Capitolo trentacinque.

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Ero in camera mia sul mio letto con il portatile sulle gambe a vagare sui social. È ormai una settimana che sto così, chiusa in camera con il mio computer e con i miei pensieri.

I ragazzi bussavano quasi sempre alla mia porta, ogni venti minuti. Hanno anche provato a stimolarmi a mettere il naso fuori di casa anche soltanto per una passeggiata, ma niente.

Ultimamente ho anche mangiato poco e saltato la scuola. Sapevo che Nash e gli altri non erano d'accordo, ma non volevo vedere Cameron, mi aveva promesso che non lo avrebbe più fatto.
Lo aveva promesso.

Da quella sera non l'ho più visto. Mi ha chiesto scusa dicendo cose del tipo 'è stata lei a baciarmi', 'ero ubriaco', ma non gli credo, non più.

Ad interrompere i miei pensieri fu l'entrata di Bethany e Matt. "Eccoci qua!" ruppe il silenzio Beth.
"Ragazzi, sto bene. Non c'è bisogno che veniate a turno a farmi da guardia, tanto non mi suicido", risposi ironicamente facendo sorridere entrambi.
"No, non stai bene. E se ti invitassi a passare una giornata di shopping con noi?" propose Beth, facendomi però scuotere la testa. "Non me la sento, ragazzi. Non è per cattiveria, scusatemi", risposi abbassando la testa.

Erano tutti carini con me e sinceramente non voglio che si preoccupino troppo. "Non mi interessa! Senti, tu pensaci, va bene? Io vado... via...", disse Beth salutandoci, quando balbetta vuol dire che mi sta nascondendo qualcosa. "Dove sta andando la tua ragazza?" domandai a Matt, che si grattava nervosamente la testa.
"E che ne so... magari sta uscendo con... Jade che dovrebbe incontrare una certa Mary, la vostra quasi coinquilina", ribatté guardandosi intorno.
"Matt non sai mentire, lo sai vero?" 
"Già. È una cosa che non mi piace fare", sorrise "è venuta a trovarti una persona", concluse alzandosi dal letto e aprendo la porta.
"Zayn!"

Cameron's point of view.

Ed eccomi qua, a casa mia, sul divano, con una bottiglia di birra, non potevo sentirmi peggio di così. Ho deluso Alison, lo so, sono un coglione. Le avevo fatto una promessa che purtroppo non ho mantenuto.

Cosa darei per tornare indietro e cambiare le cose, ma ha ragione. Ho fatto lo stronzo, ma ormai è inutile parlarle, non mi ascolterebbe e probabilmente non lo farà mai. Sobbalzai quando sentii la porta d'ingresso sbattere.
"E tu cosa ci fai qui?" dissi, inarcando le sopracciglia. Era Bethany.
"Oh beh, tu che dici? Voglio aiutarti", rispose togliendomi dalle mani la bottiglia.
"Qualunque cosa tu dirai o farai non cambierà le cose", ribattei ributtandomi sul divano.
"Dio, Cam! Da quanto non ti lavi? Comunque, cambiamo discorso. Alison sta malissimo, come te. Tu la ami, lei ti ama ma tu hai fatto già due cazzate e Alison non può passare sopra a questa facilmente. Facciamo così, tu adesso vai a farti una bella doccia, ti vesti e andiamo a casa di Nash, chiaro? Non voglio sentire un no come risposta, muoviti. Ti aspetto" spiegò, uscendo qualche minuto dopo.

Forse aveva ragione, ma un semplice 'scusami' non basterà.

Alison's point of view.

"Cavolo mi dispiace tanto", disse Zayn dopo che ebbi finito di spiegargli tutta la faccenda 'Cameron'.
"Già, anche a me. Spero si sistemi tutto", risposi accennando un debole sorriso e Zayn mi accarezzò la guancia. "Si sistemerà tutto, vedrai", mi sorrise.
"Grazie di essere venuto, Zayn. La tua presenza è importante per me, molto", ammisi abbracciandolo.
"È il minimo. Chiamami quando vuoi. Ci sentiamo presto, allora. Ciao dolcezza, riguardati", concluse dandomi un ultimo abbraccio veloce ed uscì dalla mia stanza.

Quel ragazzo era ormai fondamentale per me. Poco dopo entrò Nash.
"Ali, stasera sai cosa si fa?!" disse, facendo un sorriso inquietante.
"No, che succ... o mio Dio Nash non pensarci nemmeno! Non se ne parla", risposi.
"Ti prego, stasera andiamo tutti! Non puoi mancare!" insistette Nash.
"L'anno scorso mi hai traumatizzata! Te lo ricordi?"
"Ci saranno tanti studenti, non puoi mancare... ti prego...", mi supplicò Nash facendo gli occhi dolci.

