Capitolo III. Mai fidarsi delle ricette fantasy

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Con il libro sui draghi– no, dinosauri in mano, Thranduil scese le scale guidato dal profumo di cibo. Riconosceva uova e pancetta, e gli altri odori gli davano più l'impressione di trovarsi davanti a un pranzo che a una colazione. Entrò in cucina e il cane balzò in piedi, gli andò incontro scodinzolando e con la lingua penzoloni.

«Buongiorno, cane».

«Si chiama Thorin, dovresti ricordarlo» disse la donna, le spalle rivolte verso di lui, dall'altra parte del tavolo.

Il tavolo in questione era occupato da piatti e caraffe. Thranduil posò il libro, si sedette davanti a una tovaglietta e cercò cibi conosciuti. Uova e pancetta erano lì, come promesso dall'odore; tra i vari piatti, c'erano anche uno strano pane piatto e degli sciroppi, funghi, succo d'arancia e della frutta.

La donna portò al tavolo una padella con altre uova, una frittata questa volta, e glielo rovesciò nel piatto. Poi si fermò, sbatté le palpebre e lo guardò da testa a piedi.

«Come diavolo ti sei vestito?»

Thranduil si guardò. I calzoni grigi di ieri si erano rivelati molto comodi e ancora non si era convinto a indossare le mutande, quindi li aveva tenuti. E aveva indossato una camicia al posto del maglione. La combinazione era strana da guardare, ma non sapeva davvero cosa abbinare con quei pantaloni; qualsiasi cosa avesse indossato, gli abiti di quel mondo erano terribili a confronto di quelli che aveva nel suo armadio a palazzo. «Avrei dovuto mettere lo stesso maglione di ieri?»

«Non c'era una felpa? Come il maglione, ma con la cerniera e il cappuccio».

Sì, l'aveva vista, ma aveva voluto mettere la camicia. I bottoni gli erano familiari, le cerniere no. «Dovrai spiegarmi come indossarla, allora».

La donna sospirò e si girò per lasciare la padella nel lavandino.

«Credevo che i Mezziuomini facessero colazione, appena svegli».

La donna prese la tazza e si versò quello che si rivelò essere tè. «È colazione. Ha così tanti piatti perché ci servono energie per la camminata che dobbiamo fare». Lo scrutò, con la fronte aggrottata. «Forse tu non hai bisogno di mangiare per camminare a lungo, ma io ne ho bisogno».

Thranduil assaggiò tutto, dopo aver chiesto di cosa di trattassero i piatti che non conosceva. Le patatine fritte erano ottime e anche i pancake con lo sciroppo d'acero. Tutto sommato, sul tavolo c'erano cibi sostanziosi, fagioli, funghi, carne, uova e pane tostato, e alla fine del pasto gli sembrò di aver fatto pranzo e non colazione, come sosteneva la donna.

Lei mise le stoviglie usate nel lavandino e Thranduil la imitò, così come aveva fatto la sera prima dopo cena. La donna agitò una mano verso di lui, per allontanarlo.

«Vatti a cambiare, finisco io qua» disse lei. «Indossa i tuoi stivali, tanto non stiamo andando a una sfilata di moda».

Thranduil risalì le scale e andò a indossare la felpa. Alla fine, la donna non gli aveva spiegato come indossarla, ma non fu difficile intuire il funzionamento della cerniera. Era più semplice di quanto credesse; forse avrebbe dovuto dare una possibilità anche ai jeans. Tornò al piano terra e trovò la donna intenta a riempire una sacca.

«I miei vestiti?»

«Ti sembra che abbia avuto tempo di lavarli?»

Non che Thranduil avesse qualche speranza di averne bisogno oggi. «Dovrei almeno portare la spada. Dove si trova?»

La donna non commentò con il "e a cosa ti potrebbe servire?" che lui si sarebbe aspettato. Disse, invece: «Nel portaombrelli».

Thranduil inarcò un sopracciglio e andò a recuperarla. Che idea, mettere la sua spada con gli ombrelli... Proprio all'ingresso per giunta. Se fossero stati attaccati, sarebbe stato difficile recuperarla prima che finisse in mano nemica.

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