04 passato

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Jisung rimase abbastanza sbigottito dalla domanda del viola,prese un respiro a pieni polmoni ed accavallò le gambe. "Senti Minho,capisco benissimo la tua frustrazione credimi ma,in questo momento devi pensare a te stesso. La situazione di Hyunjin non è cambiata,servirà tempo anche solo per ottenere un minimo miglioramento". Il viola spostò il suo sguardo spento sul medico "Beh non posso fare a meno di impensierirmi. Fino ad ora sono stato completamente inutile,lasci almeno che mi preoccupi per l'unica persona a cui importa di me". Il discorso del ragazzo lasciò Jisung senza parole. L'unica persona? Era veramente così solo Minho? Beh effettivamente doveva già iniziarsi a fare domande quando non aveva trovato nessun contatto di emergenza da chiamare sul telefono del ragazzo,men che meno i numeri dei suoi familiari. "Minho posso farti una domanda un po' personale?" Il paziente annuì distrattamente "Quando stavamo cercando i numeri dei tuoi familiari per contattarli,beh insomma,non abbiamo trovato nulla. Mi chiedevo cosa fosse successo ecco. Se è troppo personale puoi anche non parlarmene,va benissimo così". Minho sbuffò quasi divertito dalla domanda del castano "sinceramente non li sento da un decina d'anni,non avevamo nulla in  comune se non il gruppo sanguigno e i geni. Ho scelto un percorso diverso dal loro,avevamo mentalità diverse,ci siamo allontanati sempre di più,diventando infine estranei. È andata così,è passato tanto tempo ormai e me ne sono fatto una ragione. A loro non importa di me e a me non importa di loro,semplice no?".

"È veramente difficile trovare dei
genitori che amino a pieno i propri figli,posso capirti". Minho a quella risposta sbuffò sonoramente "Senti,è un'intera giornata che dici sempre di potermi capire ma io di te non so un emerito cazzo. Non ho bisogno della tua compassione quindi puoi anche smetterla di dire stronzate tanto per. Sono un adulto a cui non devi raccontare la bella fiaba mister uomo vissuto. Lasciami in pace" Sputò con tono acido.

Jisung, lasciò spazio ad una risatina amareggiata,si alzò in piedi incamminadosi per la stanza"i miei genitori sono morti in un incidente stradale quando avevo 8 anni. C'ero anche io nell'auto ma,non so nemmeno come, me la sono cavata con solo un paio di costole rotte e un gesso al polso. Dopo l'accaduto mi hanno spostato in un orfanotrofio. Quel giorno ho perso tutto. Ho perso le figure che mi avevano cresciuto. Ho perso le uniche persone che mi avessero mai veramente amato. Sono stato sballottato da una famiglia affidataria all'altra,vivevo praticamente con gli assistenti sociali,che per carità mi hanno fatto più da genitori loro che alcune famiglie in cui sono capitato. Quindi si,posso capirti quando mi racconti di non avere nessuno che ti ami e che ti voglia veramente bene ma,la differenza tra me e te è che Hyunjin ha ancora una possibilità, una persona che ti vuole bene,che ci sarà sempre tu ce l'hai ancora." il medico si appoggiò sullo stipide della porta,di spalle,senza guardare il paziente,perché se l'avesse fatto,il ragazzo avrebbe visto le calde lacrime sporcargli il viso paffuto. "Detto questo io vado,ci vediamo domattina alle 9 e mezza per la visita di routine.Ciao Minho". Disse lasciando, quasi correndo, definitivamente la candida  stanza d'ospedale.

Senza rendersene conto il castano stava sfrecciando per i corridoi del secondo piano alla ricerca della camera de medico di guardia. Appena la trovò ci si fiondò dentro,sbattendo dietro di sé la porta,sfilandosi aggressivamente il camice bianco,lanciandolo sulla sedia lì vicino e accasciandosi sul lettino sfatto senza fiato. Erano ormai tre giorni che viveva praticamente in ospedale e quella stanzetta era la sua salvezza: secondo piano,vicina alla sala operatoria,abbastanza spaziosa da poterci mettere i suoi affetti personali e soprattutto lontana dalle stanze degli altri medici.

Si lasciò andare ad un pianto liberatorio ma silenzioso,non voleva di certo disturbare l'appendicectomia che stava venendo eseguita nella stanza affianco. Gli capitava spesso di ripensare a quel giorno. Dopotutto erano sempre i suoi genitori, se lo sarebbe ricordato per la vita. Era rimasto al quanto stupito dalle affermazioni del viola riguardo alla sua situazione familiare. Certo non che lui potesse sapere come ci si possa sentire mentre si litiga o si ha una divergenza di opinioni  con i propri  genitori. Con questi pensieri le palpebre gli si fecero pesanti,lasciandolo finalmente concludere quella sfibrante giornata addormentandosi,fuori dalle lenzuola vinaccia e  con ancora la divisa azzurrina addosso.

Dall'altro lato del secondo piano invece, Minho si domandava se avesse esagerato ad interpellare il castano con quelle affermazioni alquanto sgarbate. Si domandava se l'avesse effettivamente ferito,non era molto bravo  a capire al primo tentativo le emozioni degli altri,specie se li conosceva da meno di 48 ore.

Un po' amareggiato riportò il suo sguardo al soffitto e si fermò a pensare.
Pensare a quelle 2 giornate ormai quasi concluse che gli stavano scombussolando la vita da capo a piedi. Al suo lavoro,non sapeva se i medici avessero già contattato i suoi colleghi o il rettore dell'università in cui lavorava,come docente di biologia. Voleva far sapere agli altri che sarebbe stato  bene e  che non c'era bisogno di preoccuparsi. D'altronde un docente rispettato e di grande  stima come lui ,dovrebbe far sapere anche ai suoi studenti che non ci sarebbe stato alle lezioni programmate quest'ultimo mese. Anche se in realtà non sapeva quando sarebbe stato dimesso. In verità non sapeva quasi nulla sui tempi di recupero.

Questo lo portò a pensare anche alle sue condizioni,aveva un dolore sparso a tutta la muscolatura,dovuto alle contusioni che si era procurato durante l'incidente. Nonostante l'infermiera gli avesse già fatto un'iniezione di cinque grammi di morfina  qualche ora prima,continuava a provare quel fastidio che lo opprimeva,quasi soffocava.
Per non parlare delle gambe ingessate,le sentiva a malapena,sembrava le avesse
bloccate in un un blocco di cemento.

Con queste preoccupazioni,che ormai gli frullavano in testa da una quindicina di minuti,pian piano chiuse gli occhi,abbandonandosi definitivamente alle braccia di morfeo.

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E siamo arrivati alla conclusione del quarto capitolo,spero vi sia piaciuto:)
Ci vediamo presto con il quinto,detto questo vi saluto ;)

Weelchair  ~ minsung ~Where stories live. Discover now