Otto

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Al mattino seguente, Arianna si svegliò ma non riuscì mai ad alzarsi da quell'orrendo letto, non perché non volesse, ma perché non ci riusciva

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Al mattino seguente, Arianna si svegliò ma non riuscì mai ad alzarsi da quell'orrendo letto, non perché non volesse, ma perché non ci riusciva. Sentiva la testa farle male, malissimo. Le sembrava di essere stata rinchiusa in una piccola stanza, davvero piccola, molte persone da fuori, con martelli colpivano ogni parte della stanza, creando un frastuono insopportabile. Provò più volte ad alzarsi, doveva andare da B15, doveva catturarlo e poi fargli sputare fuori il rospo, sia per gli eventi delle ore precedenti sia gli eventi degli anni scorsi, portando tutto alla normalità. Specialmente la collana Vittoriana, aveva un conto in sospeso con quel gioiello.

Decise di rimanere lì per qualche minuto, il tempo necessario che quella situazione passasse, chiuse gli occhi, lasciando che le coperte abbracciassero il suo corpo, cambiando le temperature da freddo a caldo. Alla fine si addormentò, con tutta quella tranquillità e morbidezza del letto, cosa che non aveva percepito la sera precedente.

Si svegliò qualche ora dopo, o meglio fu svegliata. Aprì gli occhi dolorante, mettendo a fuoco la sua vista, come si fa con i telefoni quando bisogna scattare una foto. Trovò B15 nella sua stanza e le sue guardie. Nelle sue mani aveva un mazzo di chiavi abbastanza grande, forse l'aveva sottratto al proprietario dell'hotel.

"Che ci fai tu qui?" Chiese guardando l'uomo, sedendosi sul letto e tenendosi la testa tra le mani.
"Mi sono preoccupato quando non ti ho vista arrivare, avevi detto che mi avresti arrestato, sono pronto". Scherzosamente avvicinò i polsi ad Arianna, ma quando vide che non rise o non ricevette nessuna risposta sarcastica, si preoccupò. Non conosceva benissimo Arianna, ma aveva capito che un occasione del genere, pur essendo falsa, lei l'avrebbe accettata.
"Cos'hai?" Chiese sedendosi sul letto.
"Non ti deve importare il mio stato di salute". Rispose fredda.
"Ora parlarmi del progetto a cui stai lavorando. Perché siamo qui? E cosa volevi da quell'uomo?"
"Non posso dirtelo e invece di pensare al lavoro dovresti riposarti, ti ho sempre trovato bella ma oggi non posso proprio dirlo".
"Scusami se non sono all'altezza di tutte le puttanelle che hai incontrato, ma sai io preferisco il mio lavoro e metterti in carcere".
"Io ti consigliere di guardarti allo specchio, sembri un cadavere".
"Trent'anni di carcere non sono così tanti dopotutto". Commentò Arianna e Tom cercò di capire se fosse sarcastica o meno.
"Adesso mi vuoi parlare di ciò che stai facendo?"

Tom appoggiò una mano sulla fronte di Arianna, per poco si bruciò da tutto il calore che emanava. Chiamò uno dei suoi due uomini, ordinandogli di prendere le medicine e un termometro per misurare la febbre.

"Riposati".
"Con te in questa stanza non mi fido".
"Tesoro abbiamo fatto sesso e avevi le mani legate, se avessi voluto farti fuori, l'avrei già fatto".

Arianna si girò dall'altro lato, chiudendo la conversazione, Tom aveva ragione.

Buon pomeriggio💞
Ho cambiato il telefono, quindi ho dovuto cambiare il testo, se così vogliamo chiamarlo. Spero che il capitolo vi sia piaciuto, fatemelo sapere con un commento🥰

Vi amo 3000❤️

My criminalWhere stories live. Discover now