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               DA BEN NOVE MESI CONTINUANO a dire che il padre di John B sia morto, che il mio amico sia in fase di negazione, in quanto ha sempre rifiutato di firmare ogni documento

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               DA BEN NOVE MESI CONTINUANO a dire che il padre di John B sia morto, che il mio amico sia in fase di negazione, in quanto ha sempre rifiutato di firmare ogni documento. A me ha sempre ripetuto che, un giorno, suo padre sarebbe tornato da lui, e ritrovare la sua bussola lo ritiene una specie di segno. Un qualcosa che non può essere casuale. Suo padre è ancora vivo e lo avrebbe trovato a tutti i costi.

O almeno è questo quello che mi ha detto la notte precedente prima che io abbandonassi lo Chateau per ritornare a casa mia.

Dopo quasi una settimana, ho finalmente dormito di nuovo nel mio comodo e profumato letto, mettendo in carica il cellulare e leggendo tutti i messaggi che i miei genitori mi hanno inviato nei giorni addietro.

Fortunatamente ieri sono rientrata tardi, quindi né mia madre né mio padre hanno potuto sgridarmi, ma nessuno mi toglierà una bella ramanzina proprio ora che abbandonerò la mia stanza e mi vedranno.

Esco dal bagno dopo essermi lavata e indosso un costume nero, una canotta bianca, dei pantaloncini neri a vita alta, e delle scarpe da ginnastica del medesimo colore della canotta. Dopo tanto tempo riprendo i miei trucchi in mano e, con il correttore, riesco a coprire tutto ciò che Topper ha gentilmente regalato al mio volto.

Afferro il telefono ed esco dalla mia stanza, scendendo al piano inferiore ed entrando nell'enorme sala da pranzo, nella quale ci sono i miei genitori intenti a fare colazione.

«Buongiorno!» esordisco ed immediatamente i loro sguardi slittano su di me.

«Jennifer, dannazione! Non sai quanto ci hai fatto penare in questi giorni!» dice mia madre, rilasciando un sospiro di sollievo, e riesco a vedere la preoccupazione abbandonare il suo sguardo.

«Pensavamo ti fosse successo qualcosa durante l'uragano. Per fortuna stai bene, principessa» mio padre allunga la mano verso di me e mi fa sedere sulle sue gambe, stringendomi in un caloroso abbraccio.

«Avrei dovuto avvisarvi, lo so, ma il telefono non prendeva» mi giustifico, buttando giù un sorso di caffè.

«Suppongo tu sia stata con i tuoi... compagni d'avventura» dice mia mamma con un tono quasi disgustato, facendomi roteare gli occhi al cielo.

«Amici, mamma! Con i miei amici!» la correggo con un'espressione infastidita. «E sì, sono stata con loro e sono stata da Dio» aggiungo, mettendo su un falso sorriso.

«Tesoro, tua mamma era solo preoccupata per te, e quello che voleva dire-»

«No, papà, so benissimo quello che intendeva! Non riesce ancora ad accettare il fatto che siano la mia famiglia!» sbotto irritata, alzandomi dalle sue gambe.

«Ce l'hai già una famiglia! Loro sono solo delle persone con cui passi del tempo e che, tra qualche anno, dimenticherai. E lo dico per esperienza personale! Le amicizie non durano a vita».

𝐔𝐍𝐄𝐗𝐏𝐄𝐂𝐓𝐄𝐃, jj maybank Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora