CAPITOLO 3-ATTESA

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10 Marzo 2012

"Mi dispiace ma il signor Tomlinson si trova nel reparto terapia intensiva, non abbiamo ancora nessun'informazione sul suo stato attuale."

No.
Non può essere vero.

"Cosa sta dicendo, Ni? Non capisco..perché non possiamo vederlo? Io..devo vederlo, ditemi che sta bene, vi prego!"

L'infermiera continua a scusarsi, lo capisco dal movimento delle mani e dallo sguardo triste che mi lancia, ma in questo momento non ho alcuna voglia di aspettare.
Aspettare.

Aspettare cosa? Che il mio Louis venga sottoposto ad una qualche assurda operazione che potrebbe anche ucciderlo? Perché nessuno riesce a dirci cosa sia successo davvero?

"Signor Styles, credo che dovrebbe calmarsi adesso. E' inutile agitarsi. Può solo aspettare e..pregare."

"No! Stia a sentirmi, non ce l'ho con lei. Voglio solo sapere che diavolo è successo al mio fidanzato!"

Mi rendo conto solo adesso, di quello che ho appena detto.
La donna mi guarda per qualche secondo, fra lo stupito ed il meravigliato, prima di..sorridermi teneramente.
Il sorriso però non riesce a mascherare l'espressione preoccupata che continuo a leggerle sul viso da quando sono arrivato in questo maledetto ospedale.

Vorrei sorriderle di rimando, ma, con le lacrime di paura e rabbia che continuano a pizzicarmi gli occhi, non credo proprio che ne sarò capace.

"Capisco. Se potessi ti aiuterei, mio caro. Il fatto è che proprio non posso. Sono qui in attesa, insieme a voi. Tutto quello che posso fare è portarvi una tazza di caffè, per riscaldarvi un po'."
Guardo l'infermiera allontanarsi, mentre mi rendo conto che Niall è uscito dalla stanza, probabilmente per andare dagli altri.

Sento qualcuno stringermi una spalla da dietro, come per confortarmi.
Chiudo gli occhi e prendo un respiro profondo, cercando di allontanarmi un attimo da questo incubo.
Come vorrei che questa fosse la mano di Lou.
Come vorrei poter sentire il suo respiro sul mio collo adesso.
Come vorrei potermi voltare e prenderlo fra le mie braccia, per proteggerlo da tutto e da tutti.

"Harry."
Mi volto e, senza pensarci due volte, mi rifugio fra le due braccia sottili che mi accolgono senza parlare.

"Mamma."


E piango.
Piango perché ho paura, perché non so cosa aspettarmi.
Piango perché la famiglia di Lou sarà qui soltanto fra qualche ora e nel frattempo potrebbe succedere di tutto.
Piango perché non dovevo lasciarlo uscire dell'Hotel in quello stato.
Piango perché è colpa mia se adesso Lou è in quel dannato letto a lottare per la sua vita.


Se solo avessi accettato la sua decisione.
Se solo lo avessi ascoltato.
Se solo non lo amassi così tanto.

"Mamma, è colpa mia. E' tutta colpa mia!" Continuo a singhiozzare fra le braccia di mia madre, che intanto è riuscita a portarci entrambi vicino ad un paio di quelle sedie di plastica, tipiche degli ospedali.
Siamo seduti, l'uno accanto all'altra, ma, nonostante le sue carezze, non riesco a calmarmi.

"Harry, non è colpa tua. Non è colpa di nessuno. Ti prego, tesoro mio, non abbandonarti ai sensi di colpa. Adesso Louis ha bisogno di te. La sua famiglia ha bisogno di te. Devi essere forte e devi continuare a sperare. Lou è un ragazzo testardo e questo lo sai anche tu. Sono sicura che ce la farà."

Non so quanto tempo passi, ma, piano piano, grazie alla presenza di mia madre, riesco finalmente a calmarmi.
Lou è un ragazzo forte.

"Ehi caro..ti ho portato un po' di caffè. Stai tremando."

We'll survive this. (We always survive)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora