Capitolo 31

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Oggi non potrei essere più felice. Finalmente rivedrò la mia famiglia. Non vedo l'ora di riabbracciarli. Andrew è partito questa mattina presto, ho a stento aperto gli occhi per salutarlo. A mia discolpa posso dire che erano le quattro del mattino e che il mio ragazzo mi ha tenuta sveglia a lungo questa notte. Mi ha voluta salutare come si deve. Quell'uomo conosce pose mai sperimentate prima. Davvero sorprendente.

Sull'aereo non faccio altro che pensare al cambio della mia vita nell'ultimo mese. Ricordo il mio ultimo volo verso San Antonio, circa tre mesi fa. Ero accanto ad un uomo pelato di mezza età che non faceva altro che parlare e parlare e parlare. Mi ha raccontato la storia della sua vita. In poche parole la sua amante che non voleva lasciare il marito. Immaginate lo strazio. Dietro di me si trovava per giunta un bambino che non faceva altro che tirare calci al mio sedile. Lo avrei strozzato.
E invece adesso sono qui, su un jet privato da milioni di dollari, di proprietà del mio uomo, a sorseggiare vino rosso italiano con un tagliere di salumi di prima qualità, e i miei snack preferiti, li ha scelti personalmente lui. Si può essere più premurosi?!
Per tutto il viaggio Emma dorme con la testa  sulle mie gambe, e il corpo steso lungo il sedile affianco a me. Le accarezzo la fronte nel mentre che ascolto musica con i miei auricolari.
Al nostro arrivo un auto nera blindata ci aspetta a pochi metri dalla scalinata dell'aereo. Un uomo mi stringe la mano e mi sorride cortesemente. È molto strano, non sono mai stata trattata con questa reverenza, di solito vedevo Andrew fare quello che oggi sto facendo io al suo posto.
Appena la macchina è caricata delle nostre valige, partiamo. Ripercorrere queste strade mi fa rivivere i ricordi della mia infanzia. La Southside High School, ho passato i quattro anni più brutti della mia vita fra le mura di quel palazzo in mattoni rossi. Ricordo ancora quando me ne stavo tutta sola sotto quell'albero. Si trova poco distante dal vialetto che conduce all'entrata principale dell'edificio. Mi ricordo ancora quando Sandy Freeman veniva a chiedermi i compiti di biologia. Dato che il suo ragazzo mi minacciava di picchiarmi ero costretta a consegnarglieli. Il giorno che mio fratello Scott e mio papà lo vennero a sapere mi trascinarono a scuola e mi obbligarono a indicargli chi fossero i miei bulli. Posso solo dire che quel giorno quel gruppo di ragazzi ritornò a casa con un grande livido viola sul viso. Mamma avrebbe voluto aggiustare le cose senza l'aiuto della violenza, ma i miei bodyguard non vollero sentire ragione, e fecero di testa loro. Per fortuna non lo hanno fatto davanti a tutta la scuola, ma in un vicolo poco distante da un night club. Non sporsero denuncia solo perché avevo le prove dei loro spacci di cocaina e anfetamine. Ora credo che siano in prigione, la storia è uscita nell'estate prima di andare al college. Una soffiata da parte di qualche studente della scuola. Non mi dispiace affatto. Non ho mai più risentito nessuno. Diciamo che non ero il massimo della simpatia al liceo. Ho vissuto un trauma che non mi ha permesso di godermi l'adolescenza che meritavo. Passavo i miei pomeriggi a studiare per il test di medicina e conseguire i massimi voti per la borsa di studio alla Chicago. E mi va bene così. Credo sia stata questa grande soddisfazione a farmi riscattare, avevo voglia di essere nuovamente serena, di vivere la mia vita con la gioia nel cuore, e non il tormento e la paura. Non mi sono data per vinta e ho incominciato a uscire e parlare maggiormente con i miei nuovi compagni di università. Tutto questo lo devo anche a Thomas, mi ha permesso di godere di quello che avevo e allo stesso tempo divertirmi. Gli devo davvero tanto. I miei pensieri vengono interrotti dalla voce di Emma che mi domanda fra quanto siamo arrivati. In effetti fra qualche minuto dovremmo essere a casa. Le sistemo la pinzetta dietro la testa e le faccio soffiare il naso. Sembra sempre una bambolina. Quanto la amo!
Quando arriviamo il mio cuore comincia a battere forte. Rivedrò finalmente la mia famiglia! E me la potrò godere per quattro giorni. Noto le auto parcheggiate di mio fratello e mia sorella. Ci saranno anche mio cognato con i miei bellissimi nipotini. Avviso Emma che potrà giocare con dei bambini, lei è un po' confusa in questo momento. È comprensibile, dato le sue poche interazioni con le altre persone. Quando ci viene aperta la porta, stacco la cintura del seggiolino della piccola e la prendo in braccio per poi posarla a terra. Mi prendo un secondo per respirare l'aria fresca e pulita di casa mia. Quanto mi manca la campagna, Chicago è una città piena di smog, te la sogni un'atmosfera del genere. Sento il suono delle campanelle delle nostre tre pecorelle. Holy Sheep, Fleece Machine e Bo Peep. Al pascolo ci sono anche Fleabug e Burress, gli unici due cavalli rimasti. Vorrei ricevere i complimenti per l'inventiva dei nomi. Scelti interamente da me. E non avete sentito quelli del nostro maialino e della nostra mucca. Bacon e Excuse Moo, lo so, sono bellissimi, ho un senso dell'umorismo, come Andrew, spiccato. È nato anche un vitellino l'anno scorso, che ho chiamato Winnie the Moo. Quando l'ho comunicato al telefono a mio padre è scoppiato a ridere. Fosse per lui si sarebbe chiamata Gertrude, è mille volte meglio il mio nome.
Emma mi tiene forte la mano quando percorriamo la poca strada che mi separa dalla porta di casa mia. Siamo ovviamente scortati da ben tre guardia del corpo. Nemmeno fossimo Kate Middleton e Charlotte. Ma bisogna stare agli ordini del capo. Mi ha detto che non entreranno dentro casa, si limiteranno a rimanere fuori. "Non si è mai troppo prudenti Victoria" ha ripetuto un paio di giorni fa. Ho risposto con uno sbuffo e un cenno col capo per farlo stare zitto. Ripete allo sfinimento le stesse cose. Se lo sento dire un'altra volta la parola "prudenza" lo lascio. Ovviamente scherzo, non lo lascerei nemmeno per un secondo con tutte le avvoltoie pronte a rubarmelo. L'altro giorno che mi ha accompagnato a fare la spesa - eh si, il multimiliardario Andrew Foster è venuto ad aiutarmi a fare la spesa e a portarmi le buste fino in casa - la commessa di quel market ci ha spudoratamente provato con lui. Ha apposto stretto con gli avambracci il suo seno per farlo sembrare più grosso davanti agli occhi del mio uomo. Non ho detto niente, l'ho incenerita con lo sguardo e messo una croce sul nome di quel negozio. Andrew non l'ha calcolata minimamente, ha allungato la sua carta, dato il mio impegno a sistemare le buste, e si è girato per venire in mio aiuto con le borse. Si è comportato in modo inappuntabile.
Quando arrivo davanti alla soglia di casa posso già sentire il frastuono che deriva da essa. Siamo molto numerosi oggi. Busso alla porta in legno bianco e la dolce figura di mia madre mi apre saltandomi immediatamente addosso. La stringo forte, la mia felicità in questo momento è incontenibile.

Mr Boss and IWhere stories live. Discover now