Capitolo 48

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Gli incubi tornarono, non appena ci mettemmo a letto tornarono come se non se ne fosse mai andati, solo che questo volta fui preparata, non urlai, non scalciai, rimasi immobile mentre il respiro di Rhett mi accarezzava il retro del collo. Sapevo che dopo aver messo piede in quella casa non avrei mai potuto uscirne senza ricordi solo che non si manifestarono nel modo più comune ma si mostrarono durante la notte quando abbassavo qualche barriera avevo innalzato tra me e la mia infanzia, quando ero più vulnerabile. Solo che qualunque  ricordo il mio subconscio  avesse voluto mostrami si trasformò velocemente in un incubo . La sensazione di gelo sulla mia pelle mi bloccò e  annaspai in cerca d'aria.

Ero nella casa della mia infanzia solo che non ero sola. In lontananza, lungo il corridoio che portava alle camere da letto una figura si mosse nel buio ed entrò in una stanza. Il rumore  del vento che correva tra le pareti di casa fu l'unico suono che accompagnò il battere costante del mio cuore. Misi un piede davanti all'altro e arrivai davanti la stanza in cui la figura era entrata, quella che un tempo era la mia, solo  che non travi un letto a principessa e lenzuola rosa al suo interno ma corpi, tanti corpi  che ricoprivano  il pavimento bagnato dallo stesso sangue e quei corpi apparteneva alle persone a cui volevo bene. Emma, Dominic , John, Chloe, Dante Weston e infine Rhett .

Quell'immagine sembrava non volermi più lasciare andare, ogni volta che chiudevo gli occhi, era li, pronta a terrorizzarmi. Portai una mano davanti la bocca per coprire qualsiasi  rumore avessi fatto in cerca d'aria mentre silenziosamente  cercai di alzarmi dal letto senza svegliare  Rhett. Mi aveva già vista in preda  a un attacco di panico,  avrei voluto evitare di servigli il secondo round. Camminai in punta di piedi e mi chiusi  la porta alle spalle poi avanzai verso la mia valigia.  In ginocchio e in preda al panico frugai tra i panni. Non avevo la medicina specifica per aiutarmi con l'ansia ma avevo preso i sonniferi, avrei solo dovuto trovarli. Mille pasticche caddero sul pavimento ma le ignorai e afferrai la piccola boccetta contenete  il sonnifero. Odiavo quella roba ma odiavo ancora  di più questi attacchi. In preda a un tremore stappai la piccola bottiglia  di vetro e la portai alle labbra ma anche prima che potessi berne un goccio mi venne strappata di mano violentemente. "No" urlai disperata, ne avevo solo una e questo attacco di panico non sembrava voler finire. "Che diavolo  hai fatto?" Ringhiai contro Rhett  poi poggiai la testa al pavimento raccogliendo più  aria possibile. M faceva male  il cuore, sentivo di voler esplodere. Quella giornata era stata più dura di quanto  avessi mai immaginato, rivedere i miei fratelli, vedere tutto quello che mi ero persa, la mia casa d'infanzia, tutto quello mi aveva consumata e non potevo nemmeno permettermi di piangere. "Guardami.  Ricordi come ti ho detto di fare?" Afferrò  il mio braccio per farmi alzare  ma mi scostai violentemente  dalla sua presa "No non oggi, oggi non funziona" annaspai in cerca d'aria "Non avresti dovuto farlo" dissi infine. Sentivo tutto il mio corpo tremare che se fosse attraversato da violenti   spasmi  e ognuno di essi faceva male, tanto"Occhi a me Mia" mi prese il volto tra le mani costringendomi a guardalo. "Respira piccola , non hai bisogno di quella merda "lo attaccai ma lui non si mosse. Mi lasciò  fare, lo presi a pugni, cercai di staccarmelo d fosse ma lui non demorse e alla fine ricaddi stremata tra le sue braccia e imitai i suoi respiri. Mi  tenne tra le sue braccia per tutto il tempo poi quando ripresi il controllo lasciai che una sola lacrima   mi rigasse la faccia.  Proprio come la notte scorsa mi riportò a letto e mi tenne stretta per tutto il resto della nottata.  Ma al risveglio non ignorò l'accaduto come il giorno precedente, non facemmo sesso e non mi sveglia  tra le sue braccia. "Dobbiamo parlare " mi disse semplicemente quando mi svegliai "Non ho voglia di parlarne " aveva detto lui stesso che non ne avrebbe voluto  saperne nulla finché non fossi stata pronta a dire la verità e beh non lo ero. "Non te lo stavo chiedendo " si alzò, era ancora a torso nudo e si  posizionò davanti ai miei piedi "Voglio che smetti di prendere quella merda " alzai lo sguardo e lo fulminai con gli occhi. Mi stava perdendo in giro? Era quello il problema  allora? Il sonnifero? Dannazione pensava che fossi una drogata? "Quella merda mi aiuta a mettere fine a quella tortura e credimi neanche io sono entusiasta di prenderla ma preferisco prenderla che finire in un letto d'ospedale" fu la cosa sbagliata da dire  me ne resi conto quanto l'aria nella stanza ricominciò  a essere improvvisamente  pesante, era come se mi fossi mossa troppo in fretta qualcosa sarebbe scoppiato. "Hai appena smesso di prendere quella merda Mia" fu conciso ma io non demorsi,  l'avevo già vissuto senza un piano B ed non era stato divertente, avevo passato mesi in ospedali, imbottita di merda, mhm no, non sarei tornata a quel punto. "Grande mossa sul serio e fammi sentire come pensi che io possa gestire quella merda? Non è che io abbia il controllo, posso respirare fuori e dentro quanto cazzo vuoi tu,  ma un giorno potrebbe essere troppo forte e che cosa vuoi che faccia?" Lui avanzò mettendosi di fronte a me. " Voglio che tu venga da me, ogni volta che avrai un attacco di panico vieni da me e me ne occuperò io "  Oh mio Dio. Non riusciva capire? Lui non poteva essere sempre al mio fianco e onestamente non lo volevo sempre con me, era la mia battaglia e dovevo combatterla senza appoggiarmi ad altri perché  lui se ne sarebbe andato e  sarei ritornata al punto  di partenza.  Alzai la testa e ispirai cercando di contenere la rabbia. "Si certo, quando esattamente? Quando siamo litigati oppure quando non ci sei mai? Non voglio dover dipendere da te perché un giorno tu non ci sarai più e cosa farò io a quel punto? Me la sono cavata da sola per sette anni posso continuare a farlo anche adesso." Rilevai più di quanto mi potessi permettere ma per quanto odiassi ammetterlo Rhett era in grado di togliermi  tutto e non stavo passando attraverso quell'inferno per poi morire soffocata cazzo.

