Capitolo 11

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Amos

"Ma perché questa dannata marmocchia non mi sta mai a sentire? Anzi, per quale diavolo di motivo mi sono lasciato convincere da quella vecchia megera a venire a spiegare la situazione a dei tizi che neanche conosco in un altro mondo?" Pensò amaramente Amos, reprimendo il desiderio di dar fuoco all'ambiente circostante!

«Famiglia cara, questo è "l'essere" di cui vi ho parlato, Amos, e dato che ha tanto insistito per venire a spiegarci la situazione di persona, penso che gli lascerò la parola.» Spiegò Clara, defilandosi, sentendo un brivido correrle attraverso la spina dorsale.

«A dirla tutta, non è che io abbia proprio insistito... ma lasciamo perdere. Allora, come vi avrà già spiegato vostra figlia, la situazione è critica e, a quanto sembra, seppur sia ancora all'oscuro della motivazione, Clara ha un ruolo essenziale ed è necessario che prenda parte a questa "missione".» Concluse lui, con non poco imbarazzo. Non importa l'età, come si può sembrare seri facendo certi discorsi?!

Alla sua spiegazione, seguì un silenzio spiazzante, degno dei migliori film western prima dello scontro decisivo!

Il primo a prendere la parola fu il primogenito, Cristiano, dato che sembrava l'unico non in stato catatonico.

«Quindi tu vieni da un altro mondo e vuoi che mia sorella, la quale, tra le altre cose, non mi pare averti in molta simpatia, senza offesa eh, ti aiuti a salvare un mondo che non è il nostro per una non ben specificata ragione. Dunque, ho riassunto bene?» Disse lui, con un tono fin troppo calmo per il contesto in cui si trovavano!

«Io stesso non avrei saputo dirlo meglio.» Rispose Amos, guardando attentamente il suo interlocutore. A Clara parve che quei due stessero instaurando una sorta di solidarietà maschile.

A questo punto, la ragazza non poté far altro che intervenire, visto che il fratello, non esprimendosi contro l'idea di quel bellimbusto, pareva star dando il suo assenso. Ma, del resto, come si può dargli torto, quando "al massimo" avrebbe potuto rimetterci la pelle, proprio una cosa di poco conto, o finire dispersa chissà dove, senza poter tornare indietro?!

«Ehi dico, ma si può sapere perché non fai altro che scambiarti occhiate solidari con questo tizio? Vorrei ricordarti che potrebbe succedermi di tutto e tu non fai niente per impedirglielo. E voi, mamma, papà, vi prego, intervenite!» Esordì Clara, a dir poco esasperata dalle reazioni dei familiari.

Il fratello, offeso da quelle ingiuste accuse proferì: «Sorella mia, cosa mai potrei dire? Abbiamo un essere non umano con poteri incredibili nel nostro bagno, posto assai particolare per una conversazione del genere - anche se ripensandoci, non penso ci sia un luogo adatto a prescindere – ma, a parte questo, la "persona" in questione afferma di aver bisogno di te. La scelta è tua, ma sia io che i nostri genitori saremo dalla tua parte, a prescindere, anche se non so come potrebbe reagire a un no il nostro nuovo amico.»

«E scommetto che non vorresti scoprirlo, dico bene?» Seguì Amos.

«Beh, se devo essere sincero, preferiremmo tutti evitarlo, ma se mia sorella ritiene che questa sia la scelta migliore, allora sappi che non ci tireremo indietro.» Disse Cristiano, estremamente convinto delle proprie affermazioni. Forse, non era pienamente cosciente di chi si trovasse di fronte, ma Amos parve apprezzare questo sprint di coraggio, sollevando leggermente i bordi della bocca quasi a formare un sorriso.

"Sembra davvero un angelo caduto." Pensò Clara, quasi noncurante del disastro che sarebbe potuto avvenire di lì a poco.

«Un momento, ma ora che ci penso, dove diavolo sono finite le tue ali?» Chiese la ragazza, come se si fosse ridestata da una sorta di trance.

«Con tutto quello che sta succedendo, tu ti preoccupi delle mie ali?» Chiese realmente stupito Amos. La domanda doveva aver ridestato anche i genitori, dato che anch'essi intervennero nella questione.

«Possiedi delle ali?» Intervennero all'unisono Lara e Flavio, come se fosse la cosa più importante del mondo!

