada", continuò facendomi alzare di nuovo lo sguardo.
Lo guardai pochi secondi e velocemente mi avvicinai a lui, ritrovandomi fra le sue braccia.
"Ti amo", sussurrai tra le lacrime nascondendo il mio viso nell'incavo del suo collo.

Il migliore amico di mio fratello || Cameron Dallas.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora