CAPITOLO 10 - IN ANOTHER LIFE

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Again again I let it go,

Cover my mouth don't let a single word slip out

Wouldn't wanna tell you, no,

Nothing could be worseThan the risk of losing what I don't have now

Though Is it so bad if I wanna cry out

That I would die to make you mineBleed me dry almost every timeBut I don't mind, no I don't mind itI would come back 1000 times

Harry POV 

Sono finalmente nel letto, con addosso soltanto i miei boxer, a fissare il soffitto cercando la voglia di dormire un po'.
Sembro una pazzo, seriamente: ormai passo dall'isteria completa, all'ansia, alla voglia di morire, a quella di tornare a combattere.
Non so davvero più dove sbattere la testa e mi ero quasi rassegnato alla possibilità di doverlo lasciare andare, ma dopo stasera..dopo stasera non posso neanche sfiorare quest'idea.
Perché il mio Louis è ancora lì, da qualche parte, e ciò che ho visto nei suoi occhi qualche ora fa me ne ha dato la conferma.

Però, dopo mesi di silenzio, non posso nemmeno prendere e andare da lui come se niente fosse e raccontargli la verità. Conoscendolo inizierebbe a ridere, prima di tirarmi un pugno in faccia e mandarmi a quel paese.
Col carattere che si ritrova, poi.

E in fondo, potrei davvero dargli torto? Avrei dovuto restargli vicino, essere forte e tirare fuori tutto quanto subito dopo l'incidente; prima che tutti quei falsi ricordi si infiltrassero nella sua mente creando un passato che non è mai esistito.
Tutte le bugie che si è sentito raccontare, tutte le cazzate con cui è stato nutrito, soprattutto per colpa mia.
Perché io non ho avuto il coraggio di alzare la testa e dire basta.
Sono stato io, con il mio silenzio ed il mio senso di colpa a spingerlo sempre più lontano da me.

E ora non soltanto mi sento in colpa per l'incidente, ma anche e soprattutto per quello che non ho fatto dopo.

L'ho lasciato nelle mani di quella ragazzetta fissata, che l'ha preso e se l'è rigirato come ha voluto, senza che nessuno si opponesse, senza che nessuno lo salvasse.

E sono stato io, io, a chiedere ai ragazzi di lasciar perdere.

Io, che nel pianto e nella disperazione li ho chiamati a casa mia perché mi giurassero di non rivelare mai la verità su di noi, con il pretesto che 'Lo avrebbe fatto stare troppo male' e che non potevo rovinare quello strano equilibrio che si era creato.

Per il suo equilibrio.
Certo. Non per la paura folle che potesse respingermi e abbandonarmi di sua spontanea volontà. Non per il terrore di sapere, di vedere il gelo in quegli occhi blu, di ascoltare i suoi passi decisi mentre se ne andava.

Mentre ancora il sonno sembra essere lontano anni luci, sento un forte tonfo provenire dalla porta d'ingresso.
Mi siedo di scatto sul letto, tendendo gli orecchi, cercando di capire se davvero qualcuno stia bussando al mio portone.

Ancora uno, due, tre forti spinte sul legno della porta ed io sono già in piedi incazzato nero.
Chi diavolo è che rompe le palle alle..1.46 di notte?
Ti prego, fa che non sia una fan.
Perché adesso sono talmente incazzato che non esiterei a sbatterle il portone in faccia, e domattina, alla luce del sole, avrei un'altra cosa per cui sentirmi in colpa.

"Harreeh"

Ma che cazzo è?
Adesso inizio pure a sentire le voci?
Sono davvero così depresso da immaginare qualcuno che mi chiama?

We'll survive this. (We always survive)Opowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz