29. Mi sei mancato

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Bran quella sera stava lavorando con il pilota automatico. Era talmente abituato a preparare drink, che ci riusciva anche se con la testa era altrove.

Il paramedico non si era fatto sentire, Joel non si era fatto sentire, nessuno si era fatto sentire e quel non sapere lo stava facendo impazzire.

Era anche venerdì e quello significava solo una cosa: il locale era strapieno.

Faceva un caldo bestiale lì dentro e Bran sentì anche i boxer zuppi di sudore. Se ne sarebbe stato volentieri a casa a mangiare pizza surgelata, cotta nel microonde.

Aveva ingurgitato abbastanza gelato.

"Ci sei con la testa?"
Delle dita gli vennero schioccate un paio di volte davanti agli occhi, all'improvviso.

Bran sbatté ripetutamente le palpebre, poi si voltò verso Simon. Anche lui era sudatissimo e aveva tutto il trucco sotto agli occhi sciolto.

"Sembri un panda che ha deciso di fumarsi del bambù," disse Bran al suo migliore amico, poi stappò velocemente una birra e la diede ad un uomo sui cinquant'anni e con un'evidente crisi di mezza età, a giudicare dall'abbigliamento da teenagers che indossava.

I jeans skinny non stavano bene a tutti, insomma.

"Beh, grazie. Tu, invece, sembri un coglione con il mal d'amore," replicò prontamente Simon.

Perché quello era, purtroppo.

"Non si sono fatti sentire. Ne Logan ne Joel," informò Simon, continuando a preparare un drink dietro l'altro.

Simon stava facendo la stessa cosa al suo fianco. "Staranno scopando, forse," rispose.

Bran per poco non fece cadere a terra il mixer che stava manovrando. "Stai zitto, stronzo. Non dirlo nemmeno per scherzo."

Il solo pensiero lo uccideva.

Simon sghignazzò e Bran sperò mentalmente che quella sera al suo carissimo migliore amico fosse venuta la diarrea così non avrebbe potuto divertirsi tra le lenzuola con il amato professore.

Poi la vide, tra la folla, una chioma familiare di capelli biondi e il cuore di Bran iniziò a battere furiosamente, come se avesse corso per dieci chilometri senza mai fermarsi.

"È arrivato il tuo piccolo principe azzurro," affermò Simon, divertito, molto probabilmente dalla faccia da stoccafisso di Bran.

Quando vide Joel a qualche metro di distanza da lui, lasciò perdere tutto quello che stava facendo, fece il giro del bancone di corsa e, sgomitando tra la folla di uomini su di giri, gli andò incontro.

Joel lo stava guardando con quel suo sorrisetto adorabile sulle labbra rosse, che gli face solo aumentare la tachicardia.

Quando gli fu vicino, finalmente, gli circondò i fianchi con le braccia, se lo appiccicò addosso, nonostante il sudore, e gli incastrò il viso nell'incavo del collo.

"Per favore, mi perdoni? Senza di te non respiro, cazzo."

Joel annuì, Bran alzò il capo e strofinò la punta del naso contro la sua.

Dio, che bello che era averlo di nuovo vicino.

Quanto gli erano mancati quegli occhioni blu.

"Non è stata colpa tua, l'ho capito. Mi sei mancato, Bran..."

Bran non gli fece dire altro, lo baciò e ritornò a respirare.

La folla che si agitava loro intorno sparì, il sudore appiccicato addosso sparì, la musica alta divenne un suono ovattato.

Scomparve tutto e rimase solo Joel, le sue labbra morbide, il suo profumo buonissimo, chiusi nella loro piccola bolla.

Riesci a toccare la luna?  (Red Moon Saga 2)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora