Capitolo 20- Sirena

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Jimin non riusciva a stare fermo. Era emozionato nel rivedere Yoongi. Sì si erano visti quella mattina a lezione, ma non era lo stesso. Sì perché Jimin si trovava, di nuovo, all'agenzia del corvino. Per quel progetto avrebbero dovuto passare insieme un altro pomeriggio. Per questo era così elettrizzato. Potevano passare del tempo insieme senza occhi indiscreti. Non che ci fosse qualcuno che avesse capito il loro rapporto, neanche i suoi amici lo avevano fatto. Anzi se proprio c'era da dirla tutta, neanche Jimin sapeva che tipo di rapporto lo legasse con il corvino, da quando si erano baciati, non ne avevano più parlato.

Ma non era questo l'importante, non avrebbe rovinato quel giovedì pomeriggio. Yoongi gli stava dando una grande opportunità nel credere lui e lui voleva ripagarlo. Per tutto quel tempo aveva ascoltato le note del ragazzo che aveva composto per lui. L'aveva ascoltato fino alla sfinimento, tanto da sapere ogni nota a memoria, ma non ne sarebbe stato disgustato. Ogni volta che premeva il tasto "play" e partiva la stessa melodia scopriva un nuovo accenno, un nuovo stacco. E come per magia la sua mente creava dei passi perfetti. 

Fino a quel momento gli aveva sempre tenuti a mente, alcune volte li aveva scarabocchiati su un quadernino dai fogli gialli che aveva in casa, solo per non perderli. Adesso aveva quella voglia di farli dal vivo, nel reale. Dare ampio spazio a quei movimenti. Ed ecco perché si trovava lì. A quanto pare l'accademia non aveva abbastanza sale prove, erano tutte occupate o dalle lezioni o da chi si stava allenando in attesa del progetto. Così l'unica opzione disponibile ai due era l'agenzia di Yoongi. Da quanto gli aveva detto disponevano di sale apposta per il ballo. 

Jimin entrò portando sulle spalle il suo borsone e tra le mani quel suo quadernino dalle pagine gialle. Era emozionato.

-Buongiorno- si presentò alla reception. L'altra volta era entrato accompagnato dal corvino e non vi era stato bisogno di presentarsi. 

-Sono Park Jimin dovrei vedere Min Yoongi- gli sorrise.

-Oh ma certo- rispose la donna - Yoongi mi ha informata del suo arrivo, ecco il suo pass- gli diete quel cartellino - e il suo studio si trova al decimo piano-.

-Oh sì, so dov'è - la ringraziò anche.

Si affrettò a salire sull'ascensore. Perché le sue gambe tremavano così tanto? Il mezzo fu troppo veloce a raggiungere quel piano, talmente tanto che Jimin si ritrovò ad ingoiare a vuoto. Perché a volte quello stesso mezzo se andavi di fretta era lentissimi, mentre altre volte erano così veloci?

Non che Jimin avesse paura di Yoongi, ma era talmente emozionato da non sapere come comportarsi. Eppure si ritrovò a bussare sulla porta dello studio del ragazzo che, praticamente, gli tolsi tutte quei dubbi che aveva avuto. 

Di fatto il maggiore aveva aperto fin da subito la porta, come se lo stesse aspettando, e senza dire niente lo aveva preso e strattonato, delicatamente, all'interno della stanza solo per richiudere la porta velocemente e baciarlo appassionatamente. 

Jimin cedette al sentire le labbra di Yoongi sulle sue. Era stato un tocco non invadente per quanto l'altro sembrasse averne bisogno. Era successo tutto così rapidamente che lo stesso Jimin fece fatica a comprendere cosa era successo, ma tutto gli fu più chiaro quando sentì il sapore del corvino. 

Era un bacio ricco di bisogno. Sì entrambi avevano fatto fatica a resistere quei giorni senza potersi toccare, senza potersi baciare. Per questo le gambe di Jimin non ressero, ma per fortuna Yoongi lo teneva così saldamente da impedirgli di cadere. Quel bacio era stato un ritrovo caldo e accogliente. Come se entrambi avessero affrontato una torbida e fredda bufera e dopo di giorni di cammino tra quella gelida neve avessero trovato quel luogo famigliare e confortevole.

Ananke: The DestinyWhere stories live. Discover now