capitolo /14/

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Usa:"Quindi non sei più arrabbiato con me?"
mi chiese scherzosamente e con un ghigno stampato in faccia.
Italia:"perché dovrei esserlo? Non è uno dei tuoi peggiori scherzi. Ti ricordi quando sei sprofondato grondante di sangue nella neve rifiutando di uscire ed io ho dovuto trascinarti di peso?"
Lui mi guardò colpevole di ciò che aveva fatto, allungò le mani e mimò un sorriso sul mio viso.
Usa:"eddai non fare questo brutto broncio.. Poi ti vengono le rughe"
Lo colpii spingendolo più in là, lui rise scherzosamente.
Italia:"brutto stronzo ho anche meno anni te. Casomai se a qualcuno verrà le rughe al buco del culo, quello sarai tu"
Mi ignorò completamente, sapendo che non mi piaceva esser ignorato. Mentre in sottofondo potevi sentire le risatine delle ragazze che ci stavano ascoltando.
Mi ricomposi, incrociai le braccia e sospirai.
Ci ignorammo completamente a vicenda.
Argentina:"avete litigato?"
Mi guardò curiosamente con la sua eccessiva esuberanza che mi faceva irritare ogni volta.
Italia:"no, ci punzecchiamo e basta, lo facciamo sempre. Poi sai, lui è un campione nello sfinirti"
Dico guardandolo male, Usa voltò il capo facendo finta di niente e con il viso un pò sdegnato.
Perù: "beh, siete molto carini insieme."
Disse sorridente, io avevo i miei dubbia ma si, Usa era carino quando faceva il permaloso. Era irritante, menefreghista ma stranamente carino.
Argentina:"cambiando discorso,venerdì verrai a casa di Messico?Insomma, grande festa, tanta birra e soprattutto tante ciane".
Italia:" non ho niente da fare, perché no, però vengo da solo".
Argentina: "potresti invitare qualche bella ragazza o ragazzo. Tutti vengono con qualcuno. Sarebbe triste andare da soli, non trovi?"
Sospirai capendo la sua idea.
Italia: "passo, non ho preferenze su nessuna persona."
Argentina:" ah davvero? "
Chiese guardandomi stupita.
Argentina: "potresti chiederlo a Lettonia, anche lei ha la tua stessa idea. Secondo me vi trovereste bene insieme. Insomma due asociali insieme. "
Perù le diede una gomitata e la guardò male, probabilmente imbarazzata dalla sfrontatezza di argentina.
Perù: "deve decidere lui arge, non ti intromettere! "
Argentina: "tranquilla tanto vengo io con te ".
Perù arrossi, sospirando.
Perù:" non è quello che intendevo! "
Guardai Lettonia per un momento, i capelli rossi, le guance rosee e le lentiggini... mi sentii nuovamente premere il cuore.
Italia: "beh, insomma, potrei... "
Mi guardarono sbalordite, Perù voleva aggiungere qualcosa ma Argentina fu più veloce.
Argentina:" ok ok non ti preoccupare, glielo chiederò io."
Disse appogiandomi la mano sulla spalla.
Io cominciai ironicamente a sudare freddo e mi sentii terrorizzato alla sola idea di venir rifiutato.
Argentina andò da lei, le scrutai mentre parlavano, vidi un cenno da parte di Lettonia,Argentina tornò da me emozionata.
Argentina:" HA DETTO DI SI! Per le otto va bene? ".
Guardai Argentina poi alzai lo sguardo e incrociai quello di Lettonia, io annuii e lei fece un flebile sorriso nella mia direzione prima di ritornare a farsi i cazzi sua. Arrossii vagamente distogliendo lo sguardo.
Vidi Perù sembrava quasi triste e intrisa nei suoi pensieri, sorrise debolmente anche lei.
Dopo aver preso il gelato, il gruppo si separò, io mi feci dare il numero da Lettonia mentre Usa si limitò a seguirmi senza dire niente.
Ci sedemmo su una panchina di un parco, lo stesso di ieri sera.
Di fronte, il solito laghetto e il sole che lentamente tramomtava e diventava di un candido color rosso.
Usa: "quindi come ti senti a uscire con una ragazza per la tua prima volta nella vita? "
Fece un ghigno ed io risi inconsapevolmente.
Italia:" smettila, almeno io non scopo con il primo che capita."
Ci lanciammo frecciatine a vicenda e ognuna di queste aveva lo stesso sottotitolo " scusa, scusa per prima, per dopo e per tutte le cazzate che faremo insieme nel futuro".
