Dove sei finito Jay?

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Jay aveva sceso le scale  correndo veloce come il vento catapultandosi fuori dal distretto.

Anche Trudy, seduta alla sua solita postazione dietro la scrivania lo aveva notato passare mentre sistemava alcuni documenti. Non fece molto caso a ciò che stava accadendo, pensava che il ragazzo stesse uscendo per sbrigare qualche commissione e stesse andando di fretta.

Iniziò ad essere preoccupata quando vide Hailey che, tutta trafelata, le si avvicinò per chiedere notizie del suo collega.

- Sergente Platt ha visto Jay per caso? - chiese Upton

- Mi pare di averlo intravisto mentre usciva. Sembrava avesse molta fretta. - Rispose lei.

- Grazie - rispose la detective dirigendosi anche lei verso l'uscita del distretto.

- Ehi Hayley, ci sono problemi? - domandò il sergente facendo fermare la giovane.

Lei si limitò a fare spallucce mentre andava via.

Non appena uscita la detective iniziò a cercarlo in lungo in largo nelle zone limitrofe al distretto. Purtroppo però di Jay non vi era nessuna traccia. Comunque il giovane non poteva essere andato poi così lontano, la sua macchina era ancora posteggiata di fronte al distretto dall'altro lato della strada e non aveva portato le chiavi con sé. Il detective inoltre era uscito solo pochissimi minuti prima che la collega lo raggiunse. Doveva essere ancora per forza lì nella vicinanze

- Jay, dove sei? Jay... Jay...- continuava a chiamarlo ad alta voce.

Il collega, però, essendo svenuto non poteva rispondergli. Il giovane, proprio mentre lei lo stava cercando, si stava già pian piano riprendendo. Non riusciva a capire dove si trovasse. Si sentiva stordito, stordito e tutto ciò che lo circondava era sfuocato.

Aveva aperto gli occhi da pochi secondi ed aveva già capito che era steso sull'asfalto. Ne poteva sentire la durezza,  la freddezza e la ruvidezza della superficie su cui era poggiato.

Pian piano, con grande fatica, sapendo di non poter restare disteso lì, riuscì a mettersi seduto trascinandosi poggiando la schiena contro il muro.

Era così bianco, molto pallido in viso. Tutto attorno a sé era leggermente in movimento. Era una sensazione fastidiosa. Il detective aprì e chiuse gli occhi più volte per capire dove si trovasse di preciso.

Facendo capo a tutte le sue forze si alzò e barcollando tenendosi dal muro iniziò nuovamente a camminare.

Fu allora che Hayley lo vide. Ringraziò Dio per averlo portato da lei e subito gli si avvicinò.

Anche lui era felice di vederla.

Quando lo vide la detective si preoccupò maggiormente, era come una canna al vento e l'aria fresca di Chicago lo faceva tremare.

Subito Hayley gli pose la giacca sulle spalle e stava per abbracciarlo per riscaldarlo quando accadde qualcosa che non si aspettava.

Le gambe di Halstead cedettero nuovamente, si piegarono di colpo senza dargli la possibilità di reagire. Il detective stava per raggiungere nuovamente il suolo, questa volta in ginocchio, ma la collega si sporse in avanti per poterlo sorreggere. La sua vista si era annebbiata e tutto era diventato nero. Il giovane stava essere svenuto, ma in realtà era ancora sveglio con gli occhi aperti.

Hailey stava facendo capo a tutte le sue forze per reggerlo e per non farlo cadere a terra. Sperava di riuscire a trascinarlo per poterlo portare verso l'interno del distretto per farlo sedere e poterlo soccorrere nel miglior modo possibile. Purtroppo però il detective era troppo pesante per lei, quindi la donna decise di provare a spronarlo ad aiutarla a muoverlo.

- Su forza Jay! Andiamo, un piccolo sforzo, arriviamo ed entriamo al distretto, così ti siedi e ti riposi un po'.

Il detective, però, era così confuso. Non riusciva a seguire ciò che la collega gli stava dicendo. La sua mente era completamente vuota e la sua testa stava iniziando a far male martellando all'unisono con il battito accelerato del suo cuore che pulsava a causa della paura che Jay provava nel non riuscire a capire cosa gli stesse succedendo.
Gli sembrava di stare per impazzire.

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Anche Antonio aveva osservato tutta la scena. Jay che si comportava in modo strano e poi frettolosamente usciva dalla stanza per andare verso l'entrata del distretto e poi Hailey corrergli dietro pochi secondi dopo.

Lui era rimasto alla sua scrivania, ma era davvero preoccupato per il suo collega, mai aveva visto il suo amico stare così male.
Lo aveva visto più volte ferito, anche in modo grave, lo aveva visto crollare osservandolo senza che se ne accorgesse dopo aver affrontato dei casi particolari, ma non lo aveva mai visto comportarsi in quel modo così strano.

Sembrava fuori di testa, pareva non essere più lui.

Halstead era strano da quando lui e la sua partner erano tornati al distretto e così Antonio aveva deciso di osservarlo di nascosto senza che lui se ne accorgesse per essere sicuro che stesse bene.

Da quando era rientrato, Jay aveva fatto fatica a descrivere gli elementi che avevano trovato nella casa del ranger, era stato seduto alla scrivania a fissare il computer con uno sguardo vuoto ed con aria assente, era trasalito quando il sergente gli aveva detto che il giorno seguente sarebbero dovuti andare dal capitano Logby alla base militare ed alla fine, dopo aver messo in atto diversi comportamenti bizzarri, era sgattaiolato via senza nemmeno indossare la giacca che Hailey aveva prontamente preso dalla sedia su cui era appoggiata per portargliela.

Stava davvero succedendo qualcosa in Jay. Dawson sapeva che il giovane detective aveva deciso di mettersi alle spalle la carriera militare. Un giorno, durante la chiacchierata Jay gli aveva giurato che non avrebbe mai avuto più a che fare con quel mondo.
Per uno come Antonio che non era mai stato in guerra non era facile capire fino in fondo il motivo di tale scelta, ma lui poteva solo immaginare gli orrori che il giovane detective aveva potuto vivere durante i suoi tour in Afghanistan.

Una cosa però era certa, Antonio sapeva di non poter rimanere lì immobile in attesa di notizie. Doveva agire, il suo amico aveva bisogno di lui.
Senza pensarci su due volte, perciò, si alzò di scatto e si diresse fuori dal distretto per capire cosa gli fosse accaduto.

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