dream

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aveva detto troppo, taehyung. non avrebbe dovuto lasciar straripare quel fiume di parole in quel modo, e dunque aveva optato per non aprire bocca, poiché ora aveva la terribile paura che jeongguk lo stesse silenziosamente giudicando nella sua testa.

una convinzione un po' stupida visto che al suo improvviso mutismo il più grande aveva risposto invitandolo a sedersi sul divano e guardare qualcosa in tv nel mentre che lui gli preparava qualcosa da mangiare.

ma in fondo jeongguk lo capiva: taehyung aveva bisogno del suo tempo per aprirsi con lui e lo comprendeva perfettamente. per di più, lo trovava estremamente carino e ed si sentiva così lusingato del segreto che il corvino gli aveva riposto tra le mani, ma vederlo così a disagio non era un'altrettanto bella sensazione.

-tutto a posto, fiore?- domandò jeongguk tutt'un tratto, rientrando in salotto e portando con se un vassoio con due piatti, due bicchieri, e una bottiglia d'acqua.

taehyung alzò lo sguardo e l'osservò mentre posava il vassoio, che era magicamente diventato un piccolo tavolino, al suolo.
annuì poi, scrutando il piatto di spaghetti, probabilmente provenienti da uno dei pacchi di pasta italiani che aveva trovato all'interno del pacco, annusandone il buon odore.

-buon appetito, allora- sorrise in risposta l'altro, porgendogli le bacchette perché iniziasse a mangiare.

-mia madre mi sgridava sempre quando le chiedevo le bacchette per mangiare gli spaghetti- osservò qualche minuto dopo, mentre arrotolava degli spaghetti su una forchetta e taehyung sorrise immaginando la scena.
-sai, fiore, sono molto felice che tu mi abbia detto quelle cose. insomma, che tu ti fidi di me a tal punto da confessarmi questo segreto- continuò, ottenendo così la massima attenzione da parte del corvino, che lo guardò con due occhioni più grandi del mondo.

-n-non...non è strano? non è strano per te?-

-cosa dovrebbe essere strano?- chiese in risposta, con noncuranza, proprio come se non ci fosse effettivamente nulla di strano nella sua confessione.

-intendo...intendo quello che ho detto, c-come mi sento...-

-parli del fatto che non riesci ad indentificarti in un genere? non ci vedo nulla di strano, fiore. è una cosa normale e magari a lungo andare riuscirai a capirti. ti serve solo qualcuno che ti accetti, mi sbaglio?-

taehyung non rispose immediatamente, gli ci volle un po' per capire che jeongguk era completamente serio, che lo accettava, che non lo stava affatto prendendo in giro.
-grazie. grazie per essere comprensivo con me- mormorò poco dopo, mangiandosi un po' le parole tra l'una e l'altra, facendo sorridere il suo interlocutore.

-fiore, non devi ringraziarmi, capito? questo è il minimo della decenza umana e mi piange il cuore al pensiero che nessuno ti abbia mai offerto una spalla su cui piangere o una mano per accompagnarti in questa esperienza, per cui se tu me lo permettessi, se ti sentissi disforico o ogni qual volta non ti sentissi bene, io vorrei starti accanto. posso solo immaginare quanto sia difficile per te-

nella sua memoria, nonostante stesse scavando il più a fondo possibile, taehyung non riusciva a ricordare nemmeno una volta in cui una persona gli aveva promesso di stargli accanto, né una persona che li capisse, né qualcuno che avesse intenzione di aiutarlo, e trattenere le lacrime fu praticamente impossibile nel mentre che sentiva jeongguk parlargli con il cuore in mano, con una voce così piena d'affetto che taehyung non aveva mai sentito in vita sua, e non riuscì a trattenersi nemmeno quando si alzò dal tappeto per poi tornare a sedersi proprio accanto al maggiore, alla ricerca di un contatto fisico che jeongguk fu molto felice di dargli.

-piangi, fiore- parlò quest'ultimo, nel tentativo di calmarlo e lasciando che il corvino poggiasse il capo nell'interno del suo collo.
-fa bene piangere, specialmente quando non sei solo-

e per la prima volta, taehyung non si sentiva solo.

e quella notte, per un motivo o per un altro, il letto gli era sembrato un po' troppo ampio e vuoto, tanto da spingerlo ad alzarsi ed attraversare il corridoio fino ad arrivare in salotto.

forse per il sonno o per qualche altra ragione, nessun pensiero gli passò per la mente, nessun dibattito mentale su ciò che avrebbe voluto fare, si limitò a camminare sul tappeto fino a raggiungere il divano e senza pensarci due volte ci si distese, lasciandosi scaldare dal corpo di jeongguk e abbandonando la veglia per vagare nel mondo dei sogni.

il ragazzo con l'orecchino di perla ; kvWhere stories live. Discover now