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Il mio cellulare inizia a squillare, sbuffo, sto guardando un film e non vorrei sentire nessuno... ma rispondo, chiedendomi chi possa essere.

«Hai da fare, tipo... ora?» è Jesús, era chiaro.

Sorrido, perché anche se non avrei voluto sentire nessuno, mi piace quando mi cerca.

È proprio per questo motivo che dico che Carmen mi ha cresciuta e anche zio Álvaro, perché papà, esattamente come fa ora che sono grande, ha sempre fatto quando ero piccola: stava sempre al lavoro, anche se la sera tornava prima a casa, comunque durante il giorno non aveva tempo per me. So che lavora anche per mantenermi, e per questo lo ringrazio, ma più passa il tempo e più mi sento sola perché sono sempre in casa, tutta sola, mentre lui torna quando vuole.

«No, perché?» gli chiedo bloccando il film, così da riavviarlo quando avrò attaccato.

«Mi devi un appuntamento, ricordi?»

«Jesús, non scherzare. Sono sul divano, indosso una tuta enorme e non ho voglia di alzarmi. Esci con una persona che abbia voglia di uscire.» gli dico, prendendo una manciata di popcorn e mangiandoli.

Tutto mi sarei aspettata, tranne che, proprio stasera, mi avrebbe chiamata e chiesto di uscire. So che gli devo un appuntamento, aspettavo la sua chiamata, ma non proprio stasera.

«Scommetto che ci sono tante ragazze che hanno voglia di uscire, ma l'unica ragazza con cui voglio uscire io sei tu.» sorrido a quello che ha appena detto.

A volte mi chiedo se lui con me sia sincero... cioè, non penso che mi prenda in giro, anzi, penso che quello che dice e che fa nei miei confronti sia vero, quello che mi chiedo è se io sia l'unica ragazza a cui dice queste cose, oppure sia soltanto una delle tante per lui.

Il campanello suona proprio quando gli stavo per rispondere, per cui gli dico di aspettare un secondo e mi alzo, controvoglia, per andare ad aprire a chiunque abbia deciso di venire a disturbarmi. Mi sarebbe piaciuto ascoltare qualche altra cosa carina che mi avrebbe di sicuro detto Jesús... apro la porta e, inizialmente, penso solo che sia un'allucinazione, ma quando mi rendo conto che lui, che Jesús, è davvero qui, torno sul pianeta terra.

È impazzito?

Eravamo d'accordo: lui aveva promesso che non sarebbe più tornato qui e io ho promesso che non avrei più detto che lui ha una ragazza, perché lui ha detto di non averla. Perché allora è qui?

Attacco la chiamata e mi rimetto il telefono in tasca, incapace di parlare o di fare qualsiasi cosa.

«Sei arrabbiata, lo so, ma volevo vederti e sono venuto fino a qui.» mi dice leggermente in imbarazzo, per poi schiarirsi la voce e continuare: «Non capisco quale sia il problema della tuta enorme... sei bellissima comunque.»

«Jesús, sei completamente impazzito, e sei anche bugiardo... entra, prima che una delle mie vicine pettegole ti veda.» gli dico facendolo entrare e poi chiudendo la porta alle nostre spalle.

Lo guardo, ma lui si guarda intorno come farebbe chiunque altro entrerebbe in un posto per la prima volta. Faccio il giro del divano e prendo il contenitore contenente i popcorn, portandoli in cucina prima che lui li veda e inizi ad immaginarsi me, stravaccata sul divano, a guardarmi la televisione e a mangiarmi varie schifezze. Voglio evitare.

Il giorno in cui l'ho visto per la prima volta, mentre insultava in spagnolo i poliziotti che lo avevano arrestato, non avrei mai pensato che proprio quel ragazzo sarebbe entrato in casa mia.

Torno di là trovandolo davanti al divano, non so proprio che cosa dire o che cosa fare... è la prima volta che qualcuno entra in casa mia, qualcuno di sconosciuto alla mia famiglia, intendo.

«Quindi fai questo nel tuo tempo libero?» mi chiede guardandomi, finalmente.

«Ti sembro una che va in giro a divertirsi giorno e notte?» gli chiedo alzando un sopracciglio.

«No, no, pensavo che... lascia perdere.» corruccio la fronte ma non insisto...

Una grande parte di me è felice che lui sia venuto a casa, perché mi fa capire quanto ci tenga e quanto sia disposto a rischiare per vedermi, ma comunque dovrò ripetergli di nuovo che è meglio che non torni più qui, perché per due volte gli è andata bene, ma non so se gli andrà così bene per sempre.

Ho sempre sognato una grande famiglia... cioè, non penso ancora ad avere dei figli o a quanti averne, penso soltanto che... sarebbe bello per me avere sempre la mia famiglia accanto, fare conoscere loro il ragazzo che mi piace e poterlo invitare a casa o uscire con lui senza bisogno di inventarmi bugie o di nasconderci. Sarebbe bello che il mio ragazzo, quando lo avrò, facesse amicizia con i miei fratelli e si volessero bene.

«Io non... non penso mai se sia giusto o sbagliato quello che faccio. Se mi va di venire da te, ci vengo senza rifletterci su e... mi rendo conto soltanto ora di aver sbagliato a venire qui.» mi confessa lasciandomi di stucco: «Me ne vado, fai finta che io non sia mai stato qui.»

Corruccio la fronte e lo guardo venire verso di me, ma è soltanto perché deve per forza venire qui per fare il giro del divano e andarsene, e per quanto io sappia che sia meglio che lui se ne vada, fingendo che non sia mai stato qui, mi metto davanti a lui per evitare che se ne vada. Insomma... ha rischiato così tanto, e ora se ne vuole subito andare? Mi guarda aspettando che io mi sposti, ma non ho intenzione di farlo.

«Che cosa significa? Te lo giuro, cerco di capirti, ma in questo proprio non ci riesco. Prima mi vuoi vicino, poi no, poi ancora sì e... tra dieci minuti mi manderai via?» sembra... ferito.

Ha ragione: non posso continuare a comportarmi in questo modo, per cui faccio un passo indietro e lo supero, andando davanti al divano perché non appena se ne sarà andato non perderò altro tempo e mi rimetterò a guardare il film. Lui, però, è ancora fermo nel punto in cui lo bloccavo io... inaspettatamente si volta verso di me e mi viene in contro. Trovandomelo davanti arretro, ma inciampo e cado all'indietro sul divano, nonostante mi aggrappi a lui, che cade sopra di me. È così vicino a me che se mi avvicinassi a lui di un solo centimetro lo bacerei.

È la primissima volta che mi trovo così vicina ad un ragazzo, e la cosa non mi sta dispiacendo per niente.

Mi guarda dritto negli occhi, non sembra intenzionato ad alzarsi e la cosa mi piace molto. La sua mano sfiora il mio fianco.

«Dimmi che vuoi che me ne vada e lo faccio subito.» sussurra a pochi centimetri da me, ma credo che sappia che sono incapace di parlare, in questo momento.

Sembra fiero di sé, mentre io me ne sto in silenzio a fissarlo.

PrincesaWhere stories live. Discover now