Capitolo 8

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Il resto della giornata era passata tranquillamente, e adesso Dahlia stava aspettando nel cortile lo zio, che sarebbe dovuto venire a prenderla. Si guardava intorno confusa...Thor era in ritardo.  <<Ei Dahlia, tuo zio mi ha mandato a prenderti. Ha avuto un contrattempo e non è riuscito a venire>> disse una voce alle sue spalle, e vide che era Steve. <<Che genere di contrattempo? è successo qualcosa?>> chiese preoccupata, e lui fece per risponderle, quando si sentì un grido in lontananza <<MA QUELLO è CAPITAN AMERICA!>>. A parlare era stata una ragazza alta e magra, dai capelli biondi e gli occhi marroni, coperti da kili di trucco. 

<<Meglio andare>> disse Steve, e la ragazza annuì. Già una folla si stava muovendo curiosa verso di loro, e non aveva voglia di aspettare oltre. Si allontanarono a passo rapido dalla scuola e salirono in macchina, prima che potessero rendersi conto che se ne erano andati.

<<Allora, com'è andato il primo giorno?>> le chiese accendendo la macchina, e Dahlia rispose sorridendo <<Oh è stato fantastico! Non tutti sono molto gentili, ma tutto sommato è andata bene. A fisica ho fatto un figurone, e mi hanno spostata in una classe con quelli di quarta. Avresti dovuto vedere la faccia della prof quando le ho saputo dire la differenza tra  calore specifico e calore latante.>> Steve sorrise spontaneamente. Era bello vederla sorridere così, come non aveva mai fatto.

Appena arrivarono allo S.H.I.E.L.D., Dahlia scese dalla macchina: non vedeva l'ora di raccontare tutto agli altri. Ma quando lo zio le si avvicinò, il suo sorriso scomparve. Aveva una faccia tesa, preoccupata, e la cosa la rendeva nervosa. <<Zio tutto bene? Perché non sei venuto a prendermi te?>> gli chiese alzando un sopracciglio, e lui sospirò. <<Ricordi il criminale che ti avevo detto che avrebbero portato qui?>> le chiese, e la ragazza annuì. <<Bene, è arrivato, e dovevo portarlo in cella>> proseguì, e prima che potesse replicare, aggiunse <<quindi adesso devi andare in camera tua, abbiamo una riunione con gli Avengers. Ti chiameremo quando avremmo fatto, d'accordo?>>. 

Dahlia alzò gli occhi al cielo, ma vedendo l'espressione seria dello zio disse <<Va bene>>. Thor sorrise e le dette un bacio sulla fronte, per poi rigirare e raggiungere Banner, dall'altra parte della stanza. Raggiunta camera sua lanciò lo zaino in un angolo della stanza, e si buttò a peso morto sul letto. Improvvisamente sentì un rumore, e si mise a sedere. Ai piedi del letto c'era...un coniglio. Era bianco, e il peso sembrava così soffice. Allungò la mano per accarezzarlo, ma essa trapassò. Aggrottò le sopracciglia...doveva essere un ologramma, pensò. Improvvisamente le vennero in mente le parole del signor L "Segui il coniglio bianco". Ecco il segno che intendeva. 

Il coniglio fece un salto, e in un attimo fu davanti a lei, fissandola con i suoi grandi occhi scuri. Dahlia esitò. Thor le aveva esplicitamente detto di rimanere in camera, ma infondo, da quando lei faceva ciò che le veniva detto? E poi sarebbe stata via poco: nessuno se ne sarebbe accorto. <<Va bene, arrivo>> gli disse, e prima che avesse il tempo di alzarsi, il coniglio aveva già superato la porta, sparendo dalla sua vista. Allora Dahlia si affrettò, e corse fuori in corridoio. Seguì il coniglio, fino a che non arrivò davanti ad una grande porta nera, bloccata da un codice.

Andiamo Dahlia, pensa. Chi è che mette i codici? Tony. E che cos'è Tony? Un genio miliardario playboy filantropo. Ma è anche la persona più narcisista che abbia mai incontrato...forse so qual è!

La ragazza scrisse il codice, e dopo un momento di silenzio, la porta si aprì. Dahlia sospirò con un sorriso scaltro. La password non poteva che essere Iron man. Si addentrò nella stanza, e la prima cosa che vide fu un'enorme cella al centro, dove si intravedeva una sagoma scura. Il coniglio trotterellò fino alla sagoma, per poi sparire non appena la ebbe raggiunta. Dahlia sgranò gli occhi e si avvicinò titubante. Tutta la spavalderia di prima era stata sostituita da paura. Aveva riconosciuto quella stanza: era la stanza in cui sarebbe dovuto essere il pericoloso criminale. E lì, proprio davanti a lei, anche se separati da uno spesso strato di vetro, c'era lui. Il signor L.

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