Capitolo XVIII. Un attacco alle foglie putride

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Nel vedere Jonah avvicinarsi alla porta con Hannah, un braccio e il suo giaccone sulle spalle di lei, Thranduil si fermò e mosse un passo indietro. Gli era bastato distrarsi un attimo, andare nella sala da bagno a sciacquarsi, certo che lei fosse addormentata e persa in chissà quali sogni. Gli era bastato così poco e lei era scivolata tra le sue dita.

Jonah e Hannah entrarono in casa, preceduti dal cane, silenzioso ma allarmato, con le orecchie dritte e la coda immobile. Jonah lanciò un'occhiataccia a Thranduil, ma lui sollevò il mento di Hannah con la mano e la scrutò in viso, alla ricerca di un segno che stesse bene. Lei lo guardò con occhi assonnati.

«Cos'è successo? Come?»

«Avevo detto di stare in casa, dannazione».

Jonah lo allontanò e avanzò verso il salotto, un braccio ancora stretto alle spalle di Hannah, il cane al seguito. Lei ciondolava col padre, in un quadretto che strinse il cuore a Thranduil. Quando lui se ne fosse andato, sarebbero rimasti di nuovo loro due, da soli nella brughiera.

«Che diavolo, Thranduil, vatti a coprire» borbottò Jonah.

E così lui fece, per tornare in salotto con la coperta tra le braccia e sedersi sulla poltrona, di fronte al divano occupato da padre e figlia, il cane con il muso sulle gambe di Hannah. Quella scena gli ricordava tutte le volte in cui Legolas si era preso cura di lui, dopo averlo visto bere molti bicchieri di troppo: quale crudele ironia.

Hannah guardò Thranduil, davvero questa volta, e si riscosse. Guardò Jonah e si tolse il giaccone dalle spalle, per quanto il fuoco nel camino fosse spento e la sola maglia dell'abito da notte non fosse così calda.

«Dove sei stato? Il coprifuoco dopo il tramonto vale solo per noi, quindi?»

Jonah prese il giaccone e lo strinse tra i pugni.

«Non importa dove sono stato, io so come difendermi».

Hannah corrugò la fronte e strinse gli occhi. «Perché credo che lo saprei anch'io, se solo tu ti fossi degnato di insegnarmi?»

Jonah guardò Thranduil e lui si aspettò quasi che desse la colpa a lui, perché Hannah era giunta a quelle conclusioni. Tua figlia non è più una bambina, gli avrebbe risposto. Ma Jonah non disse nulla contro di lui, si limitò a ricambiare lo sguardo di Hannah, con la stessa espressione.

«Cosa ci facevi fuori mezza svestita?»

«Il problema è che ero fuori o che ero mezza svestita?»

Il cane sollevò la testa dalle gambe di Hannah.

«La prima!» Jonah si mise in piedi, portando con sé il giaccone. «Perché eri là fuori? Sembravi dormire, con tanto di Berretti Rossi davanti a te».

Thranduil strinse i pugni sui braccioli della poltrona: aveva percepito la loro presenza e, unita all'assenza di Hannah dal letto, era bastata a buttato giù dalle scale. Poi aveva sentito i colpi di doppietta. Per Elbereth, Jonah era arrivato prima di lui e aveva evitato che tutto finisse per il peggio.

«Se sembravo dormire, non ti viene il dubbio che stessi dormendo davvero? Stavo sognando, finché non mi hai svegliata tu».

Jonah sgranò gli occhi, ma Hannah rivolse lo sguardo a Thranduil. La promessa. Era stata la promessa a trascinarla fuori, verso la morte. Era questo che gli dicevano le iridi scure di Hannah.

Oh, Elbereth!

Hannah girò la testa verso il camino. «Vai a dormire, pa'. Sarà stata una lunga giornata a spostarsi a piedi, ovunque tu sia stato».

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