Capitolo 21

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Tonino Tasso guardò con ira il volto sorridente di Lamantia. Luca lo aveva fatto immobilizzare da due dei suoi uomini – Ultime parole, traditore?

Lui rise istericamente – Che volete fare, boss? Uccidermi qui davanti a tutte le telecamere? Anche io ho i miei contatti, sapete? Non so se il Professore riuscirebbe a...

Lamantia gli tirò un pugno allo stomaco – Tonino, Tonino, Tonino... non cambi mai, vero? Sempre che parli, parli e parli, senza mai pensare alle conseguenze delle tue azioni!

Tasso non rispose, a stento riuscì a smettere di ansimare per il dolore.

- Pensi veramente che io non abbia dei contatti tra gli uomini della Cantalupo? So che sei stato tu a inviare loro dei dati sensibili sull'h-bar! Capisci quanto è grave la cosa?

- Non appena... - disse lui con un filo di voce – Non appena vedranno il... il video della... sorveglianza...

- Non vedranno proprio nulla – e sorrise – Verità!

Simone si risvegliò dal suo viaggio mentale. Erano passate un paio di settimane dal suo arresto, ma si era già abituato a quella prassi. Una volta ogni due giorni, il boss Lamantia doveva liberarsi di alcuni "inconvenienti" e lui era lo strumento perfetto. La vittima fa tutto da solo, nessuna prova.

I due uomini lasciarono la presa su Tonino. Uno dei due gli sferrò un altro pugno, il doppio più forte di quello del boss. Non appena il traditore fu a terra, gli energumeni lo imbavagliarono e uscirono dalla cella assieme a Luca.

Simone si trovò allora da solo con il bersaglio. Tonino lo guardò sorpreso, ma il ragazzo non perse tempo, gli sussurrò subito la Verità e uscì dalla cella correndo. I quattro si allontanarono, lasciando l'uomo solo, in preda al panico più totale. Tonino iniziò a sbattersi la testa contro il muro con forza sempre maggiore, fino a morire in una pozza di sangue e intonaco.

Il gruppo si divise e Lamantia si diresse alla sua cella assieme a Simone – Fra un paio di giorni dobbiamo fare fuori un pezzo grosso, ho un paio di cosette da spiegarti – gli aveva detto durante il tragitto.

Il boss fu sorpreso di trovare Alberto nella sua cella, ma fu ancora più sorpreso di trovare due ospiti d'onore. La ragazza della Strage del Derby e il grande Risonanza sedevano sul suo letto ad attenderlo.

Simone non conosceva nessuno dei due, per cui si limitò a salutarli agitando la mano.

Luca e Dario si lanciarono degli sguardi fulminanti. Per anni lo scoiattolo nero aveva seguito le sue tracce e decimato i suoi uomini, e adesso – Capo, i ragazzi sono qui per chiederle aiuto – disse Alberto.

Lamantia rise di gusto – Cos'è questa follia? Risonanza vuole il mio aiuto, ma davvero? E io dovrei crederti? Considerato che hai portato con te un'arma di distruzione di massa.

- Quest'arma di distruzione di massa sta per regalarti l'occasione di una vita – rispose Lucia pungente.

- Sentiamo allora, sono tutto orecchie! - ma improvvisamente si sentì molto più tranquillo di prima, come se si potesse veramente fidare di quel duo. "Che ti succede? Quel bastardo è Risonanza, non abbassare la guardia!" si disse.

Dario sfilò il suo blocchetto e scrisse "Fai uscire tutti, nessuno deve ascoltarci"

- Alberto può andare, ma il ragazzo resta: mi serve un'arma per difendermi da voi.

Lucia rise - Un'arma? Contro di NOI?

- Ehi! - rispose Simone indisposto – Mai sentito parlare in giro della Verità?

Non sapendo di Dario, non si era girato verso di lui per parlare. Il supereroe fece segno di non aver capito, Lamantia strattonò il suo sgherro e gli sussurrò – È sordo, idiota! Tutti lo sanno!

- Ah, scusa, scusa! - quindi ripeté - Mai sentito parlare in giro della Verità? - accompagnando il tutto con i segni corrispondenti.

- Sai anche segnare? - esclamò sorpreso il boss – Non smetti mai di sorprendermi, ragazzo! Perché non ti sei fatto arrestare prima? - e rise.

Lucia guardò Dario, che le annuì in risposta – Ok, lui può restare.

Lamantia si voltò verso Alberto e lo invitò ad uscire, rassicurandolo con un sorriso.