"Io non vado da nessuna parte, tu non vai da nessuna parte, abbiamo fatto un giuramento che è per sempre. E si se hai un cazzo di attacco di panico mi aspetto che tu venga da me anche quando siamo litigati, e se non ci sono mi chiami e io arrivo e non significa  che tu dipenda da me ma significa  che ti fidi abbastanza di me da farmi prendere cura di te, non sei più sola. E comunque sia questa situazione non durerà per sempre ho intenzione di mettere fine a questi attacchi"Risi, fù una risata isterica ma dannazione quella conversazione stava scovando nel ridicolo.

"Oh si certo  perché  basta cosi poco per farlo vero? Come ho fatto a non pensarci?" Mi afferrò e in poche mosse ero sopra di lui, le sue braccia che mi tenevano ferma e i nostri visi che si sfioravano

"Non hai avuto attacchi quando hai dormito tra le mie braccia non è vero? A me sembra che i miei metodi funzionino e se è quello che serve sarò dannatamente felice di farlo ogni giorno fino alla fine dei giorni. Non prenderai più quella merda e la conversazione è finita " mi arrabbiai, lui non capiva, non era lui colui che doveva combattere perennemente con la paura di non avere abbastanza aria a disposizione, di perdere il controllo del tuo stesso corpo.

"No non lo è per nulla!"urlai ma lui mi ignorò

"Ti voglio pronta tra venti minuti con la valigia fatta, siamo già in ritardo" detto questo, mi fece scendere dalle sue gambe e  spari nel bagno. Bastardo.

Ace of heartsWhere stories live. Discover now