Chapter 8

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CHAPTER 8

GERARD

Non so spiegare il brutto presentimento che percepisco addentrandomi sempre di più nei meandri di questo dannato labirinto. È come se il mio istinto si fosse convinto da solo che sta per succedere qualcosa di brutto.

Dio, Frank, perché sei scomparso in quel modo.

È tipico di lui. Non sa cosa fare, non sa cosa dire, si sente messo alle strette o vuole evitare una discussione, e quindi scappa. Scappa via, inventa una scusa e si allontana, cambia discorso, o fugge proprio come ha fatto prima.

E così le nostre "questioni" rimangono sempre in sospeso.

Come se non bastasse, all'improvviso partono le prime note di The Light Behind Your Eyes. È una fottuta tortura.

Sento la mia voce risuonare tre le due pareti del corridoio e all'improvviso la odio, mi odio, odio tutto questo e odio il fatto di aver scritto una canzone del genere, una canzone che mi fa venir voglia di buttarmi da un balcone per quanto è dolorosa, una canzone che mi riporta alla mente ricordi e memorie che vorrei dimenticare per sempre.

"...with every passing day, I'd be lying if I didn't say that I miss them all to much..."

Lo sento, lo sento nelle mie parole e nel mio tono di voce quando ho registrato questa canzone. Sento la tristezza, la rassegnazione, il bagaglio di tutto ciò che avevamo passato negli ultimi mesi, i nostri litigi e i nostri silenzi, e poi la rottura finale. Soprattutto sento la stanchezza. Un'infinita, profonda, inconsolabile stanchezza.

Ero stanco. Eravamo stanchi, stanchissimi di tutto, e ci siamo fermati. Semplice. Semplicissimo, davvero.

E allora perché continuiamo tutti a sentire questo vuoto nel petto, quest'insoddisfazione senza nome e la mancanza di qualcosa che ci siamo preclusi per sempre?

"...If I could be with you tonight I will sing you to sleep, never let them take the light behind your eyes..."

Mi piaceva l'idea che avessimo tutti una luce segreta, particolare, dietro i nostri occhi. Una luce nascosta, una luce che non tutti potevano vedere, e che pochi potevano interpretare e capire.

Ed è buffo, perché quando pensavo a quella luce pensavo a mia figlia.

Pensavo a Bandit, ai suoi occhi a mandorla, ai suoi sorrisetti buffi e ai suoi atteggiamenti vanitosi e impertinenti. Pensavo che era proprio lei l'esempio da seguire, il modello a cui ispirare le parole di quella canzone, la persona per cui cantavo tutte le sere fino a farla addormentare. Certo, non le avrei mai detto che un giorno saremmo crollati tutti, nessuno escluso, e che saremmo tutti svaniti nelle tenebre. Ma con quella canzone... con quella canzone io raccontavo tutto ciò che avrei voluto dirle, le mie spiegazioni per quello che poi sarebbe successo dopo, la mia risposta alla sua domanda "Papà, ma perché Frank e Ray non vengono più a trovarci?".

"Be strong and hold my hand, time becomes for us you'll understand...we'll say goodbye today and we're sorry how it ends this way..."

Voglio tapparmi le orecchie. Voglio sprofondare, voglio morire, voglio sparire per sempre e non provare più nulla di tutto questo.

Perché appena svolto l'angolo trovo Frank in un mare di sangue.

Non realizzo subito cosa ho sotto i miei occhi. Impiego un secondo per bloccarmi e rimanere immobile prima che i miei piedi sfiorino il sangue sul pavimento. Impiego due secondi per lasciare che il mio sguardo si posi sul corpo a terra a qualche metro da me e sul coltello a qualche passo da lui, e realizzare cosa sta succedendo. Impiego altri due secondi a concentrarmi sulla canzone che sta ancora rimbombando nelle mie orecchie, e il mio cuore va a ritmo perché ehi, a quanto pare sta battendo veloce, velocissimo e non riesco a capire cosa succede non riesco davvero a capire perché il sangue defluisce dal mio volto e iniziano a sudarmi le mani e voglio solo morire voglio solo morire voglio morire con lui.

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