Silenziosamente guardammo il sole calare e chiudevano gli occhi per sentire il vento sussurrare e scompigliarci i capelli. Era bello passare qualche volta il tempo insieme tra amici.
Italia: "comunque, si mi piace Lettonia. È alta e mi intriga come persona, spero che le vicende si evolvano in modo migliore. "
Usa: "si, è carina. Ti piacciono quelle alte eh? "
Disse dandomi un colpetto col gomito.
Italia: "smettila, non ho pensieri pervertiti o altro. Voglio solo conoscerla."
Si accese una sigaretta chiudendo gli occhi per evitare il fumo, era iponotizzante il suo movimento con la mano.
Usa:" sai, mi piacerebbe molto vivere allegramente alla ricerca di amici.. Peccato che non sono come te. "
Italia:" pfft asociale del cazzo."
Presi la mia sigaretta elettrica e cominciai a fumare insieme a lui.
Usa: "che odore di merda".
Disse allontanandosi.
Usa: "non so come tu preferisca quella roba alle sigarette normali. Per lo meno le mie hanno un odore indistinguibile. "
Italia:" si... Infatti ppena sento quell'odore del cazzo so chi è la testa di minchia che è passata. Almeno il mio alito non puzza come quello di una ciminiera. "
Prese qualcosa dalla tasca e me la lanciò, l'afferrai, era una piccola scatolina.
Italia: "mentine? Mi prendi per il culo? "
Usa:" no, ogni volta che fumo, appena ho fatto ne prendo due o tre , devo ammettere che funzionano. "
Gliele ripassai lanciandogliele a sua volta.
Poi tornammo a ignorarci e farci i cazzi nostri.
Ad un certo punto volevo controbattere alle prese in giro di prima, ma ogni volta che volevo dire qualcosa, solo.. non mi sembrava la cosa giusta da diee.
Alzai il viso per poter notare suo aspetto vagamente vuoto e triste, distante da me migliaia di chilometri, quasi impossibile da raggiungere.
Usa: "ehy, sai una cosa."
Italia:" cosa? "
Usa: la cacca rosa
Italia: ma vaffanculo
rise, con la sua solita risata che era estremamente silenziosa quasi impercettibile. Poi tornò serio
Usa:" ok ok, ora non scherzo, dicono che oggi dovrebbero esserci le stelle cadenti "
Italia:" Tipo le comete o roba simile?"
Annuì.
Usa: "esatto, quindi dimmi se ne vedi una e se ci riesci esprimi un desiderio. "
Sorrisi lievemente, non sapevo di che cosa stesse parlando precisamente ma mi divertiva assecondarlo nelle sue idee senza senso.
Mi venne da pensare all'America di due mesi fa, che dopotutto era sempre lo stesso ma che col tempo mi sembrava completamente diverso.
La sigaretta alla bocca, lo sguardo irrequieto e la sua tranquillità nel vivere che mi faceva stranamente sentire malinconico.
Dopotutto anch'io ero cambiato.
Sospirò per poi alzarsi.
Usa: "ti saluto, la mia ora è venuta."
Disse guardando il telefono.
Italia:" tutto bene? "
Mi alzai preoccupato ma consapevole di ciò che stava per accadere. Insomma quello che accadeva sempre tra di noi.
Usa: "si... Problemi di famiglia, sai com'è. "
Disse sforzando un sorriso con un flebile tono allegro
Italia: "va bene, chiamami se ne hai bisogno, ci sono sempre per un amico"
Non so perché glielo dissi ma mi sentivo in debito con lui, in debito per lasciarlo andare via ogni volta, per non riuscire a dirgli di restare e di passare del tempo a parlare o a fregarcene del mondo e degli altri. Insomma come facevamo da soli quasi sempre.
Usa: "non ci contare. "
Se ne andò stavolta mostrandomi ciò che aveva più di bello, il suo sorriso che mi faceva distogliere l'attenzione persino dal tramonto di fronte a me. Lo guardai andarsene finché non girò e scomparì dietro la curva. A quel punto non avevo più motivo per restare.

Sentivo il fumo sporcarmi i capelli e riempirmeli di cenere, mi ero sentito male.
A un certo punto una leggera nausea mi aveva attraversato e me ne ero dovuto andare. Quando stracazzo potrò stare tranquillo con me stesso? Anche se ora sentirmi male o no, non poteva importarmene più di tanto.
Bussai, Canada mi aprì, sembrava spaventosamente stanco e stressato.
Usa: Nada? Tutto apposto?
