Capitolo V- La paura di perdere ciò a cui siamo affezionati

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Come si fa a definire qualcosa come "di nostra proprietà"? Come si fa a capire cosa realmente possediamo e cosa no?

Semplice, basta porsi questa semplice domanda, c'è la possibilità che io perda questa cosa?

Se la risposta è si, allora tu non possiedi ciò che credi di possedere.

Noi abbiamo controllo solamente della nostra mente e delle nostre azioni, il resto fa parte dell'esterno, ed in più la natura stessa dell'universo è IL CAMBIAMENTO.

Soldi, fama, amore, oggetti materiali, persone ecc... sono tutti fattori che non dipendono da noi, basare la propria felicità su uno di questi fattori significa correre su un ponte traballante pronto a spezzarsi in due per farci precipitare nell'abisso, è da folli. Per quanto possa fare male bisogna entrare nella concezione che per stare bene con noi stessi non ci serve nulla, tutto ciò che la società ci vende come "essenziale" è in realtà secondario o addirittura inutile. Tutto ciò che serve per una vita felice è uno scopo PERSONALE da seguire ed una salute stabile. Non bisogna affezionarsi a niente, altrimenti si è destinati a soffrire perché tanto un giorno le cose ti verranno portare via, quindi invece di piangere impara ad essere come l'acqua, abbiamo tanto da imparare dall'acqua, questo liquido è puro, si adatta ad ogni situazione ed a ogni recipiente, è stabile ed è "morbida".

Con "morbida" intendo che non resiste al cambiamento, ma scorre attraverso di esso e si adatta, dunque non soffre, mentre invece qualcosa che si oppone al cambiamento risulta rigida e quindi, soffre.

L'essere umano è più forte di quanto si pensi, dovrebbe smetterla di preoccuparsi del destino e vivere semplicemente il momento consapevole che in qualunque situazione sarà messo 

LA PAURA COME VELENO PER IL MONDOWhere stories live. Discover now