7: Il biglietto pt.2

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Il sole quel giorno non aveva baciato il suo viso.
Harry si era svegliato infreddolito nonostante i vestiti che per tutta la notte lo avevano disturbato, rendendo il suo sonno più travagliato di quanto già non fosse.

Una parte di lui non riusciva a non pensare che se la notte prima fosse andato al Beechwood avrebbe incontrato Lord Tomlinson.
Chissà se lo aveva spettato...

No, si disse, Louis Tomlinson non era di certo il tipo di persona che si fermava ad aspettare ragazzini come lui, erano gli altri ad aspettare il Lord.
Harry non era che un passatempo per lui, affermò a se stesso, un passatempo per intrattenersi in questo breve e sofferto soggiorno a Londra. Un soggiorno che sarebbe presto finito, come la lettera che aveva tra le mani sottolineava.

In quella orribile e temporalesca mattinata, infatti, il maggiordomo gli aveva consegnato l'incriminata missiva, che era stata recapitata alla loro villa in campagna, con destinatario Lord Crump.

Al contrario delle altre volte, ricevere una lettera da parte di Lord Louis era stato tutto tranne che piacevole, sapeva quello che c'era scritto ancora prima di leggere, ma faceva ugualmente male.
Non voleva che se ne andasse, ma allo stesso tempo non poteva vederlo.

Non poteva o tutta la sua vita sarebbe crollata con lui in quella spirale di pericolo che quell'uomo sembrava portarsi dietro. Era maledetto, era pericoloso.
Eppure la voglia di bruciarsi rimaneva lì, relegata in un angolo della sua mente con la forza; non c'era paura in grado di spegnerla.

Alla fine, pur di smettere di pensare, aveva chiuso la lettera insieme alle altre in un cassetto dello scrittoio, senza neanche leggerla e si era sdraiato sul letto mentalmente esausto. Eppure quegli occhi non lo abbandonarono.

Gemma entrando in camera sua quel pomeriggio lo aveva trovato sull'orlo di una crisi di pianto; suo fratello era sempre stato strano, ma in quei giorni lo era particolarmente e questo era fonte di preoccupazione per la Lady.

Si sedette sul letto vicino a lui, si sfilò le scarpe infernali e sospirò.
<Qualunque cosa tu stia attraversando non sarà mai dolorosa come queste dannate scarpe, uffa, perché le cose più belle devono fare così male?>

<Bella domanda, mi sto proprio chiedendo la stessa cosa> sbuffò lui con tono tetro, <Su taglia corto, dì alla tua sorellona cosa succede> lo spronò lei con un colpetto sulla gamba.

Lui sbuffò ancora, passandosi le mani sugli occhi e sfregandoli, <Sono esausto. Ti capita mai di non fare nulla ed essere stanca a prescindere?>
<Eccome se mi capita!> esclamò lei <Però più che stanco, ti vedo assente. Harry, qualunque cosa ti affligga i pensieri puoi dirmela; sono tua sorella, io ti verrò sempre incontro>

Harry sapeva fosse vero, o almeno lo era sempre stato. Gemma era stata un punto fermo nella sua vita fin da quando aveva aperto gli occhi sul mondo: era stata una madre ferma e un padre comprensivo, una sorella amorevole e un fratello da imitare, era stata tutto ciò di cui nel tempo aveva avuto bisogno, rivestendo ruoli che non le appartenevano per il suo benessere; per dargli ciò che la sorte non aveva dato a lei.

Ma questa volta era diverso. Tutto era diverso a causa di Lord Tomlinson.

Non poteva rivelare a sua sorella di essere un depravato o nel migliore dei casi un malato mentale, sarebbe stato rischioso... letale.
Non avrebbe potuto sopportare l'odio di sua sorella, anche se tutto di quella maledetta situazione gli sembrava intollerabile, anche la vita di tutti i giorni.

<Il mondo mi sta crollando addosso>
Dovette chiudere gli occhi per non piangere; si sentiva così solo, avvolto dalla tenebra del suo scabroso segreto che lo costringeva ad allontanare le persone a lui care.

Peccare d'amoreWhere stories live. Discover now