Amanda

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Avevo quattro anni quando mio padre mi regalò la mia prima tavola da surf.
Non apprezzai immediatamente il dono, la tavola era ben più alta di me e nonostante io passassi le mie giornate ad osservare mio padre e mio fratello in acqua, non capivo esattamente perché mi fu regalata una tavola di poliuretano.
«No papà, non voglio salirci!» ripetevo senza fermarmi.

«Flor non sforzarla, non deve per forza amare il surf» mia madre, nel suo piccolo provava a convincere mio padre che non dovevo per forza diventare una surfista.

«Tesoro Kevin ama il surf, imparerà ad amarlo anche Amanda».

Mio fratello Kevin di quattro anni più grande di me era un pesce più che un essere umano.
Trascorreva le sue giornate aspettando l'onda giusta e quando arrivava di certo non se la faceva scappare, la cavalcava con orgoglio e bravura.

Io guardavo incantata mio padre e mio fratello, e a cinque anni iniziai a surfare.
Divenni subito molto brava, come se fossi nata per cavalcare onde.
A otto anni praticavo già surf agonistico ed entrai a far parte di un team locale con il quale divenni una delle più forti nella categoria under 16.

Mi chiamavano la sirenetta dell'arcipelago, ero un tutt'uno con la mia tavola da surf e niente mi rendeva più felice.


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Ore 6a.m
La pioggia batte incessantemente sulle finestre da quando mi sono svegliata, o molto probabilmente da parecchio prima.
Adoro surfare di primo mattino, soprattutto quando piove, l'aria è più intensa e le onde sembrano più amplificate.
Infilo la mia muta da surf, prendo la mia tavola e corro in spiaggia, la quale dista da casa mia circa due minuti a piedi.
Applico uno strato di cera termica sulla mia tavola, un rito che mi permette di entrare in sintonia con essa, ogni giorno.

Non appena entro in acqua sento il mio corpo vibrare, come se fossi stata concepita dall'oceano e quello era esattamente il posto in cui volevo stare.
Pagaio spingendomi in largo, mi siedo a cavalcioni e attendo l'onda.
Eccola che arriva, nuoto più velocemente spingendo la tavola con il mio corpo.
Con un unico e rapido movimento, spingo il corpo in alto con la forza delle braccia e porto i piedi sotto di me.
Il primo taking off della giornata è il mio preferito è come se il mio corpo si svegliasse solo in questo momento.
Resto in equilibrio sulla mia tavola squarciando l'onda e compiendo un paio di curve. Soddisfatta mi lascio trasportare dalla potenza dell'acqua, mia migliore amica da sempre.

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«Tesoro c'è posta per te CORRI!!!» urla mia madre appena mi sente rientrare.
Corro in cucina e mia madre, mio padre e mio fratello sono seduti intorno al tavolo in attesa del mio ritorno.
«Amanda, goccioli ancora!» urla mia madre

«Lo so mamma ma dalla tua voce sembrava urgente»

«In effetti lo è!» mio padre sventola una lettera proveniente dalla surfrider School in California.
La più prestigiosa scuola di surf del mondo, la scuola che mi avrebbe insegnato tutto ciò che serviva per il titolo mondiale.
Avevo fatto domanda un paio di mesi prima, la selezione avveniva tramite un video presentazione. Avrebbero visionato centinaia di migliaia di video per poi scegliere pressappoco venti alunni ogni anno.

«Forza papà, aprila!»

Mio padre apre con mani tremanti la tanto attesa busta.

Si schiarisce la voce e inizia a leggere:

«Amanda Khloe siamo liete di informarla che il suo video presentazione ha molto colpito i nostri selezionatori ed è per questo che accettiamo la sua richiesta di iscrizione.
Benvenuta alla Surfrider School di Malibu».

Le urla di gioia squarciano casa mia, ero stata ammessa alla scuola dei miei sogni.

Niente ora può fermarmi.

Live Love SurfWhere stories live. Discover now