La gara finale

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La sveglia suona alle 6 del mattino, con una martellante ansia che non mi consente di essere lucida.
Nulla consuma il corpo quanto l'ansia e io avevo bisogni di calmarmi.

Prendo il telefono e compongo istintivamente il numero di Daniel, mettendo giù al secondo squillo. Volevo sentire la sua voce, sicuramente mi avrebbe calmata ma pensarlo lontano da me non faceva altro che farmi stare ancora più male, decisi così di lasciar perdere.

Mi affaccio al balcone osservando l'oceano di fronte a me, sono nata e cresciuta alle Hawaii e l'oceano mi fa sentire a casa, tanto che quando mi trovo nell'entroterra lo desidero da morire.
C'è nell'oceano qualcosa che mi dà pace, adoro osservarlo e poter sentire solo la calma attorno a me che pervade il mio corpo e la mia anima.

Inizio a prepararmi, per le 8 sarei dovuta essere pronta, faccio una doccia indosso il costume con la muta fornitami per la finale e accarezzo delicatamente la mia tavola da surf come se le raccomandassi di non mollarmi.

Toc toc!

Se è Sophie giuro che mi incazzo, sono solo le 7 e sarà già venuta a farmi drizzare i nervi, non l'avrei tollerata, decido di non aprire.

Toc toc!

Vista l'insistenza direi che è proprio lei, le dirò che ero sotto la doccia per questo non ho aperto.

«Amanda, ci sei?» il mio cuore sobbalza, fa una capriola per poi rimettersi nella sua posizione iniziale, questa voce, la voce che avrei riconosciuto in mezzo a milioni, mi catapulto verso la porta aprendola velocemente

«KEVIN!» urlo lanciandomi tra le sue braccia, mio fratello mi stringe forte tenendomi sulle sue ormai fragili gambe, quelle gambe che un tempo facevano meraviglie e che oggi non si tenevano più in piedi

«Non ci saremmo persi questa finale per nulla al mondo» dice mio fratello indicando dietro di lui dove vedo apparire mia madre e le mie due migliori amiche Juls e Anne.
Riesco ad emozionarmi così tanto da piangere come una bambina.

«Ok non è il momento delle lacrime, devi vincere questa finale» dice mio fratello

«Ci proverò» rispondo accarezzandogli il viso

«Come avete fatto a venire qui? Insomma vi sarà costato una cifra» chiedo a mia madre tenendola stretta a me

«Tranquilla tesoro, avrei speso anche il triplo pur di essere qui. Sei la mia bambina e questo é un giorno importante, dovevo esserci a qualsiasi costo» i nostri abbracci vengono interrotti da Sophie la quale viene subito a chiamarmi per portarmi in spiaggia

«Manca un'ora alla gara, non perdiamo tempo» scatto come un soldatino prendendo le mie cose in camera, mi ritrovo ancora una volta con il cellulare in mano, decido di chiamarlo questa volta.
Compongo il numero velocemente:

Primo squillo....
Secondo squillo...
Terzo squillo....
Quarto squillo....

«Pronto» La voce di Daniel mi scatena una reazione inenarrabile al cuore

«Sono io»

«Lo so...»

«Ho paura»

«Andrà tutto bene, attenta alla costiera est»

«Cosa vuoi dire? Che ne sai? Sei qui?»

Live Love SurfWhere stories live. Discover now