CAPITOLO 10

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Kyra Pov:

Due giorni erano passati dall'incontro con l'avvocato e dall'essere venuta a conoscenza del contratto; due giorni che non parlavo con i miei, non mangiavo e me ne stavo chiusa in camera. 

In quei giorni, ripensavo spesso a ciò che era la mia vita; mi sentivo niente, perché in fondo quello ero, niente.

L'unica cosa bella in tutto quel casino che era la mia vita, era stato l'aver incontrato le ragazze: con loro mi sentivo libera, non avevo restrizioni di nessun genere e questo mi faceva sentire viva, per la prima volta nella mia vita io ero viva!! 

E non esisteva sensazione più bella!!. 

Proprio per questo, avevo deciso di andare a quell'uscita che era stata programma per quella sera stessa. 

Mi alzai dal letto, diringendomi verso la cabina armadio, non sapevo ancora cosa indossare, non mi era mai capitato di partecipare ad un'uscita così, d'altronde ero sempre stata chiusa in collegio per studiare, ero in uno stato di confusione totale, iniziai quindi a cercare l'outfit che potesse andare bene, ma niente di tutto quello che avevo mi piaceva, fino a quando, dopo aver svuotato letteralmente l'armadio, non vidi una borsa buttata lì così; la riconobbi subito, era un regalo che mi avevano fatto le ragazze; a ripensare acque giorno un sorriso nacque suo mio viso, non avrei mai pensato che sarei arrivata a metterlo, anche perché i miei mi avrebbero sicuramente vietato di indossarlo, ma dopo tutto quello che era successo con mio padre e la rabbia che provavo nei suoi confronti, decisi che avrei iniziato ad essere un po più ribelle e meno accondiscendente verso di lui e avrei iniziato proprio quella sera. 

Decisi quindi per la prima volta nella mia vita di osare: optai per quel vestitino corto nero abbastanza aderente scollato sulla schiena e una volta scelto l'outfit completo per la serata compreso di scarpe e accessori, entrai in bagno dove feci una lunga doccia.

Non appena ebbi finito, mi guardai allo specchio ma ciò che vidi non mi piaceva affatto! 

Ero visibilmente dimagrita, avevo profonde occhiaie ed ero molto pallida. 

Avvolsi il mio corpo nell'asciugamano ed entrai in camera, iniziai a prepararmi e non appena fui pronta scesi giù.

Come pensavo, trovai mio padre seduto in salotto: l'ansia mi stava divorando, non glielo avrei fatto notare però, mi sarei mostrata forte, e lo sarei stata, almeno davanti a loro; li odiavo. 

Non appena mi vide sbianco', non si sarebbe mai aspettato di vedere sua figlia vestita così; si alzò e abbastanza velocemente dalla poltrona dove era seduto facendo cadere il giornale a terra e si avvicinò a me

-E tu dove credi di andare conciata in quel modo? Sei mia figlia e come tale non ti permetterò di uscire così!- sembri una puttana, mi misi a ridere a sentire le sue parole

-Dimentichi una cosa importante; non sono più tua figlia, hai perso ogni diritto di parlarmi così, nel momento in cui hai firmato quel maledettissimo contratto, vendendomi a un perfetto sconosciuto! E se sembro una puttana anche questo è colpa tua, mi hai venduta come tale, non dimenticarlo, e adesso con o senza il tuo permesso io andrei, ho una meravigliosa serata che mi aspetta… padre!!!- mi avvicinai alla porta, stavo per uscire, quando una presa ferrea e dolorosa sul mio polso mi fermò; mi voltai e per la prima volta ebbi paura di lui, non avevo mai visto mio padre così arrabbiato, ma ciò che mi fece tremare di più furono le sue parole

-È vero, hai ragione, ti ho venduta, è sai non me ne pento! Ma ricordati che fino a quando starai qui, posso ancora dire e fare con te ciò che voglio..- la sua mano colpì il mio viso che procurò una piccola ferita al labbro e un leggero livido sullo zigomo, lasciò la presa sul mio polso, dove anche lì ne sarebbe rimasto sicuramente il segno, ma in quel momento non mi importava, volevo solo andarmene via da quella casa. 

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