Capitolo XI. Di coltelli di carne e televisori accesi

582 40 44
                                    

A quell'ora, l'alimentari dei Miller era chiuso già da un pezzo e Hannah era certa di non arrivare nel bel mezzo della cena. Suonò il campanello e le aprì il signor Miller.

«Hannah, che piacere vederti» le disse con un sorriso e la invitò a entrare. «Tutto bene a casa? Vuoi mangiare qualcosa con noi? Abbiamo finito, ma Mary troverà di sicuro qualcosa-».

Dalla cucina, la signora Miller agitò la mano per salutarla e Hannah la imitò.

«Tutto a posto e grazie, ho già mangiato a casa. C'è Sandra, vero?»

Il signor Miller annuì. «È in camera sua, sempre al computer. Vai un po' a distrarla».

Hannah sollevò il borsone. «Mi sto auto-invitando per la notte, va bene come distrazione?»

«Quanto tempo che non fate una delle vostre serate tra ragazze». La signora Miller li raggiunse. «Volete del tè? Biscotti? Torta?»

Se strada facendo le fosse venuto qualche dubbio sulla genialità dell'idea di rifugiarsi a casa di Sandra, la signora Miller lo dissipò in un istante. Hannah sorrise. «Semmai scendiamo più tardi».

«D'accordo. Ho sfornato dei biscotti con pezzetti di cioccolato proprio prima di cena».

«Non le basta cucinare tutto il giorno per il negozio, deve cucinare anche dopo lavoro» disse il signor Miller, con un'alzata di sopracciglia.

«Non annoiarla con i soliti discorsi» gli rispose la signora Miller, che sorrise ad Hannah. «Vai pure, scusa se ti abbiamo trattenuta con le nostre chiacchiere».

Hannah salì le scale strette e scure di casa di Sandra con un sorriso sulle labbra. Le sembrava quasi di essere tornata ai tempi delle scuole superiori, in cui passava buona parte delle ore prima di cena da Sandra a fare i compiti, a chiacchierare, a volte con i rispettivi ragazzi e con una tazza di tè e biscotti di mamma Miller. Era davvero passato tanto tempo e solo ora Hannah se ne rendeva conto. Senza la scuola, quegli ultimi cinque anni erano diventati un ammasso uniforme di giornate in fattoria, giornate in paese a fare consegne, giornate di visite agli affittuari, tutto scandito dai ritmi della campagna, sempre uguali ogni anno.

Quest'anno, però, era diverso, come nemmeno Sandra all'apice delle sue fantasie sconclusionate avrebbe potuto immaginare.

Hannah bussò alla camera di Sandra, da cui provenne un «Non tocca a me fare i piatti!»

Ridacchiando, Hannah aprì la porta e infilò la testa nella camera. «Se vuoi li faccio io, così mi preparo alla pila che mio padre sarà riuscito a sporcare da solo».

«Hannah!» Sandra saltò giù dalla sedia su cui era appollaiata. «Sono felice che tu sia qua, ma che ci fai? Hai davvero abbandonato tuo padre e Thranduil da soli? Per lasciar loro un po' di tempo tra maschi? Non so quanto sia una buona idea».

Hannah entrò nella camera e posò il borsone ai piedi del letto. Sullo schermo del computer, Sandra aveva aperta una pagina con sfondo blu e box bianchi con foto e immagini, doveva essere come al solito su tumbler- qualcosa. Sul rialzo della scrivania, la tivù era accesa dalla sinistra del computer e Gundabad si stagliava rossa su un cielo plumbeo.

«Stai riguardando La Battaglia delle Cinque Armate

«È uscita la versione estesa, devo rivederla almeno venti volte!»

Hannah sedette sul letto di Sandra, con un copripiumino con alci rosse, gialle e nere e sorrise alla vista.

«E questa sarebbe la centocinquantesima volta?»

«Mia madre è morta lì» disse Legolas a Tauriel. Hannah non poté ignorarlo. «Mio padre non ne parla. Non c'è alcuna tomba, alcun ricordo, nulla».

Il portale - Un'avventura non richiestaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora