Capitolo XII. Regali inopportuni ma molto graditi

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In negozio dai Miller, l'utilità di Hannah si limitava nel portare i prodotti negli scaffali dal magazzino, con le indicazioni dei due signori, e nell'assistere gli anziani. Quando, durante le estati delle superiori, si era trovata a dare una mano, Hannah aveva sempre chiesto di fare qualcosa di più utile, ma i signori Miller le avevano assicurato che leggere le date di scadenza e gli ingredienti ai vecchietti fosse molto utile, perché permetteva a loro di servire più clienti, senza perdersi dietro il vecchino che pensava l'alimentari fosse il pub e ci passava solo per chiacchierare.

Il problema in tutto questo era che i vecchi blateravano anche se lei non dava loro corda. Non erano capaci a piegarsi o a sollevare un braccio, ma la lingua funzionava, eccome.

«È uno di questi casi che ha attirato tua madre in questo paese. Finite le notizie interessanti, se n'è andata».

«Quanto tempo che non ti vedo! Come sta papà? Ha saputo del vecchio Ned?»

«Fai bene a non lasciare anche tu il buon Jon da solo. Pover'uomo, come farebbe a mangiare se non c'è nessuno che gli cucina?»

Gli accenni a sua madre erano delle pugnalate, ma erano sempre gli stessi e Hannah aveva finito per non prestarvi troppa attenzione, per quanto facessero sempre male. Quando, però, si trattava delle nonne di qualche ex di Hannah, le cose si facevano ancora più pesanti.

«Oh Annie, non sei cambiata di una virgola».

Hannah distolse lo sguardo dalle confezioni di latte a lunga conservazione, ottime per dare l'impressione di essere indaffarata e non in vena di chiacchiere. Peccato non funzionasse con tutti. La nonna di MacSimmons la guardò con occhietti speranzosi.

«Buongiorno, signora MacSimmons. Ti vedo in forma, nemmeno tu sei cambiata».

La signora scosse appena la testa, le labbra sottili appena tirate in un sorriso, tra le mani un cestino vuoto. Il flusso di gente si era ridotto. Forse Hannah avrebbe potuto andarsene ed evitare l'imbarazzo di parlare con la signora MacSimmons.

«Come vanno le cose? Stai studiando da casa?»

«No, sto aiutando papà in fattoria. Da solo non può farcela».

«Questo è pure vero. Il mio Luke si è laureato quest'estate, è andato alla Newcastle sai, e ora sta cercando casa a Manchester. Presto si sposerà pure».

Hannah prese una confezione di latte senza lattosio e puntò gli occhi sulle scritte sul lato. Non poteva guardare la signora MacSimmons, non poteva mostrarle il pugnale che le aveva affondato a un millimetro dallo stomaco.

«Congratulazioni».

«Certo, si sta sposando solo perché il caro Tom gli ha detto che deve essere responsabile e io avrei preferito facessero le cose con ordine, ma voi ragazzi di oggi avete un gran disordine in testa. Che modi, come se–».

Hannah non voleva sapere altro. Aveva già capito dove stava andando a parare il discorso. Posò la confezione di latte e aprì la bocca per salutare.

«Però, alla fine, si sposerà a marzo. Non ne hanno voluto proprio sapere di far prima, ma è anche vero che, verso Natale, Monica dovrebbe partorire. Sposarsi col pancione è peggio di non sposarsi proprio». La signora MacSimmons corrugò la fronte. «Te la ricordi Monica? Non eravate compagne di classe?»

Certo che la ricordava. E ricordava che erano nove anni che stavano insieme, da dopo che Hannah aveva mollato Luke perché lui era scaduto come il latte. Ma dopotutto neanche lui aveva avuto progetti seri con Hannah. Con Monica sì, però.

Hannah annuì e sorrise.

«A quando qualche notizia interessante da te?»

Ecco la domanda che non voleva sentire. «Dubito tanto presto. Sono ancora giovane». Hannah sorrise ancora, le guance che le facevano male.

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