CAPITOLO 1

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"La solitudine può essere una tremenda condanna o una meravigliosa conquista"
-Bernardo Bertolucci.

E' una mattina come tante, fredda e solitaria. Non so cosa avesse di speciale. Camminavo su quella stupidissima strada per andare a scuola, come ogni mattina, con quegli insulsi marciapiedi consumati dal tempo e un odore fastidiosissimo di fumo. Camminavo e tenevo le cuffie come se il mondo circostante non esistesse, non le cacciai mai lungo quel tragitto. Una sola volta caddero, e intorno a me c'era solo silenzio. Un silenzio assordante e cattivo. Misi di nuovo le cuffie e il mondo iniziò a parlarmi.
Non so cosa avesse di speciale questa giornata, ma secondo me è una "felicissima giornata triste".
Solitamente la mattina mi piace camminare, ma sta mattina avrei preferito rimanere a dormire.
Arrivo a scuola. Tutto intorno è grigio, straziante e caotico. Salgo le scale sola, e procedo lungo il corridoio che porta alla mia classe. Ecco un altro giorno in solitudine. Mi siedo al mio banco sola, pronta a rispondere male a chiunque mi parlasse.
L'acidità è un liquido che scorre fluido nelle mie vene.
Entra la professoressa e inizia la "lezione", se si può chiamare così dato che su 5 ore, 4 le usiamo per parlare e fare caos. Tra interrogazioni e rimproveri di vario genere, l'ultima campanella suona. Oggi è un giorno importante. Il giorno del famosissimo incontro SCUOLA-FAMIGLIA. Cioè sentirsi ripetere mille volte dai professori che potrei fare di più, che studio ma non eccessivamente. E ripetiamo la solita canzoncina. Tra sorrisi finti e risatine nervose.
Appena tornata dall'incontro, tutto bene, voti tra il 6 e il 7, sono molto intelligente ma studio il necessario e non approfondisco, le solite cose come vi avevo accennato prima. Mai soddisfatta di me stessa, ma ormai avete capito che tipo di persona sono. Sono così, magari antipatica o solitaria, magari solo io.
Beh, a dirla tutta, non ero così. Ero dolce e simpatica, amavo (come ogni bimba) gli arcobaleni, le canzoncine dei cartoni e il rosa confetto.
Un giorno d'estate possiamo dire che mi innamorai. Una cosa da non rifare mai più. Un ragazzo più grande di me di 7 anni circa. Mi piaceva troppo. Piansi giorni e giorni per lui. Ma lo catalogai come "Un amore impossibile". Perciò voltai pagina.
Un giorno un ragazzo "si innamorò" di me. Voi penserete "Che bello!", all'inizio lo pensavo anche io, ma non fu' così. Un amore bellissimo, senza dubbio. Innamorati entrambi, dolcissimi, la coppia più bella del mondo, e bla bla bla.
Siamo stati assieme 7 mesi e, per cause che non vi starò qui ad elencare, ci siamo lasciati. Anche se molto innamorati. Lui, ovviamente, mi ha dimostrato che l'amore fa schifo e che non ci teneva per niente a me. Tutto questo giro di parole per dirvi che sono acida grazie a lui. Ammetto che è anche un po' colpa mia. Dovete sapere che il mio "Amore Impossibile" non è poi così tanto irraggiungibile, dato che ho passato l'estate più bella con lui. Ed è proprio per questo che i 7 mesi sono svaniti in una notte. Una notte di semplici parole. Una notte da non dimenticare per nessuna motivazione al mondo. Ma non nascondo che quei 7 mesi mi mancano: Le foto, i ricordi, i baci, gli abbracci che soffocano, i suoi occhi verdi immersi nei miei, i baci sul collo, le prese in giro, le risate, la gelosia, la presunzione, i sorrisi, le coccole, le facce strane, le linguacce, le incazzature, tutte le volte che rimanevamo male a vicenda, le urla, i pianti, le promesse, le parole, le nostre mani, le parole sotto voce, i ti amo piangendo e quelli andati al vento, quelli che ho iniziato a dire solo quando tutto era finito. Solo quando il ricordo era troppo bello per essere colmato con una parola. Gli incontri casuali che mi facevano ridere per ore e quelli voluti solo per il bisogno di amarci sul serio. Ancora ora mi emoziono a pensare a tutto, a pensare a quello che eravamo e a quello che siamo ora. Ma come dice una frase "ho visto tanta gente volersi bene, e poi non rivolgersi più la parola". Perché in fin dei conti era il mio ragazzo, ma anche l'amico che avrei sempre voluto e prima di amarlo gli ho voluto troppo bene. E come dice Tiziano Ferro "Ricorderò comunque e so che non vorrai".
Ma torniamo a noi. Dicevamo che sono solo io. Quel SOLO però rende speciale chiunque. Meglio essere SOLO io che come TUTTI.
Magari il prossimo capitolo lo potrei iniziare con un'accurata descrizione di me. Come una specie di Autobiografia. Si dai ci provo.
Non sono sicura di riuscirci, ma non sono mai sicura di niente. Non sono neanche così sicura di arrivare a domani o di risvegliarmi. Però tentar non nuoce.

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