Bastardo, lui sa che non resisto. "E va bene...", non feci in tempo a rispondere che mi si buttò addosso. Quella non era una notte qualunque, era la cosiddetta 'Notte dello Scherzo': gli studenti che vogliono partecipare si recano di notte nella scuola, sabotandola con gli scherzi.

È una specie di tradizione che ha inventato la nostra scuola, quando mancano esattamente cento giorni alla fine della scuola. Almeno i professori e il preside non potevano incolpare solo una o due persone, ma dovrebbero incolpare tutta la scuola, e non credo che ci sospenderà tutti. Lo scorso anno mi sono ritrovata a vagare per i corridoi vuoti come un fantasma alle tre di notte e sentivo dei rumori provenienti da un'aula e dopo averla aperta vidi Nash e compagnia bella mettere le trappole per topi per tutta la stanza, stavo per morire d'infarto.

Nash mi convinse ad alzarmi e raggiungere tutti gli altri in sala, che stavano progettando il piano. Controllai che non ci fosse Cameron e una volta sicura mi avvicinai a loro. "Io dico che le trappole per topi andranno bene anche quest'anno", disse Shawn.
"Poi scrivi che dobbiamo prendere i rotoli di carta igienica... almeno una trentina", propose Carter. Mi sedetti accanto a loro e dopo i loro 'finalmente ti sei alzata', mi unii a loro.

In un'ora era tutto pronto, avevamo tutto il materiale e abbiamo avvertito alcuni studenti che verranno con noi, devo ammettere che nonostante tutto ero davvero eccitata all'idea, mi sarei anche svagata per qualche ora. Ma purtroppo il mio euforismo durò solo pochi istanti, perché entrò Bethany e insieme a lei c'era Cameron.

Quando mi vide, rimase fermo e serio. Ci fissammo negli occhi, non potevo sopportare la sua presenza. "Scusate", dissi con poca voce correndo in camera.
'Non piangere Alison, basta' dissi tra me e me, iniziando a vestirmi tutta di nero per la 'missione', chiamiamola così.

***

Appena arrivati a scuola usarono le tronchesi in cinque persone per rompere il catenaccio. Che razza di uomini erano? Ancora me lo domando. "Bene ragazzi, sapete cosa fare", disse Taylor e subito ci diamo da fare: qualcuno di noi andò a mettere le solite trappole per topi, altri andarono in piscina e in alcune aule a mettere la carta igienica, altri ancora in palestra ricoprendola di bicchieri di plastica ed infine spruzzarono con le bombolette su tutte le pareti e misero della colla sulle sedie dei professori, ma fecero tante altre cose.

Io controllavo l'entrata, non mi andava di fare granché, anche perché non avevo molte forze. Vidi che Cameron si avvicinava a me.
"Che cosa diavolo vuoi?" dissi subito incrociando le braccia.
"Voglio che mi perdoni", rispose.
"E tu pensi che ti perdonerò così?" domandai, ridendo.
"Tu mi ami ancora, io lo so. Ed io amo te, non possiamo stare lontani neanche volendo", rispose guardandomi negli occhi. 
"Mi sembra abbastanza ovvio che non smetto di amarti da un momento all'altro", continuai.
"Io ho sofferto, Alison, e anche tanto. Sto soffrendo. E so che anche tu hai sofferto. Puoi anche non credermi, ma sono stato davvero male questi giorni", spiegò aspettando una mia risposta.
"Ti meriti tutto il dolore che ti affligge al momento, Cam. Tu non stai soffrendo nemmeno un quarto di quanto soffro io. Va all'inferno", risposi e mi avviai verso la macchina di Nash.

Mentre avanzavo, una figura apparse davanti a me e corsi subito dentro la scuola.
"Custode a ore 12, ritirata!" urlai per farmi sentire e in meno di un minuto ci ritrovammo a correre come se non ci fosse un domani verso le macchine, per poi partire a tutto spiano.

Io e Nash tornammo a casa col fiatone. Anzi, col fiatone è dire poco.
"Oddio, che corsa", disse Nash respirando con molta fatica.
"A chi lo dici! Mai più", risi prendendo due bottigliette d'acqua dal frigo e lanciandone una a Nash che mi guardava fermo, immobile. "Che c'è?" chiesi.
"Niente... stai ridendo. Non ti sento ridere da quella sera", ammise abbozzando un sorriso che ricambiai. "Già, ma non farci l'abitudine"
"Vuol dire che ti stai riprendendo, Ali. Piano piano ce la farai. Buonanotte", spiegò sparendo nella sua stanza. "Notte", sussurrai salendo in camera mia e mettendomi sotto le coperte.

Nash aveva ragione: stavo ridendo di nuovo dopo tanto tempo, perché mi sono divertita, mi sto sentendo meglio e tutto questo solamente grazie ai miei amici.

Il migliore amico di mio fratello || Cameron Dallas.Donde viven las historias. Descúbrelo ahora