Capitolo X - I bambini hanno fame

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"Rimproveri te stesso, perciò che non puoi ignorare

Rimproveri te stesso per volere di più"

- Smashing Pumpkins, Zero


Sembrava assurdo che non mi fossi resa conto di essere incinta, era qualcosa di abbastanza evidente. I seni mi davano fastidio, l'areola era più scura e turgida, non riuscii a infilare nemmeno un chicco di riso sotto i denti per tutto il viaggio di ritorno e ogni minimo rumore mi dava ai nervi. La voce di Sheena mi dava ai nervi.

Essere lontana da Elodrian me li frantumava in mille cocci appuntiti, invece.

Dovetti litigare con la mia amica per convincerla a non trascinarmi a casa di Arthur; dovevo andare da Ilirian, sentivo che erano l'unico luogo realmente sicuro dove aspettare il ritorno di Elodrian.

Che poi, quando sarebbe tornato? Da lì a quattro mesi, almeno. Solo a pensarci mi salivano dei goccioloni impossibili da trattenere entro gli occhi.

Quando scorsi la sagoma del suo gemello, in piedi sullo stipite della porta, non li repressi oltre.

Ilirian mi accarezzò la schiena, i capelli, mi stampò uno dei suoi baci casti sulla fronte e lasciò che buttassi fuori tutto il disagio che albergava in me.

Mi preparò del te, che non bevetti. La gola era bloccata in una morsa, non riuscivo nemmeno a ingoiare la mia stessa saliva.

«Elodrian mi ha spiegato tutto per telefono, rimarrai con me il tempo necessario. Non avrei voluto accettare dei soldi da mio fratello, ma purtroppo era l'unica soluzione per assicurarti uno stile di vita decente. Avrai accesso al conto, prenditi quello che ti serve, io non toccherò nemmeno un penny».

Apprezzavo davvero la presenza del ragazzo, la sua cordialità. Eppure mi inquietava l'idea che lui, al pari del cantante, non fosse umano. Poteva leggermi nel pensiero? Sentiva anche lui cosa avveniva dentro il mio corpo? Mi avrebbe uccisa nel sonno per nutrirsi della mia anima? Era ingiusto fare quei pensieri, ma credetemi, li avreste fatti anche voi.

E soprattutto, vi sareste chiesti: «Che fai ai bambini ammalati? Non mentirmi, non voglio più sentire bugie... so di Mick, so che era già morto quando ci ho parlato. So ogni cosa, ma non so come funziona».

La tempestività con la quale Ilirian mi rispose mi fece intendere che aveva predetto quel quesito, e si era preparato per l'occasione: «Quando ti trasformi puoi trasformare a tua volta. Salvare le anime di chi lo merita, di chi ha la sensibilità per scorgere la magia che ancora dimora in un ibrido come me. Quei bambini non meritano l'oblio, Kyra, meritano di stare con me. Con i fratelli, un giorno».

«Ma se anche tu sei bloccato qui, loro come fanno a passare dall'altra parte o come diamine si dice? Mick era qui, nonostante i suoi genitori lo credano morto. Lo tieni lontano dalle persone che l'hanno amato...».

«Perché quello non è più loro figlio! Non saprebbero come prendersene cura. Ora Mick e gli altri sono come me, e siamo in attesa. Amalia verrà a prenderci, non potrà negarci l'ascesa ancora per molto».

Il blocco di saliva e bile che avevo incastrato tra le tonsille finalmente si decise a scendere lungo l'esofago: «Altri? Ilirian... quanti ce ne sono, quanti bambini hai rubato finora?».

Forse avrei dovuto andare da Sheena. Non mi sentivo al sicuro, per niente, e Ilirian lo stava intuendo.

«Non ho rubato nulla, Kyra! Quei bambini sarebbero morti, se io non li avessi trasformati. Ma quando ti trasformi, non puoi tornartene a casa come se nulla fosse. Hai dei bisogni che vanno soddisfatti, e solo io posso prendermene cura».

Sangue di GiudaWhere stories live. Discover now