Chapter 2

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CHAPTER TWO

MIKEY

Guardo allibito le pareti che si muovono, chiudendosi sempre di più attorno a me.

Oh, ti prego. Questo è il colmo.

Sento il panico afferrarmi per la gola e stringere forte, e allora con un'improvvisa lucidità capisco che probabilmente sto per morire qui. Sto per morire senza aver prima salutato la mia famiglia, senza aver prima dato un ultimo bacio a Kristin, senza averla sposata e aver vissuto la vita che ho sempre desiderato.

Oppure è un incubo, e io mi risveglierò urlando e Kristin mi accarezzerà i capelli e mi rassicurerà e mi trascinerà di nuovo sdraiato, e faremo l'amore fino allo sfinimento.

Le pareti sono hanno già dimezzato il perimetro della stanza. Hanno aumentato la loro velocità, e ora procedono più in fretta, decise a stritolarmi.

Ma che finale di merda.

Mi guardo intorno freneticamente. Non c'è niente, niente di niente, che possa aiutarmi ad uscire di qui. Nessuna uscita, nessuno spiraglio, nessun....

Mi blocco di colpo. Guardo in su, aguzzando la vista. È come se... come se ci fosse una sorta di grata sul soffitto.

Una grata.

Non c'era prima, ne sono sicuro. È piccola e quadrata, ma comunque questo significa che ho una seppur misera possibilità di scappare.

Mi chiedo perché.

Forse, chiunque sia stato a fare tutto questo, vuole anche che ne esca. A pensarci bene, non avrebbe senso farmi crepare in un modo così assurdo.

Perciò mi ha lasciato una via d'uscita, seppur piccola e quasi inaccessibile. Spero solo di essere ancora abbastanza magro da poter passarci attraverso.

Sento una parete premere contro la mia schiena, spingendomi in avanti. Mi rimangono massimo due metri quadrati di spazio. Non ho tempo, non ho più tempo, devo pensare assolutamente ad un modo per arrampicarmi fin lassù ma come come come

Do di nuovo un'occhiata alla scritta sul pavimento, ormai quasi semicoperta dall'avanzare dei muri.

Keep running.

Ma certo.

Faccio due passi indietro. Prendo la rincorsa.

Ti prego.

Mi lancio correndo, per quel poco che mi consente lo spazio esiguo, verso la parete di fronte a me, quella che si sta muovendo, sollevando i piedi e premendoli contro il muro, dandomi la spinta e allungando le braccia in su.

Chiudo gli occhi e prego e spero e penso a Kristin e al fatto che potrei morire se questa cosa non funziona, il tutto in una frazione di secondo.

E una frazione di secondo dopo, sento i polpastrelli sfiorare un'insenatura.

Oh, dio grazie.

Era ovvio. Doveva esserci per forza almeno un mezzo centimetro di spazio vuoto tra il punto in cui soffitto e parete si toccano, altrimenti sarebbe impossibile che questa si muova.

Mi aggrappo con tutte le mie forze, facendo leva sulle braccia. Mi tiro su digrignando i denti e trattenendo il respiro, e cerco di resistere, aspettando che la parete sia abbastanza vicina alla grata per allungare una mano e raggiungerla. Sento la superficie del soffitto stridere sulle mie dita ma resisto resisto resisto ignorando il dolore, ignorando la pelle che si scortica e aspettando che finalmente....

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