Li presi il viso dopo che ebbe chiuso la porta.
Canada: si si, ho solo avuto una giornata difficile e molto lunga
Usa: hai pianto? Devo picchiare qualcuno?
Mi prese le mani
Canada: calmo, sai cosa dice il dottore riguardo agli scatti di rabbia
Lo sapevo, abbassai le mani, la situazione mi faceva salire una vaga ansia
Canada: vieni la cena è pronta
Guardai le buste sul tavolo
Usa: burger king?
Mi abbracciò con un braccio
Canada: "speravo che avrebbe potuto farti sentire meglio, mamma dopodomani arriva"
Spalancai gli occhi, le mie labbra esitarono per un istante.
Canada: promettimi che non litigherete
Usa:" Nada, io non so che accadrà ma non voglio mentirti"
Dissi in tono abbastanza preoccupato
Canada: va bene, ma ricorda anche se non sembra, lei ci tiene a noi.
Disse con una voce rotta che quasi cercava di farti sentire in colpa di ogni fottuta parola che avresti potuto trapelare.
Presi un'altra sigaretta, le mie mani tremavano. Così tanto che mi cadde appena la afferrai.
Alla fine si allontanò e sfinito si sedette sul divano ormai assopito dal parlare e dalla giornata lunga e faticosa.
Usa: che c'è? Con quelle gambe così lunghe credevo che ti saresti messo a dormire in piedi come i cavalli.
Canada: smettila di blaterare, mi farai venire il mal di testa.
Mi zittii e nel giro di pochi secondi lui si addormentò. Lo guardai in preda ai sensi di colpa per poi cominciare la mia cena.
Usa: povero canapa
Mangiai, sistemai tutto, feci il bravo badante e misi una coperta su mio fratello.
Usa: notte canapa... Anch'io ti voglio bene
Andai in camera, mi levai i vestiti e rimasi in mutande nel mio letto. Mi misi sotto le coperte e chiusi gli occhi. Sperando soltanto di riuscire a dormire mentre continuavo a sentirmi immerso da tutti i pensieri e tutti i problemi.
Chiusi gli occhi, li riaprì, mi misi sotto sopra, misi la testa sotto il cuscino. Nulla.
Tutto taceva, le luci erano spente e la stanza era così buia e sola.
Odiavo dormire da solo. Odiavo tutti quei pensieri che non mi lasciavano dormire.
Presi il telefono e chiamai la mia amica e confidente, Perù.
Perù: Usa..?? Che succede..? Sai che è tardi o sei alticcio?
Usa: stavo pensando
Perù: oh signore, lo sai che ci sono altri momenti per pensare? Tipo, adesso è il momento di dormire e domani si può parlare.
Usa: lo so ma mi sentivo solo.
Le dissi quasi implorandola
Perù: ok va bene, avanti dimmi che succede
Cominciai a parlare mentre l'unica cosa che sentivo all'altro capo del telefono era il suo respiro.
Perù: capisco, e stai cercando di risolvere tutti i tuoi problemi in questo singolo istante?
Disse scocciata, confuso, scossi il capo verso nessuno.
Usa: "certo che no, ma diciamo che non riesco a far altro che pensare e pensare. Non so cosa mi prende. "
Perù:" beh, strano che tu utilizzi i tuoi neuroni. "
Dopo qualche minuto di silenzio, lentamente cominciò a venirmi sempre più voglia di starmene da solo.
Perù:"ascolta domani ho da fare, va bene se magari mi richiami domattina? O che ne so, se vuoi parlare possiamo andare a prendere un caffè insieme così mi puoi continuare a dire ciò che vuoi e io posso non risponderti in monosillabi. "
Usa:" va bene "
Perù:" va bene, e ricorda, non combinare cazzate. "
Riattaccai, lasciai il telefono accanto a me, ancora acceso.
Lentamente sentii il viso venire rigato dalle lacrime, stavo piangendo.
Mi misi in posa fetale e continuai a piangere come un bambino.
"Semplicemente patetico. "
Velocemente mi alzai e prima di raggiungere il bagno sentii il telefono squillare nuovamente.
Sapevo chi era ma lo lascia suonare visto che ormai avevo già chiuso la porta dietro di me.
Finalmente un nuovo capitolo.
È passato così tanto tempo da quello precedente cbe spero che non vi siate fatti cattive idee :, /
Esatto la sto ancora continuando ;)
Va beh,detto questo adieu, forse il prossimo capitolo uscirà più presto.

-Motherfuckers Having Fun-Where stories live. Discover now