Il simbolo

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"Fermi tutti, facciamo un passo indietro..." diceva Klaus alzando le mani. "Che cos'è il multiverso?"
"È l'insieme di più universi", rispondeva Fei. "Non c'è solo il nostro, ma ce ne sono milioni, forse miliardi o addirittura triliardi".

"Ma come può questa cosa o persona viaggiare da un universo all'altro?" domandava Esther mostrandosi con un volto sicuro, con cui avrebbe dovuto nascondere la verità a tutti. Per fortuna sua, mentiva da anni, dal singolo giorno in cui, appena dieci anni prima, era arrivata all'Accademy. Ora le cose però si stavano mettendo male, e lei avrebbe dovuto continuare con il suo giochetto. "Voglio dire, non penso che abbia utilizzato una navicella spaziale o cose simili. Vero, Cinque?"

"Hai ragione", rispose lui, "e di certo questo è qualcosa da cui partire".
"Domanda", Alphonso alzò la mano guardando la sorella Numero due. "Nel tuo grimorio non c'erano scritte cose o incantesimi su questo "multiverso"?"
"No... Tutto ciò che conteneva erano incantesimi di protezione e filtri contro entità maligne". Abbassò il capo. "Ma come sto vedendo adesso non stanno più funzionando".

"Ma come facciamo per evitare quest'apocalisse, quindi?" domandava Viktor.
"L'unico modo sarebbe rispedire questa persona, animale o oggetto a casa sua, nel suo universo". Lila rispose prontamente. "Ma dobbiamo prima trovarlo, e di certo non sarà affatto semplice".

"Non c'è un modo con cui questo "viaggiatore" si distingue?" propose Luther. "Non so, magari ha un simbolo specifico, o qualcosa del genere!"

Sloane iniziò a sudare freddo. Era l'unica a sapere dell'anello che Esther portava al collo come il ciondolo di una collana e che nascondeva sotto il suo giubbotto di pelle; nessun altro sapeva di quell'anello a forma di otto con quella riga in mezzo, di quello che, se tolto, la faceva ritornare nel suo universo originale.

Ma lei non sarebbe tornata lì, Elisa ormai era morta e sepolta. Era Esther, adesso, e sarebbe morta come tale.

"Potrebbe esser qualunque cosa", rispose Cinque. "E per il momento, non abbiamo il tempo di cercare su ogni singolo essere umano".
"Che cosa proponi, quindi?"
"Propongo, Allison, di cercare il criterio con cui tutti quegli oggetti stanno bruciando, dobbiamo fare ricerche in giro sulla tematica del multiverso, dobbiamo darci da fare, se vogliamo sopravvivere".

"Quanto tempo abbiamo?"

"Se non riusciamo a trovare niente, Jayme," rispose Numero due, "tutto l'universo brucerà in sei giorni".

- - -

"Dobbiamo cercare disperatamente che cosa sta influenzando la linea temporale e tu preferisci stare con me..." diceva una voce femminile. "Perché?"

Esther e Cinque erano stesi sul letto della camera della ragazza e fissavano il soffitto come se questo, da un secondo all'altro, sarebbe cambiato mostrando il bellissimo cielo azzurro all'esterno. 
La prima aveva le mani intrecciate e distese lungo il corpo, mentre il secondo stava giocherellando con i capelli biondi di lei, annodandoli, facendoseli passare tra le dita, annusandoli. Avevano un profumo dolce, irresistibile, riconducibile forse al suo shampoo alla vaniglia, o al balsamo al cocco di uno delle sorelle. Difficile dire chi fosse la vera proprietaria, ma a lui piaceva comunque.

"Se non posso stare con te adesso, quando allora?" sospirò. "Insomma, il mondo tra meno di una settimana finirà, e..."
"Non dirlo nemmeno per scherzo". Esther volse la schiena verso di lui quasi con uno sguardo arrabbiato. "Troveremo il mondo per sventare questa apocalisse, Cinque. Ci sei riuscito due volte facendolo con la tua famiglia, e adesso che le famiglie con noi Sparrow sono due, abbiamo il doppio delle possibilità, se non il triplo".
"Come fai ad esserne così convinta?"
"Non hai idea di quante cose impossibili abbia fatto, e di come io ci sia riuscita solamente provandoci. Fidati, ti stupirei anche solo menzionandone una".
"Fallo".

"A sette anni ho rubato il giocattolo preferito di Fei senza che uno dei suoi corvi se ne sia accorto".
"Ah beh", rispose Cinque sorridendo appena, "criminale sin da bambina".
"Non sottovalutarmi, perché potrei benissimo rubare quell'orologio a bordo piscina e rivenderlo".

I due riuscirono finalmente a ridere assieme e fu difficile rendersene conto, ma per Cinque era come se tutti i suoi problemi con Esther accanto stessero scomparendo. Non riusciva a capire come, ma quella ragazza era assolutamente incredibile, ancor meglio della Esther dell'Umbrella.

"Ad ogni modo", disse la Sparrow quando i due finirono di ridere, "come dobbiamo agire per riuscire a capire chi ha viaggiato per il multiverso?"
"Luther ha proposto di parlare con papà, di chiedergli se sa qualcosa, e secondo me non è un'idea tanto male. Per cui pensiamo che sia meglio se il vostro Numero uno lo faccia".
"Sì..." Esther sentì un vuoto allo stomaco. No, no! Parlare con Sir Reginald era l'unica cosa da non fare! Lui sapeva tutto di tutto, ogni singola cosa sulla terra! Anche solo chiedergli come fosse stato possibile, per qualcuno, viaggiare per il multiverso, era la cosa che l'avrebbe portata alla rovina! "Sì, è una buona idea".

- - -

"Papà, posso parlarti?"

Sir Reginald non volle alzare lo sguardo per guardare sua figlia quando questa era entrata di scatto nel suo ufficio. Continuò a scrivere indisturbato sul suo blocco appunti, e mise un po' in soggezione Esther, che si guardò le dita.

"Non vedi che sono impegnato, Numero due?"
"Allora sarò veloce..." Si sedette su una delle due sedie della scrivania. "Cosa sai del multiverso?"

L'uomo alzò la testa di scatto, finalmente, e gettò via la piuma il cui inchiostro aveva macchiato il foglio.

"Perché mi parli di ciò?"
"Perché ho fatto un casino..." Esther si vergognò quasi a dirlo. Insomma, in situazioni come quelle non era mai corsa dal padre, era corsa da Sloane, ma quella volta fu diverso. Non avrebbe potuto chiederle come risolvere quella questione, perché sapeva che lei non avrebbe saputo come fare. "Perché devi aiutarmi".
"Esther... ma che cosa hai fatto?"

The universe and our love || Five HargreevesWhere stories live. Discover now