«Voi non siete una famiglia normale, lasciatevelo dire. Ora capisco da chi abbia preso vostra figlia.» Affermò allibito il drago.

Clara lo fulminò con lo sguardo e i suoi familiari fecero altrettanto. Amos si sentiva leggermente alle strette, in tutti i sensi, visto che si ritrovava praticamente schiacciato al muro.

«Bene, io ho fatto quanto mi è stato chiesto, mi sono comportato gentilmente, ma adesso, il tempo per i convenevoli è finito e tu, ragazzina, vieni con me, con le buone o con le cattive.» Disse lui, leggermente spazientito.

«Lo sapevo che questa scenetta non sarebbe durata a lungo, ma se pensi di poter venire a fare la voce grossa a casa mia, davanti ai miei, ti sbagli di grosso, ciccio!» Proferì la ragazza, furiosa come una pantera.

«Ehi tu, ti rendi conto che potrei far di te ciò che vuoi se solo lo volessi, vero?» Chiese sarcastico lui, avvicinandosi sempre più alla ragazza, la quale, era coperta da solo un asciugamano e questo non contribuiva certamente ad aiutarlo a riacquistare il suo autocontrollo.

"Ma insomma, perché continuo a prestarmi a certi giochetti, quando potrei facilmente aggirare l'ostacolo e tornarmene da dove sono venuto con la qui presente, senza troppi giri di parole. Oh, ma chi voglio prendere in giro, è inutile che mi ostini, quando la vedo perdo ogni cognizione ed è una sensazione davvero fastidiosa..." Pensò lui, non riuscendo a trattenersi dal prendere parte ai loro soliti siparietti.

«Scusate, non vorremmo interrompere la romantica atmosfera, ma Clara, sei davvero sicura di voler andare?» Questa volta fu Flavio a intervenire, rimasto in silenzio fino a quel momento.

«Mph, come se avessi scelta o volete finire tutti abbrustoliti? Penso non sia necessario sottolineare che questa storia non debba uscire da queste mura. E, comunque, di quale atmosfera romantica state parlando? Io non vorrei dover dividere neppure l'aria con un essere del genere e, se lo faccio, è solo perché non voglio che degli innocenti muoiano.» Concluse lei, stizzita. I tre parenti si guardarono, ma non erano per niente convinti da queste sue parole.

«La stessa cosa vale per me. Nel corso della mia lunga esistenza ho avuto a che fare con le donne più belle, ma, di certo, mai con un'umana scialba e anonima come te e intendo continuare su questa strada.» Replicò lui con un irritante sorrisetto (A detta della ragazza).

«Certo, ma questo viaggio sarà indubbiamente pericoloso, come possiamo fidarci di te, affidandoti la vita di nostra figlia? Tu metteresti la tua nelle mani di un perfetto estraneo?» Chiese seriamente il padre.

«Quello che posso garantirvi è che la proteggerò anche a costo della mia stessa vita. Ho un debito con lei e intendo onorarlo.» Affermò Amos, mantenendo lo sguardo del preoccupato genitore.

«Comunque, potrà tornare qui ogni qual volta lo desideri, le basterà aprire un portale con il ciondolo che le è stato affidato. Dovrà solo prendere parte a questo viaggio e aiutarci a trovare una serie di oggetti di fondamentale importanza per ristabilire l'ordine e poi, tutto tornerà come prima. Cercheremo di organizzarci in base ai suoi impegni, ma non garantisco per gli imprevisti, sapete com'è quelli, in un modo o in un altro, sono sempre dietro l'angolo.»

Alla fine, seppur con un peso sul cuore, dovettero accettare la sua scelta.

«Sappi che ti prendiamo in parola.» Aggiunse il fratello, stringendogli la mano.

«La manterrò.» Rispose lui, ricambiando la stretta, usando solo un minimo della sua forza, altrimenti gli avrebbe spappolato la mano.

«Bene, dovrei tornare tra qualche giorno, per fortuna che è vacanza. Porterò dei libri e il mio laptop con me.»

«Cos'è un laptop?» Domandò incuriosito Amos.

«Te lo spiego in viaggio. Adesso, per piacere, lasciatemi vestire e preparare le mie cose e portatevi anche lui!» Rispose lei, chiudendo tutti fuori e lasciando il "povero" Amos in balia dei familiari!

E ora che il viaggio abbia inizio!



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