Capitolo 34

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6 MESI DOPO

GRETA
Per un mese mi sono chiusa in casa, senza vedere e sentire nessuno, l'unico a cui ho concesso una chiamatasi meglio una videochiamata al giorno era mio padre, perché non volevo farlo preoccupare ulteriormente, ma sopratutto perché io avevo bisogno di sentire e vedere  come stava.
Non mi ha mai fatto pesare questo mio comportamento, mi ha capita, forse perché anche dopo la morte di mia madre era stato così.
Stavolta era diverso, ogni sera, ogni momento in cui chiudevo gli occhi, sentivo la carezza di mio fratello, i suoi occhi impauriti nei miei e il suo " ti voglio..."

Manu, Adriano e Marco hanno cercato in ogni modo di mettersi in contatto con me, ma io non ho voluto, avevo bisogno di stare sola, avevo bisogno di soffrire, di incamerare il mio dolore.

Una mattina senza dire nulla a nessuno, sono andata a lavoro in palestra, ricordo lo stupore di Paolo nel vedermi, anche con lui ero sparita, ma sapevo che ne lui, né tantomeno Marco mi avrebbero fatto pesare la mia assenza dal lavoro.
Così da quel momento, mi sono dedicata unicamente al lavoro, Marco non c'era quasi mai, era partito per un mese, per studiare ad un progetto che poi avrebbe voluto realizzare qui, voleva amplificare o meglio fare il suo locale il Futuro in versione estiva, questo era quello che Paolo mi aveva raccontato, ed io ero entusiasta di questo progetto, anche se non ne sapevo quasi nulla, ma dai documenti letti era davvero un ottimo progetto ma sapendo che era un idea mi Marco non mi stupisce molto che sia perfetto.

Parlando con Paolo e Virginia una sera che con la scusa di parlare di lavoro mi avevano portato a mangiare una pizza, ho capito che dovevo affrontare le mie paure, il mio sentirmi sbagliata nel mostrare le mie fragilità a chi intorno a me mi amava, dovevo affrontare il dover passare ogni giorno sulla strada dove mio fratello è stato ucciso, il fatto che dalla finestra della mia camera, si vedeva ancora meglio il punto esatto.
Senza dire nulla, ho cominciato a seguire una psicologa, le prime sedute sono state quasi inutili, io non riuscivo a dire una parola, poi lei a cominciato a fare domande sul mio lavoro, sui miei interessi e da lì ho cominciato a parlare di molte cose, comprese quelle che mi avevano spinto ad andare da lei.
Ogni volta che andavo, affrontavamo un discorso diverso, quando ho parlato di Manu, di come era il nostro rapporto, di come e perché ci siano allontanate, di come le sue parole mi avevano ferito e di come avevamo affrontato separatamente questo dolore, lei mi ha mostrato l'altra parte della mela e in ogni situazione, mi spingeva a mettermi al posto di Manu e vedere come io avrei reagito al posto suo.
Uscita da lì con la consapevolezza che lei aveva sicuramente sbagliato, ma che io,anche se involontariamente ho fatto esattamente come lei, la psicologa mi aveva dato un compito, sarei dovuta andare a prendere un piccolo regalo per i miei due nipotini, Bea e Nicolò e glie li avrei dovuti portare a casa, poi avrei venuto un caffè con Manu e chiacchierato con lei. Quel giorno sono rimasta anche a cena, e da quel momento, tra noi le cose vanno sempre meglio ovviamente anche con Adriano sta tornando tutto alla normalità, fondamentalmente io con lui non ho mai avuto problemi ma lui essendo suo marito, aveva pagato il suo stesso conto.

Con Sarà e mio padre non avevo problemi, ma negli occhi di mio padre, vedevo il dolore, la mancanza di mio fratello e questo mi rendeva impotente, ma psicologa mi ha fatto prendere la consapevolezza che quelli erano i nuovi occhi di mio padre, che dicevo imparare a convivere con quelli, ma che potevo essere io a farli brillare, anche se per pochi secondi, regalandogli gioie o soddisfazioni.

Sono arrivata alla mia storia con Marco, ho raccontato tutto, dal primo giorno in cui l'ho visto fino all'ultimo, cioè il giorno del funerale.
Mi ha detto chiaramente che il nostro è un amore che va oltre ogni confine, che il nostro sentimento e forte e ben radicato in noi, che qualsiasi situazione, alla fine ci riporta ad essere comunque uno il porto sicuro dell'altro.
Anche con lui mi aveva assegnato un compito, mi aveva detto che la prima occasione, in cui lo avrei visto, avrei dovuto abbracciarlo, stringerlo e raccogliere in me tutte le belle e forti sensazioni che mi trasmetteva.
Qualche giorno dopo sono andata a casa dai nostri genitori mi avevano chiesto di restare a cena ma io avevo rifiutato, poco prima di andare via e arrivato lui, ricordo che mi ha guardata impacciato, come se non sapesse come comportarsi ed io potevo solo che capire il suo atteggiamento, ma è bastato un mio sorriso, per far sì che lui ricambiasse, io mi sono avvicinata e ci siamo abbracciati, un abbraccio lungo, forte, proprio come mi aveva detto la mia psicologa mi sono presa tutto ciò che di buono mi ha trasmesso.
Visto che lui restava a cena dai nostri genitori, alla fine sono rimasta anche io e in questa occasione, mi sono sentita io più serena, ho visto lui guardarmi, sorridermi tanto da poter vivere altri 2 anni con le emozioni in circolo, ma cosa più importante proprio come aveva detto la psicologa guardando gli occhi di mio padre, un piccolo luccichio spuntava quando io sorridevo ad una stupida battuta, o quando ho raccontato alcuni episodi che mi erano capitati.

Non lasciare la mia mano Onde histórias criam vida. Descubra agora