who's the fairest of them all?

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dimenticare il dolore non significa eliminarlo, ma a taehyung andava bene così.

a volte le insicurezze e i dubbi gli abbandonavano la mente per un po', momenti in cui, quando si guardava allo specchio, non vedeva altro che un semplice riflesso di sé e metteva il muto a quelle voci che gli tormentavano i pensieri.

era un piccolo piacere momentaneo, la quiete prima della tempesta, e bastava infatti una piccola, minuscola scheggia per rompere quella bolla illusoria di felicità in cui taehyung si rinchiudeva.

gli bastava accendere il televisore, sfogliare una rivista o scrollare lungo la home di instagram per tornare punto e da capo, perché quel senso di inadeguatezza tornasse a bussare alla porta della sua mente e lasciando spazio alle voci di approfittarsi della sua debolezza, perché esse gli rammentassero ancora una volta che "non sarai mai così, taehyung".

taehyung era...
no, forse taehyung non era.
taehyung era solo un anima segregata in una cella, vittima di una prigionia, solo una povera anima bloccata in un corpo. un corpo che taehyung non riusciva a guardare, un corpo che non riusciva ad accettare, il corpo di una marionetta, un burattino comandato a bacchetta, un giocattolo da sfoggiare e un oggetto tramite cui stipulare accordi.

e taehyung, oh, taehyung detestava vedere quel corpo allo specchio.
taehyung volva essere libero, desiderava liberarsi da quella prigione, tagliare quei fili che lo tenevano legato a suo padre come fossero delle catene indistruttibili.

voleva lasciar vivere il vero taehyung, il taehyung dietro le sbarre, senza dover chiudere la porta a chiave, senza nascondere tutto sotto al letto.

voleva guardarsi allo specchio senza detestarsi per la sua codardia, per la sua incapacità di reagire.

voleva guardarsi allo specchio ed essere felice.

con le lacrime agli occhi e i segni di altre gocce salate che gli avevano precedentemente macchiato le guance, taehyung ripose la spazzola con cui si stava pettinando e si alzò dallo sgabello di fronte alla specchiera, chiuse a chiave la porta e tornò a sedersici su, apriva i cassetti e chiudeva la mente.

un blackout, i suoi pensieri si arrestavano, le lacrime smettevano di cadere da sole e veniva trasportato via dalla realtà; quell'odiosa e inaccettabile realtà.

di nuovo punto e da capo.

il ragazzo con l'orecchino di perla ; kvWhere stories live. Discover now