L'io dentro me

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Folta chioma nera con degl'accenni
D'un bianco tenue che dimostra l'anni
Di ciò che mi dan le mie esperienze.
Grand' occhi che non scrutan l'apparenze,

Ma guardano l'animo di chi incontro.
Le labbra né sottili né carnose
Ed in presenza d'altri spesso chiuse,
Perché all'esterno mi sento vetro

E dentrö un vulcano chë erutta,
Ma mai iracondo o agitato.
Io non son come chi la calma getta,

Data la mia indole son pacato.
Qualche vizio l'ho, meglio che l'ammetta:
D'orgoglio e superbia, fors'ho peccato.

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STORIA
Questa, è una tra le prime poesie che ho prodotto, avente un sistema metrico e ritmico ben definito. Il motivo di ciò è dato dal fatto che: questa poesia nasce come un compito che mi venne assegnato al quarto anno di liceo.
In precedenza ho, sì scritto poesie, ma nessuna è mai stata elaborata tenendo in mente dei fattori tecnici.

A conti fatti, non è né la mia opera migliore, né è tanto distante da una mera descrizione, però per me questa è forse la più importante che ho.

Simboleggia il mio battesimo nel mondo dell'arte poetica.

Se non fosse stato per il mio professore di Italiano, che mi ha fatto appassionare ancora di più e (cosa più importante) ha creduto in me, io a quest'ora non mi sarei buttato a capofitto su qualcosa di così delicato e travolgente come la poesia.

Il ruolo dell'insegnante è importantissimo e, se come me ti sei ritrovato in una condizione analoga o (per disgrazia) del tutto opposta, sei consapevole della veridicità delle mie parole.

Perciò attraverso la poesia, hai dato uno sguardo al mio passato e presente (considerando che l'io dentro di me non si è fatto corrodere dal tempo), ma (ironicamente) attraverso la storia di essa, hai anche avuto un assaggio di quello che, mi auguro, sarà il mio futuro.

Frammenti di vetroWhere stories live. Discover now