Capitolo 9

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<<I-io non dovrei essere qui>> balbettò Dahlia arretrando, ma lui la fermò. <<No aspetta! Io mi sono fatto catturare solo per te, e sai che puoi fidarti di me...e poi lo so che sei curiosa>> disse con un mezzo sorriso, e la ragazza esitò. La sua parte razionale le diceva di lasciar perdere, girare sui tacchi ed andarsene, mentre l'istinto le diceva di rimanere a sentire cosa avesse da dire. Insomma, era chiuso in una delle celle più resistenti di tutte: anche se avesse voluto non avrebbe potuto farle niente. <<Va bene, ti do dieci minuti del mio tempo, ma se non mi convinci me ne vado senza esitare>> sospirò infine, e il signor L annuì soddisfatto.

<<Ti hanno mai parlato di tua madre?>> chiese, e Dahlia sentì una fitta al cuore, ma rispose come ormai faceva sempre: usando il sarcasmo. <<Adesso non dirmi che tu sei mia madre>> disse, ma lui la guardò male, così si affrettò ad aggiungere <<Per carità non ho niente contro di te, solo che mia madre me la sarei aspettata un po' più, come dire...donna?>>. <<Guarda che posso essere una bellissima donna quando voglio>> replicò lui offeso, e lei ridacchiò. <<Non ne dubito. Ti ci vedo ad indossare la minigonna>> esclamò ammiccando, e lui alzò gli occhi al cielo.

<<Comunque torniamo a noi. Non abbiamo molto tempo>> disse il signor L, e Dahlia annuì seria. <<Io conoscevo molto bene tua madre; era la donna più bella ed intelligente che abbia mai conosciuto. Sai, me la ricordi molto>> spiegò, e la ragazza divenne tutto ad un tratto curiosa. Non aveva mai sentito parlare dei suoi genitori; non aveva la minima idea di chi fossero, e adesso finalmente aveva delle risposte. <<Che vuoi dire?>> chiese mordendosi il labbro. <<Sei identica a lei di aspetto, tranne per gli occhi: quelli sono di tuo padre. Anche semplicemente il tuo guardare sempre in faccia le persone, il tuo morderti il labbro, la tua curiosità...sono tutte cose che hai in comune con lei>> rispose il signor L sorridendo, e Dahlia non poté che imitarlo.

Era felice di assomigliare a sua madre, almeno sarebbe stato più facile immaginarla. <<E mio padre? Conoscevi anche lui?>> chiese speranzosa, e lui annuì. <<Proprio di questo volevo parlarti. Dahlia, ti sei mai chiesta come mai sono venuto proprio nei tuoi sogni?>> chiese, e lei esitò un attimo, ma poi scosse la testa. <<Il giorno in cui sei nata ho promesso che ti avrei protetta, ma poi ci hanno divisi, e l'unico modo per proteggerti e comunque sapere qualcosa di te attraverso i sogni.>> <<Cosa intendi? Chi è stato a dividerci?>> chiese lei confusa: aveva più domande adesso di prima. <<Mio fratello>> rispose lui sprezzante, e Dahlia si avvicinò al vetro. Tese la mano fino a che non combaciò con quella di lui, e anche se non si toccavano, questo gesto lo confortò.

<<Dahlia>> disse il signor L improvvisamente. <<Sì?>> <<Io son->> fece per dire lui, ma fu interrotto dal rumore della porta che si apriva. <<LOKI ALLONTANATI IMMEDIATAMENTE DA LEI!>> gridò subito dopo qualcuno, e non appena Dahlia si girò, vide che a parlare era stato suo zio. Era nei guai fino al collo. Li raggiunse in poco tempo, e subito dietro di lui c'erano Steve e Natasha. <<Steve porta Dahlia in camera sua>> disse duro Thor senza staccare gli occhi di dosso da Loki. Lui ubbidì e le mise una mano sulla schiena, mentre la scortava fuori. Quando ormai avevano raggiunto la porta, Dahlia si girò di scatto e corse verso Loki, che la guardava con gli occhi sgranati. <<Segui il coniglio bianco>> le disse frettolosamente lui, prima che venisse afferrata da dietro e trascinata via da qualcuno. L'ultima cosa che vide fu lo sguardo furioso dello zio, quello preoccupato di Nat, e quello triste di Loki. Poi la porta si chiuse davanti a lei.

<<So camminare, grazie>> disse brusca strattonando via il braccio dalla presa di Steve, che ancora le stringeva il polso. <<Cosa intendeva con "segui il coniglio bianco?>> chiese poi ignorando il commento, ma lei si limitò a voltare lo sguardo senza rispondere. Lui sospirò, e non aprirono bocca fino a quando raggiunsero la sua camera. Non gli dette nemmeno il tempo di dire qualcosa che entrò sbattendo la porta dietro di lei e si buttò sul letto, in attesa della ramanzina che stava per subire. Adesso poteva dirlo: era nella merda.

Away from you//LokiWhere stories live. Discover now