Soddisfatta della reazione, la ragazza iniziò a guardarsi intorno - Le telecamere...

– Già disattivate – e iniziò a toccarsi i baffi. Lucia lo inquietava con la sua presenza – Qual è il motivo di questa imboscata? Non mi sembra vi serva aiuto per fare fuori qualcuno.

Risonanza iniziò a segnare e Simone a tradurre – Ho il forte sospetto che sia stato Piezo ad uccidere i miei genitori alcuni giorni fa. Negli ultimi giorni, ho ripercorso mentalmente la struttura gerarchica dell'Organizzazione e Piero Pizzo è l'unico in grado di far fuori i miei con tale efficienza. Questo significa che Galvani sta dietro alla loro morte, dato che nessuno dei suoi uomini agirebbe in questo modo contro di lui.

- Non sarei così sicuro sia opera di Giona, scoiattolo. So che è la spiegazione più plausibile, ma non escluderei al 100% l'ipotesi che Piezo abbia agito da solo. Ho avuto a che fare con quel pazzo e non sarei così sorpreso dallo scoprire che è stata tutta una sua idea.

- Non importa – tradusse la Verità – Galvani è ufficialmente un mio nemico adesso e ho bisogno del tuo aiuto per evadere da questa struttura.

Il boss rise, ma gli occhi di Lucia lo fecero interessare all'idea – Ok, assumiamo per adesso che tu abbia ragione e che il Professore stia sostenendo Piezo. Mi sorge spontaneo farti due domande. Primo: da quando io non sono tuo nemico?

- Il solo fatto che stiamo parlando tranquillamente nella tua cella, senza che le tue viscere siano state spalmate sulla parete, indica chiaramente che noi due non siamo nemici.

Il boss, essendo a conoscenza del deficit di Simone, fu sorpreso dalle sue abilità di traduzione. Tuttavia non era quello il momento per meravigliarsi di una cosa del genere – Hai ucciso 6 dei miei migliori uomini, scoiattolo. Perché IO non dovrei considerarti un nemico?

Lucia irruppe nella conversazione – Non sei stanco di sottostare a quel narcisista del Professore?

Lamantia fu preso alla sprovvista. Da anni rimpiangeva i vecchi tempi in cui la criminalità organizzata non aveva scopi etici così complessi. Da anni desiderava tornare per le strade ad essere temuto come "il boss Lamantia" e non come uno degli uomini di Galvani. Mai quella nostalgia era stata così forte come in quel momento. Il suo vecchio sorriso era riflesso nello sguardo deciso di Lucia – E cosa mi assicura che voi possiate sconfiggerlo? Qual è il rischio che mi assumerei scommettendo su di voi.

- Lascia che ti mostri il mio potere – e sorrise un'aura di terrore – Ti chiami Simone, giusto? - chiese voltandosi verso il ragazzo.

Lui annuì, pietrificato dalla sua espressione.

- Non senti l'irrefrenabile desiderio di toccarti collo? Non ti ecciterebbe stringerlo forte forte tra le tue mani?

La mente di Simone fu avvolta dalla sua voce e il collo dalle sue dita. Tutti i presenti assistettero inquietati alla scena.

- Com'è avere difficoltà a respirare? Non è una sensazione meravigliosa sentirsi sopraffatti? Desiderare l'aria così disperatamente? Non te lo senti venire duro?

La Verità cadde a terra, ma non smise di strangolarsi. La sua presa si fece sempre più aggressiva, il suo volto sempre più viola.

Il boss fu estasiato dalla scena. Aveva incontrato uomini potenti durante la sua vita, ma nessuno aveva mai avuto un potere del genere. Quello era IL potere che avrebbe posto fine al regno di Galvani. "Il Professore non sa ancora della ragazza" rifletté lui "Se questa pazza lo attacca prima che lui abbia avuto il tempo di studiarla, è fatta! Galvani è un essere umano in fondo, cadrà come è caduto oggi Verità!"

Dario fu inorridito dalla scena e intimò Lucia di fermarsi.

Mentre Simone tossiva l'anima, il boss iniziò a ridere – Dopo uno spettacolo del genere, come posso rifiutare la vostra offerta?

- Non puoi – rispose secca lei – Tu vuoi accettarla, ti ho già manipolato per farlo!

Lamantia non si sentì minimamente oltraggiato dalla cosa. Si limitò a ridere un'altra volta, interpretandola come una battuta – Ok allora, evadiamo! Dalla vostra determinazione deduco che abbiate già un piano.

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