Il sole dentro

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«Ti dico di sì, è stato un attimo, ma mi ha detto proprio così!

Il GGG, lui, mi ha detto di uscire, hai capito, mi ha dato un colpetto su una spalla proprio mentre pensavo che ormai era andata dopo la scena del bicchiere e in mezzo a tutte le altre mi ha trascinato via e poi siamo finiti subito oltre lo steccato e poi...

Ok, ora ti spiego. Sì, con calma. Dunque.

Non ci credevo. Un appuntamento.

Ovvio che gli ho detto di sì. E se poi ci ripensava?»

Norah si stende sul letto a pancia in giù, facendo dondolare i piedi in aria.

«Allora, andiamo per ordine.

Sto su quella sedia come sugli spilli, non so se...ho capito che tu parlavi con Oscar, ma avrai pur visto tutto quel gran casino...il bicchiere...ma come no? Mi guardavano tutti! E poi Luisa...ho capito che non ti interessa, ma se non mi fai spiegare non capisci!

Già, non me lo spiego. Sono a sedere su quegli spilli, guardo quell'unico bel fiore rosso all'angolo come me, in quel vaso un po' sbreccato con ancora qualche foglia ormai secca, provo a...

Sì, va bene, ho capito. Vengo al punto.

Mentre sono lì che cerco di essere trasparente, hai presente il gioco dell'invisibile che facevamo da piccole di fissare un punto nel vuoto e non dovevamo ridere e neanche respirare che chi rideva per primo aveva perso. Insomma fisso il mio fiore come se lo osservassi per evitare ogni sguardo. E poi lo sai che con le piante io ...vabbè, aspetta, ci arrivo!

Non prendo neanche il cellulare dallo zaino dalla paura che me ne capiti un'altra, che so, mi cade qualcosa e tutti mi notano. Si girano a guardare proprio me.

Ormai ho una pozza di sudore tra la coscia accavallata e l'altra ma non la sposto.

Penso solo a come cavolo andarmene di lì, vorrei scomparire e diventare una pianta anch'io per starmene in pace nel mio vaso...

Qualcosa mi sfiora i capelli. Da dietro.

Mi si ferma il respiro mentre mi giro e ancora con l'angolo dell'occhio riconosco i suoi, di occhi. IL GGG.

«Che ne dici di un giretto là verso il mare, ti va?»

Neanche un attimo per pensare che dire, provo a inghiottire ma niente saliva.

Ho la bocca secca. Mi viene solo un sorriso ebete.

Mi alzo e sento che le gambe mi tremano mentre lo seguo verso la strada lì davanti, proprio quella davanti al mare hai capito?

Cammino leggera in mezzo ai crocchi di gente che parla o beve o fuma.

Qualcuno fuma già, hai visto?

Sì, l'ho sentito anch'io lo sguardo di Oscar. Sarà, dici che lo sapeva? Che ti ha chiesto, scusa?

Aspetta un attimo, mi si sta scaricando questo cellulare del cavolo...ecco, ora l'ho attaccato alla presa».

Norah si sbraccia per recuperare il caricabatterie, scende dal letto.

«Un attimo eh, che mi siedo qui in terra se no non ci arriva...anche il caricabatterie è una schifezza, in questo cellulare.

Ok, ora ti dico. Oh, ma hai fretta? Che avrai mai da fare?

Sì, va bene, lo so ma non mi ha mica detto oh, esci con me, così su due piedi.

Abbiamo camminato un po' lungo la strada, di lato al mare, verso le dune e la spiaggia libera.

Non lo so, abbiamo parlato così, del più e del meno, mi dice sai che hai dei bei capelli, forte il rosso, cammina con le mani in tasca.

No, non ha mai guardato il cellulare, è buon segno dici?

Io figurati, ogni passo mi si apre un sole dentro.

A un certo punto penso che dovrei dire è tardi, torniamo indietro, ma le gambe vanno da sole, in bocca sento il salmastro e nel naso arrivano folate di mirto dalle dune, con quelle note marine, sento le nostre voci che dicono cose inutili sulla scuola e intanto lo guardo di sottecchi senza che se ne accorga, voglio vedere se...

Va bene, oh, bell'amica che sei, insomma, alla fine lui mi chiede che musica ascolto e lì si parte con Britney Spears e la danza e gli racconto che io ballo e che mi piacerebbe fare la ballerina da grande, no classico eccetera, lui mi dice che è forte e siamo al limitare della pineta ed è tardi.

Sarà meglio tornare, non so nemmeno perché l'ho detto ma funziona.

«Comunque ci si può vedere per fare un giro uno di questi pomeriggi se ti va».

Sì, proprio queste parole.

Dovrei dire ci penso, te lo dico a scuola, lo so, ma mi viene un sì dai, si può fare, e mi si apre la bocca in un sorriso e mi viene anche da ballare ma mi trattengo e mi sforzo di guardare da un'altra parte ma alla fine incrocio i suoi occhi verdi che sorridono e bam, il sole dentro esce allo scoperto.

Sì, il GGG mi ha detto se usciamo un pomeriggio di questi.

Anzi, martedì per l'esattezza. Sì, questo che viene. Hai capito? Sei felice??

Va bene, vengo. Ho capito, pensiamoci insieme a che mi metto. Domani dopo la scuola è ok».

FOGLIEWhere stories live. Discover now