diamonds

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taehyung si sorprese dalla rapidità con cui memorizzò il numero di jeongguk sul suo telefono, e un po' si maledì per la furia con cui lo fece, come se ciò fosse il suo unico obiettivo.

ma soprattutto si sorprese dalla velocità con cui si sentì in bisogno di chiamare quel dannato numero di telefono.

così, chiuso a chiave nel bagno della sua stanza, dibatteva con se stesso per decidere se chiamare fosse giusto o meno.

diamine, aveva avuto quel numero poche ore fa e ora era nuovamente in lacrime, stringendo il suo cellulare con le mani tremanti, indeciso sul da farsi.

taehyung avrebbe voluto non essere così debole, avrebbe voluto saper gestire i suoi problemi da solo e non dover sempre fare affidamento su altre persone, ma in quel momento si sentiva così perso e in pericolo e aveva un disperato bisogno di aiuto e cazzo, taehyung non aveva nessuno che avrebbe potuto aiutarlo.

ma dopo due chiamate senza risposta, non voleva che anche la convinzione di poter contare su qualcuno andasse in fumo, aveva troppa paura di rimanere da solo, per cui si alzò deciso dal pavimento del suo bagno ed infilò le scarpe.

suo padre era ancora in casa ad aspettare che uscisse dalla sua stanza per fare chissà cosa, ma stavolta taehyung non avrebbe ceduto, ne aveva avuto abbastanza.

————

non era molto raro che jeongguk ricevesse posta, ma quel pomeriggio, tornando dal fare la spesa, sull'uscio della porta non trovò solo un pacco, ma anche, inaspettatamente, taehyung.

e ad essere onesti il moro sarebbe stato sl settimo cielo nel vederlo davanti alla sua porta, se solo non fosse stato per il fatto che il corvino si trovava accovacciato sullo zerbino, con la testa seppellita tra le maniche della felpa che per altro apparteneva a lui, e il corpo scosso dai singhiozzi.

in men che non si dica abbandonò le buste della spesa sul pianerottolo e si accasciò accanto al giovane i cui riccioli erano coperti dal cappuccio grigio.

-hei, tae! fiore, mi senti? che succede?- blaterò preoccupato e poggiandogli una mano sulla spalla in preda ad un tremolio.

l'altro alzò finalmente il capo, mostrandogli gli occhi lucidi, le ciglia che intrappolavano decine di goccioline salate, il naso e le guance rosse.

-mio padre...io-io non ce la faccio più gguk, non voglio- non posso- non--

-hei, hei calmati, fiore, va tutto bene, entriamo dentro, okay? ne parliamo con calma- rispose jeongguk cercando di mettere da parte il panico e quella leggera punta di imbarazzo che l'aveva colpito al sentire il nomignolo con cui taehyung l'aveva chiamato.

allora quest'ultimo annuì ed il moro lo aiutò ad alzarsi, aprì la porta con le chiavi e lo invitò ad entrare.

-puoi sederti sul divano, io porto un secondo queste cose dentro, okay?-

taehyung annuì, apparentemente più calmo, tirando su col naso e sedendosi sul morbido divano cosparso di cuscini e giocherellando con un peluche che aveva già adocchiato il giorno prima.

-hai fatto la spesa?-

jeongguk rispose con un sonoro "sì" mentre tentava di portare sia le buste della spesa sia il pacco in un unico viaggio nel suo appartamento.
-ed è un bene perché sei venuto e non mi sarei potuto permettere di prepararti di nuovo del ramen istantaneo-

il ragazzo con l'orecchino di perla ; kvWhere stories live. Discover now